Oggi: 4 Luglio 2025
22 Marzo 2025
3 minuti di lettura

L’attacco col sarin nella metro di Tokyo: 30 anni dopo

attacco gas sarin metro tokyo
Passengers affected by sarin nerve gas receive medial treatment near a subway station in Tokyo on March 20, 1995. (Kyodo News via AP)

Il 20 marzo 1995, durante l’ora di punta, la metro di Tokyo fu teatro di uno dei peggiori attacchi terroristici nella storia moderna del Giappone.

Membri della setta apocalittica Aum Shinrikyō piazzarono sacchetti di sarin liquido, un gas nervino altamente tossico, in vari convogli della metropolitana. I vapori tossici uccisero 14 persone e ne ferirono migliaia, segnando profondamente la società giapponese.

Aum Shinrikyō, che in giapponese significa “verità suprema”, fu fondata nel 1984 da Shoko Asahara. La setta combinava elementi di buddismo, induismo e cristianesimo, sostenendo che solo i suoi membri sarebbero sopravvissuti a un’imminente apocalisse. In dieci anni, l’organizzazione raccolse oltre 10.000 seguaci in Giappone e molti altri all’estero. La setta aveva già compiuto crimini violenti, tra cui un primo attacco con il sarin nel 1994 a Matsumoto, che causò sette morti. Tuttavia, errori nelle indagini impedirono alla polizia di collegare subito i crimini ad Aum Shinrikyō.

Secondo la dottrina della setta, l’attacco del 1995 avrebbe dovuto accelerare la fine del mondo. Aum Shinrikyō credeva che una guerra tra Stati Uniti e Giappone avrebbe portato all’apocalisse e che solo i membri del gruppo sarebbero sopravvissuti per ricostruire una società utopica. Durante il processo, i procuratori sostennero che uno degli scopi dell’attacco fosse quello di distrarre la polizia, che stava pianificando una perquisizione nei locali della setta.

La mattina del 20 marzo, cinque membri di Aum Shinrikyō salirono a bordo dei treni della metro di Tokyo con sacchetti contenenti sarin liquido, mentre altri cinque complici li attendevano in auto per aiutarli a fuggire. Quando i treni raggiunsero la zona della Dieta Nazionale, i membri della setta forarono i sacchetti con ombrelli appuntiti, rilasciando il gas velenoso. Nel giro di pochi minuti, molti passeggeri iniziarono a manifestare sintomi di avvelenamento: alcuni collassarono sui vagoni, altri riuscirono a uscire dalle stazioni con difficoltà. I convogli furono fermati e le stazioni evacuate rapidamente, ma il bilancio delle vittime e dei feriti fu devastante.

Le prime ore dopo l’attacco furono caratterizzate dal caos. Le autorità inizialmente parlarono di un’esplosione e solo dopo alcune ore identificarono correttamente il sarin come agente tossico. Di conseguenza, i soccorsi furono rallentati e gli antidoti specifici vennero somministrati con ritardo.

Il sarin è un agente nervino estremamente letale, sviluppato negli anni Trenta da scienziati tedeschi come pesticida. È capace di bloccare il funzionamento dell’enzima responsabile della degradazione dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore essenziale per il controllo dei muscoli. L’accumulo di acetilcolina provoca spasmi muscolari, difficoltà respiratorie, perdita del controllo degli sfinteri e, nei casi più gravi, la morte. Anche una minima esposizione può causare danni neurologici permanenti.

Shoko Asahara responsabile dell'attacco col sarin nella metro di Tokyo

A seguito dell’attacco, la polizia perquisì la sede della setta vicino al Monte Fuji e arrestò Shoko Asahara a maggio del 1995. Asahara fu trovato nascosto in un’intercapedine segreta dietro un muro del complesso. Dopo un lungo processo, venne condannato a morte nel 2004 e il suo ultimo appello fu respinto nel 2011. La pena capitale fu eseguita nel luglio del 2018 insieme a quella di altri 11 membri coinvolti nell’attacco. Altri membri della setta furono condannati all’ergastolo.

Le perquisizioni svelarono dettagli inquietanti sulle attività criminali di Aum Shinrikyō, inclusi omicidi, torture e abusi contro membri della setta stessa e contro chi cercava di uscirne. In totale, il gruppo è considerato responsabile di almeno 27 omicidi.

Dopo lo scioglimento della setta originale, nacquero gruppi successori come Aleph, che ancora oggi conta circa 1.600 membri in Giappone. Anche altre due piccole sette continuano a seguire gli insegnamenti di Asahara.

Nel tempo, il governo giapponese ha istituito un fondo di risarcimento di 3 miliardi di yen (circa 18 milioni di euro) per le vittime dell’attacco, ma un miliardo di yen, che avrebbe dovuto essere versato dal gruppo Aleph, non è mai stato pagato. Il gruppo è stato accusato di aver nascosto milioni di yen di profitti derivanti da corsi di yoga e seminari spirituali.

L’attacco e il processo contro i membri della setta hanno segnato profondamente il Giappone. Migliaia di persone furono ricoverate subito dopo l’attacco, molte per timore di essere state esposte al sarin. Alcuni sopravvissuti riportarono danni permanenti alla vista e gravi traumi psicologici. Le critiche al governo giapponese non sono mai mancate: alcuni ritengono che le autorità non abbiano fatto abbastanza per educare i cittadini sui pericoli delle sette e delle organizzazioni manipolative.

Trent’anni dopo, il ricordo dell’attacco è ancora vivo nella memoria collettiva del Giappone. I sopravvissuti e i familiari delle vittime continuano a chiedere giustizia e risposte, mentre l’eredità di Aum Shinrikyō persiste in nuove forme, alimentando il dibattito sulla capacità dello stato di proteggere i cittadini dalle minacce interne.

Aiutaci a far nascere il Progetto Editoriale LaLettera22, contribuisci alla raccolta fondi

Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

Il Massacro di Jamestown
Previous Story

Il Massacro di Jamestown

fasci di combattimento
Next Story

La nascita dei Fasci di Combattimento e l’alba del fascismo

Ultimi articoli dal Blog

Torna inalto