In Russia sono sempre di più i cittadini chiamati a prestare servizio militare obbligatorio. Dal 1° aprile al 15 luglio 2025, 160.000 giovani russi saranno arruolati, secondo quanto stabilito da un decreto firmato oggi dal presidente Vladimir Putin. Un incremento significativo rispetto ai 150.000 del 2024, ai 147.000 del 2023 e ai 134.500 del 2022.
L’edizione in lingua russa del Moscow Times ha sottolineato che si tratta della più grande campagna di leva degli ultimi 14 anni. A rendere ancora più significativa questa crescita è la recente modifica legislativa che ha esteso l’età massima per la chiamata alle armi da 27 a 30 anni, ampliando di fatto la platea di cittadini che possono essere arruolati.
Un allargamento progressivo della leva
La decisione di aumentare il numero dei coscritti non è isolata, ma fa parte di un processo più ampio iniziato con l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. In un contesto di conflitto prolungato e di necessità di rimpinguare le forze armate, la Russia ha adottato una serie di provvedimenti volti a rafforzare il proprio esercito.
Nel settembre 2023, Putin ha firmato un decreto che stabiliva un aumento del personale militare complessivo delle forze armate russe da 1,32 milioni a 1,5 milioni di unità. Un ampliamento necessario non solo per mantenere la pressione bellica in Ucraina, ma anche per gestire la crescente militarizzazione della Russia, che sta puntando su un’economia sempre più orientata al settore della difesa.
La questione dell’invio al fronte
Le autorità di Mosca continuano a ribadire che i coscritti non saranno impiegati direttamente nelle operazioni di combattimento in Ucraina. Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che la campagna di leva non ha nulla a che fare con l’operazione militare speciale, la definizione ufficiale utilizzata dal Cremlino per descrivere l’invasione dell’Ucraina.
Tuttavia, i fatti raccontano una storia diversa. Già nei primi mesi della guerra, nel 2022, Putin stesso aveva dovuto ammettere che alcuni coscritti erano stati inviati al fronte “per errore”. Le forze ucraine, inoltre, hanno catturato numerosi soldati di leva, smentendo di fatto le dichiarazioni ufficiali di Mosca. La possibilità che, anche questa volta, almeno una parte dei nuovi reclutati finisca nelle zone di combattimento rimane concreta, nonostante le rassicurazioni.
Le implicazioni geopolitiche di una Russia sempre più militarizzata
L’espansione delle forze armate russe non può essere vista solo come una conseguenza diretta della guerra in Ucraina, ma come un segnale di più ampio respiro sulla direzione politica e strategica di Mosca.
Negli ultimi anni, la Russia ha rafforzato il proprio asse con paesi come la Cina, l’Iran e la Corea del Nord. Il crescente isolamento dal blocco occidentale, a seguito delle sanzioni e dell’interruzione di molte relazioni economiche con l’Europa, ha spinto Mosca a cercare nuove alleanze in Asia e in Medio Oriente.
L’aumento della coscrizione e il rafforzamento delle forze armate indicano la volontà di Putin di prepararsi a un conflitto prolungato e, potenzialmente, a nuove escalation. Sebbene la NATO abbia ribadito di non voler intervenire direttamente in Ucraina, la tensione tra Mosca e l’Occidente rimane altissima, con continui scambi di accuse e minacce più o meno velate.
Inoltre uno degli aspetti meno discussi, ma fondamentali, è l’impatto economico di questa mobilitazione militare. La guerra ha trasformato la Russia in un’economia di guerra, con un incremento esponenziale della spesa pubblica destinata alla difesa.
Come riportato nel Military Balance 2025, il report annuale realizzato dall’International institute for security studies (Iiss), il budget russo per la difesa nel 2024 ha superato il 6% del PIL, una percentuale superiore a quella di molti paesi occidentali. Questo ha permesso alla Russia di mantenere un flusso costante di armamenti e di uomini, ma a un costo elevato per il resto dell’economia.
Molti settori civili soffrono una carenza di manodopera, dato che sempre più giovani vengono assorbiti dalle forze armate o scelgono di emigrare per evitare la leva. Il fenomeno della “fuga dei cervelli” è diventato un problema serio per il paese, con decine di migliaia di giovani che cercano rifugio all’estero per evitare il servizio militare.
La reazione della popolazione russa
L’opinione pubblica russa rimane divisa sulla questione della coscrizione obbligatoria. Se da un lato il controllo dei media e della propaganda di Stato impedisce un dibattito aperto, dall’altro emergono segnali di crescente insofferenza.
Le proteste contro la leva si sono moltiplicate nei mesi scorsi, nonostante la repressione severa da parte delle autorità. Il malcontento cresce soprattutto nelle regioni più periferiche della Russia, dove la leva viene percepita come un’ingiustizia sociale: molti giovani provenienti da zone povere vengono arruolati in massa, mentre nelle grandi città, soprattutto a Mosca e San Pietroburgo, chi ha le giuste connessioni riesce spesso a evitare il servizio militare.
Le prospettive future: una guerra senza fine?
A marzo 2025, in Ucraina si combatte ancora, senza segnali concreti di una possibile soluzione diplomatica.
L’Ucraina, sostenuta dalla NATO e dagli Stati Uniti, continua a resistere e a ottenere nuove forniture di armi avanzate, mentre la Russia mantiene la pressione con bombardamenti continui e nuove offensive sul fronte orientale. Il conflitto sembra essere entrato in una fase di logoramento, con entrambe le parti determinate a non cedere.
In questo scenario, la decisione della Russia di ampliare ulteriormente il numero dei coscritti potrebbe essere scambiato per un segnale che il Cremlino si sta preparando a un lungo confronto militare. L’inasprimento delle tensioni con l’Occidente, l’economia sempre più vincolata alla produzione bellica e una popolazione che inizia a mostrare segni di stanchezza sono tutti fattori che potrebbero influenzare il futuro della guerra.
Se la strategia russa di puntare su una mobilitazione crescente si rivelerà efficace o se, invece, contribuirà a un crescente dissenso interno, è una domanda a cui solo i prossimi mesi potranno dare risposta.
Ciò che è certo è che, con 160.000 nuovi giovani sotto le armi, la Russia sta facendo capire al mondo che non ha alcuna intenzione di fermarsi.
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