Quando pensiamo alla stupidità, tendiamo a immaginarla come una semplice carenza di intelligenza o come una predisposizione individuale all’errore. Tuttavia, Theodor W. Adorno ci invita a riconsiderare questa idea: la stupidità non è un dato di natura, ma il risultato di un lungo processo storico e sociale, in cui la repressione e il terrore giocano un ruolo determinante.
In altre parole, la stupidità non è una svista, ma una cicatrice.
Il pensiero di Adorno sulla stupidità
Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno (Francoforte, 1903 – Visp, Svizzera, 1969) è noto soprattutto per Dialettica dell’Illuminismo, scritta insieme a Max Horkheimer. In questa opera, Adorno analizza come la stupidità emerga dall’interruzione delle facoltà umane, sia intellettuali che emotive, e come queste interruzioni lascino tracce profonde nel tessuto sociale. Il suo pensiero, formulato nel 1969, rimane estremamente attuale per comprendere le dinamiche dell’oppressione e della resistenza nel mondo moderno.
Adorno paragona l’intelligenza all’antenna di una lumaca, un organo sensibile che si ritrae al minimo segnale di pericolo e avanza solo con estrema cautela. La vita spirituale è, nelle sue origini, infinitamente fragile e delicata, scrive. Questa fragilità è costantemente minacciata dal terrore, che paralizza non solo il corpo, ma anche lo spirito. Quando le possibilità di crescita vengono represse, sia dalla natura ostile sia dalla paura interiore, si innesca un processo di atrofia delle capacità umane.
Secondo Adorno, ogni specie animale è un “monumento funebre” di altre che non sono riuscite a evolversi a causa del terrore. Lo stesso schema si ripete negli esseri umani: la repressione della curiosità, della creatività e delle domande profonde lascia segni indelebili, che si manifestano sotto forma di ottusità, cecità e talvolta anche di malvagità. “La stupidità è una cicatrice”, afferma, sottolineando come le interruzioni nello sviluppo intellettuale ed emotivo segnino le persone per tutta la vita.

La stupidità come effetto della repressione
Adorno sostiene che la stupidità non sia una condizione innata, ma il risultato della violenza e della repressione. Ogni stupidità parziale di un uomo indica un punto in cui il gioco dei muscoli della veglia è stato più ostacolato che favorito, scrive. In altre parole, la rigidità mentale e l’ottusità derivano da blocchi imposti all’evoluzione dell’individuo.
Questa repressione può tradursi in comportamenti ripetitivi e ostinati: un bambino che continua a fare domande senza ricevere risposte, un animale che ripete movimenti inutili in gabbia. Secondo Adorno, queste ripetizioni sono tentativi disperati di superare l’ostacolo, ma quando falliscono, lasciano cicatrici che possono indurire il carattere o renderlo insensibile. La buona volontà si trasforma in malvagità a causa della violenza subita, afferma. Il risultato non è solo una limitazione delle capacità individuali, ma anche il rischio di degenerare in fanatismo e ostinazione cieca.
La stupidità come fenomeno sociale
L’analisi di Adorno non si ferma al livello individuale, ma si estende alla società nel suo complesso. Il filosofo osserva come i livelli intellettuali e le “zone cieche” negli esseri umani siano il risultato di un’oppressione sistematica della curiosità e della creatività. Come le specie della serie animale, anche i livelli intellettuali all’interno del genere umano segnano le stazioni in cui la speranza si è fermata, scrive. Ogni livello di sviluppo bloccato è un testimone della violenza e della paura che hanno condizionato la crescita dell’umanità.
Adorno critica anche il modo in cui la società premia la durezza e la capacità di adattarsi a condizioni difficili, senza riconoscere le cicatrici che questo processo lascia negli individui. Si possono forgiare caratteri forti e capaci; si può anche rendere qualcuno stupido, afferma. La stupidità, quindi, non è solo un difetto o una carenza di intelligenza, ma può diventare una forma di malvagità, un fanatismo derivante da ferite profonde.
La stupidità come eredità della violenza
Adorno conclude che la stupidità è il risultato di una storia di violenza e repressione, una traccia visibile dell’oppressione subita. Tutto ciò che è vivo porta una condanna, scrive, alludendo al peso della storia sulla coscienza collettiva dell’umanità. Le sue riflessioni invitano a interrogarsi sulle strutture che perpetuano questa violenza e a cercare modi per liberare la curiosità e la creatività soffocate.

Un invito al pensiero critico
Forse, dopo aver letto Adorno, ci penseremo due volte prima di definire qualcuno “stupido” con leggerezza. Se la stupidità è una cicatrice lasciata dalla repressione, allora ciò che ci appare come ottusità potrebbe essere il sintomo di un dolore profondo, di un’esperienza di chiusura e di esclusione. Questo non significa che dobbiamo accettare passivamente la stupidità, ma che dovremmo interrogarci sulle sue cause, cercando di rimuovere gli ostacoli che impediscono il libero sviluppo delle capacità umane.
Adorno ci lascia un monito importante: ogni volta che la società reprime la creatività, la curiosità e la libertà di pensiero, sta seminando nuove forme di stupidità. In un mondo in cui l’informazione è accessibile come mai prima d’ora, ma il pensiero critico sembra sempre più fragile, il suo insegnamento è più attuale che mai. Forse il vero antidoto alla stupidità non è solo l’istruzione, ma il coraggio di pensare con la propria testa e di non arrendersi alla paura.
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