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19 Marzo 2025
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Le Bestie di Satana: le radici del Male – Parte 1

bestie di satana

La notte del 17 gennaio 1998 il silenzio delle campagne di Somma Lombardo, vicino a Varese, viene spezzato da rumori inquietanti. Sotto la luna che illumina debolmente i boschi della zona, un gruppo di giovani si raduna. Nessuno può immaginare, in quel momento, che la calma apparente di quella sera avrebbe lasciato il posto a un orrore destinato a sconvolgere per sempre la tranquilla provincia lombarda.

Chi erano quei ragazzi che si chiamavano tra loro le Bestie di Satana? Oggi iniziamo il nostro viaggio, diviso in più capitoli, in una vicenda di cronaca nera che ha sconvolto l’Italia intera.

L’inizio di un incubo

Le indagini cominciarono ufficialmente il 24 gennaio, quando Elisabetta Ballarin e Andrea Volpe, due dei componenti del gruppo, vennero arrestati per un omicidio apparentemente casuale: quello di Mariangela Pezzotta. Fu proprio la confessione di Volpe a spalancare le porte di un incubo ben più profondo, scoprendo un baratro fatto di rituali occulti, violenza gratuita e manipolazione psicologica.

Fonti investigative dell’epoca riportano che, inizialmente, l’omicidio Pezzotta sembrava un crimine passionale, ma qualcosa non quadrava. La scena del crimine era troppo macabra, troppo metodica per essere frutto di un impulso momentaneo. Dalle prime dichiarazioni di Volpe, gli inquirenti compresero rapidamente che stavano sfiorando solo la superficie di un mondo oscuro.

Andrea Volpe parlò dei rituali svolti in luoghi isolati, nei boschi circostanti Varese, dove il gruppo si riuniva regolarmente. Qui, a detta dello stesso Volpe, venivano consumate droghe pesanti in quantità e celebrati riti pseudo-satanici. Volpe menzionò dettagli agghiaccianti: Era come una setta, avevamo bisogno di compiere quei riti per sentirci potenti.

bestie di satana

Il Mistero di Fabio Tollis e Chiara Marino

Gli investigatori cominciarono allora a scavare nel passato e nelle abitudini di ciascun componente, tra cui spiccavano nomi come Nicola Sapone, Mario Maccione e Paolo Leoni. Più approfondivano le indagini, più emergevano inquietanti collegamenti con sparizioni irrisolte risalenti al passato, come quelle di Fabio Tollis e Chiara Marino, scomparsi misteriosamente già nel 1998.

Il mistero intorno alla scomparsa di Fabio e Chiara divenne presto uno dei fulcri dell’inchiesta. Fonti investigative confermano che Fabio, appassionato di musica heavy metal, era stato avvistato l’ultima volta proprio in compagnia di Mario Maccione e altri del gruppo. I genitori, disperati, denunciarono la scomparsa, ma le autorità dell’epoca sottovalutarono le loro preoccupazioni, catalogando il caso come una semplice fuga volontaria di due adolescenti ribelli.

Solo quando Volpe iniziò a parlare, indicando con precisione i luoghi dei crimini, l’orrore prese forma reale davanti agli occhi attoniti degli investigatori. Nella primavera del 2004, proprio seguendo le indicazioni di Volpe, la polizia rinvenne i resti di Fabio e Chiara, sepolti in una fossa nel bosco, nei pressi di Somma Lombardo. Un agente della scientifica descrisse così il macabro ritrovamento: Non scorderò mai quella scena. Quei ragazzi erano stati brutalmente assassinati e sepolti superficialmente, quasi come se non contassero nulla.

Nella mente delle Bestie di Satana

Con la conferma dei primi omicidi, gli inquirenti iniziarono a comprendere meglio l’intricata struttura psicologica della setta. Gli interrogatori degli altri membri rivelarono che il gruppo seguiva una logica perversa, una filosofia autodistruttiva intrisa di violenza. Nicola Sapone, definito dagli stessi investigatori come la mente del gruppo, esercitava un dominio psicologico sugli altri componenti. Secondo un report investigativo riservato, Sapone sfruttava l’insicurezza e la fragilità emotiva dei compagni per consolidare la sua leadership, indirizzando la violenza del gruppo verso coloro che considerava minacce o traditori.

Le ricerche approfondite nella vita privata dei componenti svelarono una trama fatta di famiglie problematiche, disagio sociale e isolamento, un mix esplosivo che aveva trovato terreno fertile nell’immaginario satanista e nell’abuso di droghe. Il procuratore incaricato del caso dichiarò alla stampa: Questi ragazzi cercavano potere, riconoscimento e una via d’uscita dalla noia della provincia. Il satanismo era solo un pretesto, il vero demone era dentro di loro.

Emerge così un quadro cupo, fatto di giovani abbandonati a loro stessi, che avevano scelto una via oscura per sfogare rabbia e frustrazione. Le indagini permisero anche di risalire a possibili altre vittime, persone scomparse negli anni precedenti e mai ritrovate, probabilmente finite nella rete mortale delle Bestie di Satana.

La scoperta delle prime vittime diede finalmente un nome e un volto agli incubi delle famiglie, aprendo una strada dolorosa verso una giustizia difficile, segnata da anni di ritardi investigativi e da una scarsa attenzione verso segnali che, forse, avrebbero potuto evitare molte tragedie.

Iniziò così una caccia febbrile alle verità nascoste, alle responsabilità ancora sconosciute, e soprattutto a una risposta a una domanda tanto semplice quanto inquietante: poteva questa follia essere fermata prima?

Nel prossimo articolo esploreremo più approfonditamente la personalità dei singoli protagonisti e come le dinamiche interne al gruppo abbiano portato alla serie di crimini più oscuri della recente storia criminale italiana.

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Marco Natali è un informatico e sviluppatore web con una forte specializzazione in PHP. Fondatore di GESICOM, una web agency che offre servizi completi nel campo della comunicazione digitale, Marco si occupa da anni di progettazione e sviluppo di siti web, soluzioni su misura e consulenze IT per aziende e professionisti.

Accanto alla sua carriera nel mondo tech, coltiva da sempre una profonda passione per la cronaca nera, un interesse che lo ha spinto ad avvicinarsi al giornalismo investigativo. Da qui nasce la sua collaborazione con lalettera22.it, sito di cui oggi cura la gestione tecnica, ma sul quale ha anche iniziato a firmare i suoi primi articoli di approfondimento dedicati a casi di cronaca, storie irrisolte e fenomeni sociali.

Tra codice e penna, Marco unisce rigore analitico e curiosità umana, portando avanti progetti che intrecciano tecnologia, comunicazione e racconto della realtà.

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