Il 17 marzo 1981 segna una data cruciale nella storia italiana del dopoguerra: durante una perquisizione nella residenza di Licio Gelli, noto come il “Maestro Venerabile” della loggia massonica Propaganda Due (P2), le autorità scoprirono una lista degli appartenenti che avrebbe scatenato uno dei più grandi scandali politico-istituzionali del Paese.
Il contesto storico e l’ascesa della P2
Negli anni ’70 e ’80, l’Italia era attraversata da profonde tensioni politiche e sociali. In questo clima, la P2, originariamente una loggia massonica del Grande Oriente d’Italia, si trasformò sotto la guida di Licio Gelli in un’organizzazione segreta con fini eversivi.
Gelli, nato a Pistoia nel 1919, aveva costruito una vasta rete di contatti influenti, sia in Italia che all’estero, sfruttando la sua posizione per tessere relazioni con figure chiave del mondo politico, economico e militare.
La Loggia P2 divenne presto un potere parallelo e sotterraneo della Prima Repubblica, denominatore comune di molti di quegli episodi che hanno tristemente segnato la seconda metà del Novecento in Italia. Dallo stragismo di stato ai tentativi di golpe (vedi il golpe Borghese del 1970) alla strategia della tensione, fino al rapimento di Aldo Moro.
La scoperta della lista
Il 17 marzo 1981, su mandato dei giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, la Guardia di Finanza effettuò una perquisizione nella villa di Gelli ad Arezzo, nota come Villa Wanda, e presso la fabbrica di sua proprietà a Castiglion Fibocchi. Durante l’operazione, furono rinvenuti documenti che elencavano 962 nomi di presunti affiliati alla P2.
Tra questi figuravano personalità di spicco delle istituzioni italiane: politici, alti ufficiali delle forze armate, imprenditori, giornalisti e funzionari pubblici.
La notizia del ritrovamento della lista fu resa pubblica il 21 maggio 1981 dal Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani. La divulgazione dei nomi scatenò un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica e portò a una crisi politica senza precedenti. Forlani fu costretto a dimettersi, e l’intero sistema politico italiano fu messo sotto pressione per affrontare le implicazioni di una rete segreta così estesa all’interno delle istituzioni.
Il “Piano di Rinascita Democratica”
Tra i documenti sequestrati, emerse anche il cosiddetto “Piano di Rinascita Democratica”, un progetto elaborato dalla P2 che delineava una strategia per riformare l’assetto politico e istituzionale italiano. Il piano prevedeva, tra le altre cose, il controllo dei media, la modifica del sistema elettorale e una maggiore centralizzazione del potere esecutivo, con l’obiettivo di contrastare l’influenza dei partiti tradizionali e dei sindacati.

La scoperta della lista e del piano provocò una serie di inchieste giudiziarie e parlamentari. Nel dicembre 1981, fu istituita una commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Tina Anselmi, che lavorò per far luce sulle attività della P2 e sulle sue connessioni all’interno delle istituzioni. Le indagini portarono alla promulgazione della legge 25 gennaio 1982, n. 17, che sancì lo scioglimento della P2 e dichiarò l’illegalità di associazioni segrete con scopi analoghi.
Aiutaci a far nascere il Progetto Editoriale LaLettera22, contribuisci alla raccolta fondi