Tra i castelli nebbiosi della Transilvania e le ombre delle montagne dei Carpazi, viveva una delle figure più inquietanti della storia europea: Elizabeth Báthory, la “Contessa Sanguinaria”, una delle più prolifiche serial killer di tutti i tempi.
Ma chi era veramente questa nobile ungherese, e quali sono i fatti che si nascondono dietro le storie macabre che circolano su di lei?
La leggenda della Contessa Sanguinaria
Elizabeth Báthory nacque il 7 agosto 1560 in una delle famiglie più potenti dell’Ungheria. La famiglia Báthory era rinomata per la sua ricchezza e la sua influenza, con legami stretti alla nobiltà europea e una lunga storia di militari e politici di alto rango. Elizabeth crebbe circondata dal lusso e dalla potenza, ma anche da storie di crudeltà e intrighi. Si dice che fin dalla giovane età mostrasse segni di disturbi mentali, forse esacerbati dalle pratiche esoteriche e dalle tensioni interne alla sua famiglia.
A 15 anni, Elizabeth fu data in sposa a Ferenc Nádasdy, un potente nobile e soldato ungherese, conosciuto come il “Cavaliere Nero di Ungheria” per la sua ferocia in battaglia. La coppia si stabilì nel castello di Csejte (oggi in Slovacchia), che divenne il fulcro delle oscure attività per le quali Elizabeth sarebbe poi diventata tristemente famosa.

La leggenda di Elizabeth Báthory inizia a prendere forma durante il suo matrimonio. Con Ferenc spesso lontano a combattere contro l’Impero Ottomano, Elizabeth rimase a gestire le vaste tenute della famiglia. Fu durante questo periodo che, secondo le storie, iniziò a mostrare una crudeltà senza precedenti. Le leggende raccontano che Elizabeth Báthory torturava e uccideva giovani ragazze, spesso serve o contadine, nel suo castello. Ma il mito più agghiacciante è quello che la vuole ossessionata dalla bellezza e dalla giovinezza, al punto da bagnarsi nel sangue delle sue vittime per mantenere la sua pelle giovane e radiosa.
Secondo i racconti, la contessa avrebbe iniziato le sue atrocità quando una serva, per errore, le tirò i capelli durante la pettinatura. Furiosa, Elizabeth colpì la ragazza così violentemente da farla sanguinare. Quando il sangue schizzò sulla mano della contessa, ella notò che la sua pelle sembrava più giovane e luminosa dove il sangue era stato versato. Da quel momento, Elizabeth avrebbe cominciato a credere che il sangue di giovani vergini fosse la chiave per preservare la sua bellezza, portandola a compiere una serie di omicidi brutali.
Le tecniche di tortura attribuite a Elizabeth Báthory sono innumerevoli e variavano dall’inserimento di aghi sotto le unghie al congelamento delle vittime nei rigidi inverni ungheresi. Alcune fonti parlano di stanze segrete nel castello di Csejte, appositamente dedicate alle torture, dove Elizabeth e i suoi complici avrebbero ordito i loro atti crudeli.
Le voci sulle atrocità di Elizabeth Báthory cominciarono a diffondersi, ma la sua alta posizione sociale le garantì l’impunità per molti anni. Tuttavia, la scomparsa di un numero sempre maggiore di ragazze della regione, insieme ai racconti che filtravano dai servitori del castello, attirarono infine l’attenzione delle autorità. Fu solo nel 1610 che il re Mattia II d’Ungheria ordinò un’indagine ufficiale.
La fine di un incubo
Il 30 dicembre 1610, fecero irruzione nel castello di Csejte, dove, secondo i resoconti, trovarono Elizabeth Báthory in flagrante mentre torturava una giovane. Le testimonianze raccolte durante il processo parlano di corpi mutilati trovati nei sotterranei del castello e di registri dettagliati degli omicidi tenuti dalla stessa contessa. Sebbene Elizabeth non fu mai portata in tribunale per un processo pubblico, fu comunque condannata. I suoi complici furono giustiziati, mentre Elizabeth venne murata viva in una stanza del suo stesso castello, dove visse gli ultimi quattro anni della sua vita fino alla morte nel 1614.

Il mito del vampiro
Ma quanto di questa storia è vero e quanto è frutto di esagerazioni e leggende popolari? Alcuni storici suggeriscono che Elizabeth Báthory potrebbe essere stata vittima di un complotto orchestrato per impossessarsi delle sue ricchezze e delle sue terre. In un periodo in cui le donne potenti erano spesso viste con sospetto, e in un’epoca di intensa rivalità politica e territoriale, la possibilità che Elizabeth sia stata incastrata non è del tutto da escludere.
D’altra parte, il numero di testimonianze contro di lei, raccolte durante l’indagine, è impressionante: si parla di oltre 300 deposizioni, sebbene molte di queste siano state probabilmente estorte sotto tortura. I registri dei suoi crimini parlano di circa 650 vittime, anche se la cifra reale è oggetto di dibattito tra gli storici.
La sua storia ha contribuito a nutrire il mito del vampiro. Il celebre romanzo di Bram Stoker, “Dracula”, pubblicato nel 1897, deve qualcosa all’eredità di Báthory, sebbene il personaggio del conte sia basato principalmente su Vlad l’Impalatore.
Secondo voi, quanto c’è di vero nei miti dei vampiri, e quanto è frutto di storie come quella di Báthory?
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