Un’accusa pesante è arrivata da Kiev: secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ci sarebbero almeno 155 cittadini cinesi attivamente impegnati in Ucraina nel conflitto armato al fianco della Russia. Una dichiarazione che scuote la fragile neutralità diplomatica di Pechino e apre nuovi interrogativi sul coinvolgimento indiretto della Cina nella guerra in Ucraina.
Zelensky ha parlato con toni netti, annunciando che i servizi di intelligence ucraini sono in possesso di dati dettagliati, inclusi passaporti, generalità e provenienza dei cittadini cinesi che combatterebbero nelle fila russe. La notizia è stata accompagnata dalla diffusione di due video che mostrano l’interrogatorio di due presunti combattenti cinesi catturati nella regione del Donbas.
La risposta della Cina è stata prudente: Pechino ha dichiarato di voler verificare le informazioni e ha ricordato che la legge cinese vieta esplicitamente ai propri cittadini di partecipare a conflitti armati all’estero.
Soldati cinesi in Ucraina: le prove di Kiev
Nel corso del suo intervento, Zelensky ha sottolineato che la presenza cinese al fronte non sarebbe episodica né accidentale. Al contrario, l’Ucraina ritiene che i cinesi siano stati reclutati con consapevolezza da parte russa, attraverso campagne di arruolamento diffuse sui social media, in particolare TikTok. Secondo il presidente ucraino, i due prigionieri attualmente sotto custodia facevano parte di un’unità di sei persone.
I due soldati catturati, identificati come Wang Guangjun (nato nel 1991) e Zhang Renbo (1998), hanno raccontato agli inquirenti ucraini la loro esperienza. Il primo ha dichiarato di non aver mai impugnato un’arma prima dell’arrivo in Ucraina e di aver pagato l’equivalente di 2.700 euro a un intermediario per entrare nell’esercito russo. Il secondo ha raccontato di essere stato catturato dopo essere svenuto per l’uso di gas sul fronte.
Un fenomeno non isolato
Non sarebbe la prima volta che Mosca cerca di compensare le perdite al fronte con soldati stranieri. A dicembre 2024, secondo fonti di intelligence ucraina e sudcoreana, un contingente di 11.000 soldati nordcoreani è stato impiegato nella regione russa di Kursk. Quel dispiegamento fu evidente e subito intercettato dai servizi occidentali.
Nel caso cinese, invece, si tratterebbe di una presenza più contenuta e ambigua, forse proprio per evitare l’esposizione internazionale di un coinvolgimento diretto da parte di Pechino. Secondo alcuni osservatori, la Russia starebbe cercando di evitare nuove mobilitazioni interne, sempre più impopolari, affidandosi a forze straniere su base volontaria.
Un documento dell’intelligence ucraina, visionato dal quotidiano Kyiv Independent, parlerebbe di almeno 163 cittadini cinesi già operativi nell’esercito russo ad aprile 2025. In un altro rapporto, emergono foto e dati anagrafici di 13 reclute cinesi arruolate il 2 aprile.
La posizione della Cina: neutralità o ambiguità?
Pechino, almeno ufficialmente, ha mantenuto una posizione di neutralità nel conflitto ucraino, pur mostrando una certa vicinanza diplomatica a Mosca. Tuttavia, la Cina ha tracciato una linea rossa chiara: è contraria all’uso di armi nucleari tattiche da parte della Russia. Un monito che Pechino ha più volte ribadito pubblicamente.
Ora, però, l’eventuale presenza di cittadini cinesi in armi al fronte pone nuove pressioni politiche su Xi Jinping. Se confermata, questa realtà rischia di compromettere seriamente l’immagine internazionale della Cina, soprattutto nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti.
Il caso è destinato a generare tensioni nei prossimi giorni, mentre Kiev attende risposte ufficiali da Pechino. In un conflitto sempre più globale, anche una manciata di soldati può cambiare l’equilibrio diplomatico.
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