Il 19 aprile 1955 si spegneva a Princeton, nel New Jersey, Albert Einstein. Il mondo salutava uno degli scienziati più influenti della storia, il padre della teoria della relatività, ma anche una figura che, con la sua vita e le sue idee, aveva saputo andare ben oltre i confini della scienza. Aveva 76 anni e, sebbene malato da tempo, continuava a lavorare instancabilmente, immerso nelle sue formule, nei suoi appunti e nelle sue riflessioni sul cosmo e sull’umanità.
Una mente ribelle
Nato a Ulma, in Germania, il 14 marzo 1879, Einstein sin da giovane mostrò un’intelligenza fuori dal comune, ma anche un carattere anticonvenzionale. I suoi professori lo consideravano poco incline alla disciplina, eppure sotto quella scorza ribelle si celava un’intuizione straordinaria. Dopo aver conseguito il diploma al Politecnico di Zurigo, iniziò a lavorare all’Ufficio Brevetti di Berna. Fu proprio in quel periodo, apparentemente anonimo, che sviluppò le sue teorie rivoluzionarie.
Il 1905 è ricordato come l’“anno miracoloso” della fisica: Einstein pubblicò quattro articoli fondamentali, tra cui quello sulla relatività ristretta, che cambiò radicalmente la concezione del tempo e dello spazio. In quegli stessi mesi nacque anche la formula più celebre della fisica moderna: E=mc², che lega energia e massa in un rapporto indissolubile.
La teoria della relatività generale
Ma il suo lavoro più ambizioso vide la luce dieci anni dopo, nel 1915: la teoria della relatività generale. Con essa, Einstein ridefinì il concetto di gravità non più come una forza tra corpi, ma come la curvatura dello spazio-tempo generata dalla massa. Un’idea talmente nuova e complessa che ci vollero anni prima che fosse compresa e verificata. Nel 1919, l’eclissi solare osservata da Arthur Eddington dimostrò che la luce delle stelle si curvava passando vicino al Sole, proprio come previsto dalla teoria. Einstein divenne immediatamente una celebrità internazionale, un simbolo del genio scientifico.
La fuga dal nazismo e il pacifismo
Negli anni ’30, con l’ascesa di Hitler al potere, Einstein – ebreo e convinto pacifista – fu costretto a lasciare la Germania. Si trasferì negli Stati Uniti, dove accettò una cattedra all’Institute for Advanced Study di Princeton. Non tornò mai più in Europa.
Da quel momento in poi, oltre alla scienza, si dedicò sempre più attivamente alle cause umanitarie e politiche. Fu un pacifista dichiarato, eppure nel 1939 fu lui stesso a firmare, assieme a Leo Szilard, la lettera indirizzata al presidente Roosevelt che segnalava la possibilità che la Germania nazista potesse sviluppare la bomba atomica. Quella lettera diede avvio al Progetto Manhattan, che portò alla costruzione della bomba nucleare americana. Einstein, pur non partecipando direttamente al progetto, fu profondamente turbato da ciò che ne derivò: “Se avessi saputo che i tedeschi non sarebbero riusciti a costruirla, non avrei mai scritto quella lettera”, dirà più tardi.
Negli anni successivi si batté con forza per il disarmo nucleare e per la cooperazione internazionale. Prese posizione contro il razzismo, il maccartismo, e sostenne con forza la creazione di uno Stato ebraico, pur criticando duramente ogni forma di nazionalismo aggressivo.
L’uomo dietro il mito
Einstein era molto più di un genio con i capelli arruffati. Era un uomo con una straordinaria ironia, un profondo senso della giustizia e una visione filosofica della vita. Credeva nel mistero dell’universo come fonte inesauribile di bellezza e domande. Amava suonare il violino, camminare, riflettere in silenzio. Non amava i riflettori e rifuggiva ogni forma di autorità, anche quella accademica.
Negli ultimi anni della sua vita, Einstein lavorò a un’ultima, ambiziosa sfida: cercare una teoria del tutto, una spiegazione unificata delle forze della natura. Non riuscì a completarla, ma il suo lavoro fu alla base della fisica moderna e delle teorie più avanzate, come la meccanica quantistica e la cosmologia contemporanea.
Un’eredità eterna
Quando morì, il 19 aprile 1955, lasciò un vuoto immenso. I suoi scritti, le sue intuizioni e il suo esempio continuano ancora oggi a ispirare scienziati, filosofi e semplici appassionati. La sua figura è diventata iconica, simbolo della curiosità umana e della ricerca del sapere. In un’epoca di profonde trasformazioni, Einstein ci ha insegnato che il pensiero libero, la meraviglia e l’immaginazione sono strumenti potentissimi per comprendere l’universo e migliorare il nostro mondo.
Oggi, ricordarlo non significa solo celebrare un grande scienziato, ma anche un uomo che ha fatto della conoscenza un atto d’amore verso l’umanità.