Nel cuore della Bassa Sassonia, la città di Hamelin è conosciuta per una delle leggende più oscure e affascinanti della tradizione europea: quella del Pifferaio Magico.
Vi ricordate la fiaba dei fratelli Grimm? Ecco, secondo il racconto, nel 1284 un uomo misterioso fece la sua comparsa in città, vestito con un mantello dai colori sgargianti. Si offrì di liberare Hamelin dall’infestazione di topi in cambio di una ricompensa. Gli abitanti accettarono l’accordo, ma, una volta terminato il lavoro, si rifiutarono di pagarlo.
Furioso per il tradimento, l’uomo tornò il 26 giugno, giorno di San Giovanni e San Paolo, questa volta con un’aria inquietante e un cappello rosso, un dettaglio che richiama le sembianze del diavolo in molte leggende medievali. Al suono della sua melodia, questa volta non furono i topi a seguirlo, ma tutti i bambini del villaggio, 130 in totale. Li condusse fuori dalla città attraverso la porta orientale e li fece scomparire in una grotta. Soltanto tre si salvarono: un bambino piccolo, rimasto indietro per recuperare la sua giacca, e due ragazzi, uno cieco e uno muto, incapaci di raccontare cosa fosse successo. Secondo alcune versioni della tradizione orale, i bambini riapparvero in Transilvania, in una regione abitata da coloni tedeschi.
Le origini della leggenda del Pifferaio Magico
Le prime tracce documentali della storia risalgono al Medioevo. La più antica rappresentazione della scomparsa dei bambini apparve intorno al 1300 sulle vetrate della chiesa del mercato di Hamelin, purtroppo distrutte nel XVII secolo. Curiosamente, in questa immagine non comparivano ancora i topi, che vennero aggiunti alla storia solo più tardi. Il primo riferimento ai roditori appare nel 1559 in una cronaca della famiglia del conte svevo Froben von Zimmern. Nel Medioevo, le invasioni di topi erano frequenti e rappresentavano una minaccia seria per la popolazione: i roditori distruggevano i raccolti e contribuivano alla diffusione di malattie.
A differenza della leggenda, che attribuisce l’eliminazione dei topi al suono di un flauto, i metodi storicamente usati per combattere le infestazioni erano più tradizionali: trappole, veleni e l’impiego di cacciatori di topi, figure socialmente marginalizzate. Questi individui, simili ai boia e agli addetti alla pulizia delle latrine, erano necessari ma evitati dalla società, motivo per cui si spostavano di villaggio in villaggio senza godere di alcun diritto di cittadinanza.
Il legame con la carestia del 1284
Nei registri storici di Hamelin non si trovano riferimenti a un contratto per l’eliminazione dei topi. Tuttavia, è documentato che nel 1284 la città fu colpita da una grave carestia. I topi, distruggendo le riserve di cereali, portarono la popolazione alla fame, costringendo molti giovani a lasciare la città in cerca di condizioni di vita migliori.
In quegli anni, il re d’Ungheria Ladislao IV (1262-1290) promosse la colonizzazione dell’est europeo per ripopolare le sue terre scarsamente abitate. Promettendo esenzioni fiscali e dal servizio militare, il sovrano attirò coloni tedeschi nelle regioni dell’attuale Transilvania. La proposta veniva diffusa attraverso reclutatori che si spostavano nei villaggi, vestiti con abiti appariscenti e utilizzando strumenti musicali per attirare l’attenzione della popolazione. Questo dettaglio fa ipotizzare che la figura del Pifferaio Magico possa essere ispirata proprio a uno di questi reclutatori.
Molti contadini della regione di Hamelin, vessati dai loro signori e ridotti a condizioni di semi-schiavitù, videro nella migrazione l’unica speranza per un futuro migliore. La partenza in massa di giovani potrebbe aver segnato profondamente la comunità, dando origine a un racconto mitizzato per spiegare la dolorosa perdita.

Una testimone dell’accaduto?
Un dettaglio significativo emerge da una delle più antiche versioni della leggenda, riportata nella raccolta medievale Catena Aurea: si menziona una testimone, la madre del decano Lüde, che vide i bambini andarsene. I documenti storici confermano che la famiglia Lüde era tra le più influenti di Hamelin, il che rende plausibile l’ipotesi che un membro della famiglia avesse un ruolo amministrativo e fosse testimone di un evento realmente accaduto.
La connessione con la Transilvania
Un ulteriore indizio che conferma la teoria migratoria è il toponimo della regione di Siebenbürgen, nell’attuale Transilvania. Il nome, che significa “sette borghi”, indica la presenza di sette insediamenti fondati da coloni tedeschi. In questa regione esiste inoltre un luogo chiamato Hamelspring, che potrebbe rimandare a Hamelin. Non sarebbe insolito: gli emigrati spesso rinominavano i nuovi insediamenti con i nomi dei luoghi d’origine.
L’evoluzione della leggenda nel tempo
Nel XVII secolo, il gesuita Athanasius Kircher fu tra i primi studiosi a indagare sulle basi storiche della leggenda. Successivamente, nel XVIII secolo, lo storico Johann Gottfried Gregorii diffuse il racconto nel mondo germanico attraverso i suoi libri di geografia, letti da personalità come Goethe. Il mito del Pifferaio Magico venne poi consolidato nella cultura popolare dai fratelli Grimm, che lo inclusero nella loro celebre raccolta di fiabe del 1816.
Negli ultimi secoli, la storia ha ispirato numerose opere letterarie, film e spettacoli teatrali, consolidandosi come uno dei racconti più affascinanti e inquietanti della tradizione europea. Pensate che ancora oggi, Hamelin celebra il suo misterioso Pifferaio con eventi e rievocazioni, alimentando il fascino di una leggenda che continua a suscitare domande.
Conclusione: una storia senza tempo
Dunque, dietro la fiaba del Pifferaio Magico si nasconde probabilmente un evento storico legato a un esodo di giovani da Hamelin nel XIII secolo. La figura del Pifferaio potrebbe rappresentare un reclutatore, mentre la scomparsa dei bambini sarebbe una metafora della perdita di un’intera generazione a causa dell’emigrazione.
Con il tempo, la narrazione si è arricchita di elementi fantastici, trasformandosi in un racconto di ammonimento contro l’inganno e l’arroganza. Che fosse un uomo in cerca di vendetta o un semplice emissario di nuove opportunità, il Pifferaio Magico resta un simbolo di mistero e fascino senza tempo.
Aiutaci a far nascere il Progetto Editoriale LaLettera22, contribuisci alla raccolta fondi