Oggi: 3 Luglio 2025
23 Marzo 2025
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La nascita dei Fasci di Combattimento e l’alba del fascismo

fasci di combattimento

Il 23 marzo 1919, in una Milano ancora segnata dalle ferite della Prima guerra mondiale, un uomo radunava un gruppo eterogeneo di ex combattenti, sindacalisti rivoluzionari, futuristi e nazionalisti accesi.

Quel giorno, Benito Mussolini dava vita ai Fasci di Combattimento, il nucleo embrionale di quello che sarebbe diventato il Partito Nazionale Fascista. In una cornice di fervore patriottico e tensioni sociali, si gettavano le basi di uno dei movimenti più controversi e influenti della storia italiana.

L’Italia del 1919: un paese in fermento

La fine della Grande Guerra aveva lasciato l’Italia in una condizione di profonda instabilità. L’economia vacillava, il costo della vita aumentava e il popolo si sentiva tradito dalle promesse non mantenute del governo liberale. Il mito della “Vittoria Mutilata”, alimentato dalla mancata assegnazione di territori promessi nel Patto di Londra, incendiava il sentimento nazionalista.

Nel frattempo, le tensioni sociali crescevano. Il biennio rosso (1919-1920) segnava l’ascesa del movimento socialista e delle lotte operaie, con scioperi massicci e occupazioni delle fabbriche. Le forze conservatrici temevano il pericolo di una rivoluzione bolscevica sul modello sovietico. In questo clima, Mussolini vide un’opportunità unica per creare un movimento capace di unire l’irredentismo nazionale e l’ostilità verso il socialismo.

La riunione di Piazza San Sepolcro: il battesimo del fascismo

Quel 23 marzo, Mussolini convocò circa un centinaio di persone presso il Circolo dell’Alleanza Industriale in Piazza San Sepolcro, nel cuore di Milano. Tra i presenti c’erano ex arditi, giovani intellettuali futuristi, reduci di guerra delusi e sindacalisti nazionalisti. L’obiettivo era chiaro: fondare un nuovo movimento politico, rivoluzionario e d’azione, che si ponesse come alternativa tanto alla vecchia classe dirigente liberale quanto alla minaccia socialista.

Mussolini presentò un programma inizialmente eclettico, ispirato a elementi del sindacalismo rivoluzionario, del nazionalismo e perfino di alcune istanze socialiste. Tra le proposte figuravano:

  • Suffragio universale maschile e femminile,
  • Giornata lavorativa di otto ore,
  • Sequestro dei profitti di guerra,
  • Espropriazione delle terre incolte per distribuirle ai contadini,
  • Nazionalizzazione di alcuni settori chiave dell’economia.

Un manifesto che, almeno sulla carta, sembrava quasi più vicino alla sinistra del tempo che alla destra. Ma il fascismo era ancora un movimento in divenire, plasmato più dall’azione che dalla teoria.

fasci di combattimento manifesto

Dalle parole ai fatti: la svolta violenta

Il movimento rimase inizialmente marginale, ottenendo scarsi consensi alle elezioni del 1919. Ma la sua vera forza si rivelò nel 1920, quando Mussolini capì che per crescere avrebbe dovuto abbandonare le tendenze socialisteggianti e abbracciare il sostegno di industriali, agrari e monarchici spaventati dall’avanzata della sinistra.

Nacquero così le squadre d’azione, meglio note come “camicie nere”, che attuarono una violenta repressione delle proteste operaie e contadine, attaccando le sedi socialiste e i sindacati. Il fascismo, da movimento rivoluzionario con ambizioni trasversali, si trasformava in un’arma della reazione contro il socialismo.

Dal movimento al regime: la marcia verso il potere

L’abilità di Mussolini fu quella di cavalcare il caos del biennio rosso per guadagnare consensi tra le élite economiche e militari. Nel giro di pochi anni, grazie alla combinazione di violenza paramilitare e retorica nazionalista, i Fasci di Combattimento si trasformarono nel Partito Nazionale Fascista (1921). Il resto è storia: la marcia su Roma del 1922 segnò l’inizio della dittatura mussoliniana e di un’era destinata a cambiare per sempre il destino dell’Italia.

marcia su roma fasci di combattimento

Il seme di un’epoca buia

La fondazione dei Fasci di Combattimento il 23 marzo 1919 fu un momento spartiacque per l’Italia e per l’Europa. Da quel giorno, un piccolo movimento paramilitare sarebbe cresciuto fino a diventare un regime totalitario, trascinando il paese in vent’anni di dittatura e nella tragedia della Seconda guerra mondiale.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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