Oggi: 4 Luglio 2025
19 Marzo 2025
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Il Decreto Nerone: l’ultima follia di Hitler per distruggere la Germania

decreto Nerone Adolf hitler

Oggi, 80 anni fa, nella Germania nazista veniva emanato il Decreto Nerone: l’ultimo, disperato atto di Adolf Hitler

Il 19 marzo 1945, in un Terzo Reich ormai allo stremo, Adolf Hitler emanava uno degli ordini più distruttivi della sua dittatura: il “Decreto Nerone”. Un comando disperato, dettato dall’ossessione del Führer di non lasciare nulla al nemico, neppure la Germania stessa. Questo decreto, che prende il nome dall’imperatore romano noto per il presunto incendio di Roma, imponeva la distruzione totale delle infrastrutture tedesche per impedire che cadessero in mano agli Alleati.

Ma cosa spinse Hitler a questa decisione? E quali furono le conseguenze di questo ordine apocalittico? Scopriamolo insieme.

Un’Europa in rovina e un dittatore in declino

Nel marzo del 1945 la Germania nazista era ormai sull’orlo del collasso. Le truppe sovietiche avanzavano inesorabili da est, mentre gli Alleati occidentali stringevano la morsa da ovest. Berlino si preparava a diventare il teatro della battaglia finale. Hitler, asserragliato nel bunker della Cancelleria, non poteva più negare la realtà: il sogno del Reich millenario stava per finire. Ma nonostante tutto, egli non era disposto a deporre le armi e accettare i termini della resa incondizionata.

In questo scenario disperato, il dittatore prese una decisione che rifletteva la sua mentalità radicale e distruttiva. Il 19 marzo 1945 firmò il “Decreto sulla distruzione delle infrastrutture nell’imminente territorio nemico”. Solo successivamente diventò noto come decreto Nerone, a memoria dell’imperatore romano Nerone, a cui è tradizionalmente attribuita la progettazione del grande Incendio di Roma del 64 d.C.

Tutte le strutture militari di trasporto e comunicazione, stabilimenti industriali e depositi di approvvigionamento, nonché qualsiasi altra cosa di valore all’interno del territorio del Reich, che possa essere utilizzata in qualsiasi modo dal nemico immediatamente o nel prossimo futuro per il perseguimento della guerra, sarà distrutto.

Il contenuto era chiaro: tutte le installazioni industriali, le ferrovie, i ponti, le centrali elettriche e le riserve alimentari dovevano essere distrutte per non lasciare nulla agli invasori. Un suicidio nazionale che avrebbe condannato milioni di tedeschi alla miseria.

decreto Nerone hitler

Questa non era la prima volta che Hitler aveva cercato di distruggere le infrastrutture prima che venissero prese dal nemico. Poco prima della liberazione di Parigi, infatti, aveva ordinato che degli esplosivi fossero collocati intorno a importanti punti di riferimento, come la Torre Eiffel e i principali snodi dei trasporti. In questo modo, se gli Alleati si fossero avvicinati alla città il governatore militare, Dietrich von Choltitz, avrebbe dovuto far esplodere queste bombe, lasciando Parigi giacere in macerie. Von Choltitz, tuttavia, non eseguì l’ordine prima e si arrese agli Alleati.

Non tutti infatti condividevano questa visione distruttiva. Il compito di attuare il decreto fu affidato ad Albert Speer, ministro degli armamenti e uno degli uomini più influenti del regime. Speer, pur essendo un fedele di Hitler, si rese conto dell’assurdità dell’ordine. Distruggere le infrastrutture significava condannare milioni di civili alla fame e alla morte. Ma come opporsi senza rischiare la vita?

Albert Speer: il sabotatore dall’interno

Speer capì che la soluzione migliore era guadagnare tempo e cercare di vanificare il decreto senza scontrarsi apertamente con Hitler. Con grande astuzia, fece leva sul caos amministrativo e sulla ritrosia dei comandanti locali a distruggere le proprie città. Grazie alla sua influenza, riuscì a convincere molti ufficiali a ignorare o rallentare l’attuazione degli ordini.

Uno degli esempi più significativi fu la mancata distruzione delle infrastrutture di Berlino, che permise alla città di riprendersi dopo la guerra più rapidamente di quanto Hitler avrebbe voluto. Speer stesso, dopo la guerra, dichiarò di aver sabotato consapevolmente il decreto per evitare ulteriori sofferenze al popolo tedesco.

Il crollo del Terzo Reich e la fine di Hitler

Mentre Speer e altri sabotavano l’attuazione del decreto, la Germania crollava. Il 30 aprile 1945, Adolf Hitler si suicidò nel bunker di Berlino, lasciando il Reich senza guida. Otto giorni dopo, il 7 maggio, la Germania firmò la resa incondizionata, ponendo fine alla Seconda Guerra Mondiale in Europa.

Con la caduta del regime, il Decreto Nerone si rivelò un’arma spuntata. Sebbene alcune distruzioni fossero avvenute, la devastazione totale voluta da Hitler non si concretizzò. Grazie all’opposizione silenziosa di uomini come Speer, molte città e infrastrutture tedesche si salvarono, permettendo al paese di risorgere dalle ceneri nel dopoguerra.

L’eredità del Decreto Nerone

Albert Speer, pur avendo evitato la completa attuazione dell’ordine, fu comunque condannato a 20 anni di carcere durante il processo di Norimberga per il suo ruolo nel regime nazista. Dopo la sua liberazione, scrisse le sue memorie, in cui ammise di aver cercato di limitare i danni, ma senza mai opporsi apertamente a Hitler.

Se Hitler fosse riuscito nel suo intento, la Germania del dopoguerra sarebbe stata un deserto di macerie ancora più inospitale di quanto già non fosse.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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