Oggi: 4 Luglio 2025
3 Aprile 2025
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Guerra in Ucraina: scontro tra accuse e diplomazia mentre Mosca intensifica i bombardamenti

Zelensky guerra in ucraina

Mentre la guerra in Ucraina prosegue senza tregua, anche lo scontro verbale tra i leader dei due Paesi si fa sempre più acceso. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha nuovamente accusato Vladimir Putin di non essere disposto a prendere in considerazione neanche un cessate il fuoco parziale, mentre il Cremlino ha replicato puntando il dito contro Kiev, sostenendo che il governo ucraino rifiuti una soluzione pacifica al conflitto.

Il tutto mentre Mosca intensifica gli attacchi contro obiettivi strategici in Ucraina, compresi i siti energetici, e mentre il negoziatore russo Kirill Dmitriev arriva a Washington per colloqui con l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff.

Zelensky: “Putin non vuole neanche una tregua parziale”

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che il leader russo Vladimir Putin non avrebbe alcun interesse a un cessate il fuoco, neanche parziale. Secondo il capo di Stato ucraino, Mosca starebbe respingendo ogni tentativo diplomatico per porre fine al conflitto.

Sono necessarie pressioni nuove e concrete sulla Russia per instradare questa guerra a una conclusione. Dobbiamo agire rapidamente e non aspettare fino all’11 aprile, quando sarà passato un mese dal rifiuto di Mosca alla proposta americana di una tregua totale, ha dichiarato Zelensky, esortando la comunità internazionale a intervenire con azioni decise.

Le parole del leader ucraino giungono in un momento in cui i bombardamenti russi sul territorio ucraino continuano incessanti, colpendo infrastrutture chiave e obiettivi civili. In particolare, sono stati segnalati attacchi mirati alle infrastrutture energetiche, nonostante l’accordo raggiunto lo scorso 25 marzo per una tregua di 30 giorni nel Mar Nero e per l’esclusione di raid contro le infrastrutture energetiche di entrambe le nazioni.

Mosca intensifica gli attacchi: obiettivi energetici nel mirino

Nelle ultime ore, la Russia ha condotto nuovi attacchi missilistici su diverse regioni ucraine, tra cui Odessa e Sumy. Ci sono stati bombardamenti intensi in diverse zone del Paese, con una nuova ondata di attacchi contro le infrastrutture energetiche, ha affermato Zelensky. Tra gli obiettivi colpiti figura una sottostazione elettrica nella regione di Sumy, danneggiata da un attacco con droni.

Altri raid hanno colpito la regione di Nikopol e Dnipro, dove circa 4.000 persone sono rimaste senza elettricità. A Kryvyi Rig, città natale di Zelensky, un missile balistico ha distrutto edifici residenziali, causando la morte di quattro civili e il ferimento di altri tre. Le autorità locali riferiscono che l’attacco ha provocato ingenti danni e aumentato la tensione nella regione.

L’intensificazione degli attacchi russi suggerisce che Mosca non abbia alcuna intenzione di allentare la pressione militare sull’Ucraina, nonostante gli sforzi diplomatici per raggiungere una tregua almeno temporanea. Il Cremlino, tuttavia, continua a ribadire che sarebbe Kiev a opporsi a un processo di pace.

Le accuse del Cremlino a Zelensky: “Kiev non vuole negoziare”

Il Cremlino ha prontamente risposto alle accuse di Zelensky, affermando che in realtà sarebbe l’Ucraina a non voler prendere in considerazione una risoluzione pacifica del conflitto. Il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ha dichiarato che Putin è “pronto a negoziati pacifici” e che la Russia “sta cercando soluzioni diplomatiche per mettere fine alla guerra”.

“Il presidente Putin rimane aperto a negoziati pacifici e alla risoluzione della questione ucraina attraverso metodi politici e diplomatici. Il fatto che la Russia, in accordo con la parte americana, abbia aderito a una moratoria sugli attacchi alle infrastrutture energetiche ne è la prova più eloquente”, ha affermato Peskov. Tuttavia, ha aggiunto che il governo di Kiev avrebbe mostrato “un’assoluta riluttanza a seguire la stessa strada”.

Il negoziatore russo a Washington: segnali di un possibile dialogo?

Intanto, sul fronte diplomatico, il negoziatore russo Kirill Dmitriev, capo del fondo sovrano RDIF, si trova a Washington per colloqui con Steve Witkoff, inviato della Casa Bianca. La CNN, citando fonti anonime, riferisce che l’obiettivo degli incontri è rafforzare le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Russia e cercare una via d’uscita dal conflitto.

Dmitriev, figura vicina a Putin, è il primo funzionario di così alto livello a recarsi negli Stati Uniti dall’inizio della guerra, avvenuta nel febbraio di tre anni fa. Già a febbraio aveva partecipato ai primi colloqui a Riad tra russi e americani, oltre ad aver lavorato con Witkoff per il rilascio di Marc Fogel, professore americano detenuto in Russia.

La visita di Dmitriev potrebbe essere vista come un segnale di una possibile riapertura del dialogo tra le due superpotenze, anche se al momento non ci sono conferme ufficiali su progressi concreti. Nel frattempo, la Casa Bianca ha reso noto che il presidente Donald Trump si sarebbe detto “frustrato” dalla mancata attuazione di un cessate il fuoco da parte sia di Mosca che di Kiev.

Prospettive future: guerra senza fine o spiragli di pace?

L’attuale situazione sul campo suggerisce che la guerra sia ben lontana dal trovare una soluzione definitiva. Da un lato, l’Ucraina continua a chiedere un intervento più deciso da parte della comunità internazionale per fermare l’aggressione russa, mentre Mosca intensifica gli attacchi strategici per mantenere la pressione su Kiev.

Dall’altro, la diplomazia sembra ancora arrancare. Se da un lato la visita di Dmitriev a Washington potrebbe suggerire la volontà di Mosca di negoziare, le dichiarazioni contrastanti delle due parti fanno emergere un quadro confuso. La Russia afferma di essere aperta al dialogo, ma continua a bombardare l’Ucraina; Kiev chiede un cessate il fuoco, ma non mostra segni di voler accettare condizioni imposte da Mosca.

In questo contesto, l’Europa e gli Stati Uniti si trovano a dover bilanciare il sostegno militare a Kiev con la necessità di evitare un’escalation incontrollata. Mentre i leader mondiali discutono nuove sanzioni e strategie, la popolazione ucraina continua a subire gli effetti devastanti della guerra, con migliaia di sfollati, vittime civili e un’infrastruttura sempre più compromessa.

Per ora, la pace sembra ancora lontana, e il conflitto continua a plasmare il futuro dell’Europa orientale e degli equilibri globali.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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