È il 25 marzo 1969: John Lennon e Yōko Ono sono appena diventati marito e moglie. Invece di una luna di miele tradizionale, decidono di trasformare la loro camera d’albergo in un palcoscenico per una protesta non convenzionale contro la guerra in Vietnam.
Nasce così il primo Bed-In per la pace, una delle manifestazioni pacifiste più iconiche e discusse del secolo scorso.
Una protesta dal letto: tra provocazione e pacifismo
Immagina la scena: la suite presidenziale dell’Amsterdam Hilton Hotel. John e Yōko sono a letto, circondati da cartelli con scritte come “Hair Peace” e “Bed Peace”. Giornalisti e fotografi si accalcano nella stanza, curiosi di capire se si tratti di un’altra delle eccentricità del leader dei Beatles o di una trovata pubblicitaria. In realtà, è una protesta pacifista dal messaggio chiaro e potente: la pace può essere raggiunta senza violenza.
L’idea di Lennon e Ono è semplice ma rivoluzionaria: se le persone passassero più tempo a letto, farebbero meno guerre. Parlano di amore, di pace e dell’assurdità dei conflitti. Il tutto avviene dal 25 al 31 marzo 1969, ogni giorno dalle 9 del mattino alle 9 di sera. La stampa arriva aspettandosi scandali, ma trova solo due persone in pigiama che parlano di non-violenza.
Dopo Amsterdam, la tappa di Vienna
Dopo Amsterdam, il 1º aprile 1969, John e Yōko si spostano a Vienna. Qui tengono una conferenza stampa all’Hotel Sacher, rimanendo nascosti in un sacco bianco. La scelta non è casuale: vogliono rappresentare l’idea di andare oltre l’apparenza fisica, di vedere l’essenza umana oltre il corpo. Nonostante l’ironia di molti giornalisti, il messaggio arriva.
Montréal: il secondo Bed-In e la nascita di “Give Peace a Chance”
L’idea iniziale era fare un Bed-In a New York, ma l’ingresso negli Stati Uniti è negato a causa di precedenti giudiziari di Lennon. La coppia ripiega su Montréal, dove affitta una stanza al Queen Elizabeth Hotel dal 26 maggio al 2 giugno 1969. La camera 1742 diventa un centro di incontri pacifisti, con attivisti come Timothy Leary, Allen Ginsberg e Dick Gregory.
Ed è proprio lì, nella stanza d’albergo, che Lennon e Yōko registrano “Give Peace a Chance”, un inno alla pace che risuonerà nelle proteste contro la guerra in Vietnam. La canzone, registrata in presa diretta con i presenti a fare da coro, diventa il simbolo di un’intera generazione.

Il Bed-In e la sua eredità culturale
Il Bed-In non si ferma nel 1969. Negli anni successivi, artisti e attivisti continuano a rievocare quel gesto simbolico. Nel 1992, Marijke van Warmerdam e Kees van Gelder ricreano il Bed-In nello stesso hotel di Amsterdam. Nel 2010, a Liverpool, il centro artistico Bluecoat organizza un evento di 62 giorni, ispirato al messaggio di John e Yōko.
La cultura popolare non dimentica: gli Oasis cantano “I’m gonna start a revolution from my bed” in Don’t Look Back in Anger, mentre la copertina dell’album Nice. del duo Puffy Amiyumi rende omaggio alla celebre foto del Bed-In. Anche Jhene Aiko e Childish Gambino, nel 2013, ricreano l’immagine nella copertina del singolo Bed Peace.
Messaggio semplice, impatto duraturo
John Lennon e Yōko Ono hanno mostrato come la protesta possa essere creativa, ironica e pacifica. Hanno sfruttato la loro fama per mettere in discussione l’idea stessa di conflitto, dimostrando che il vero atto di ribellione non è solo gridare nelle piazze, ma anche rimanere a letto e parlare d’amore.
A più di mezzo secolo di distanza, il loro messaggio di pace continua a ispirare. In un mondo ancora attraversato da guerre e divisioni, forse dovremmo ricordare più spesso le parole di Lennon: “All we are saying is give peace a chance.”
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