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16 Aprile 2025
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Eyal Zamir, nuovo capo dell’esercito israeliano, prepara una guerra lunga e radicale a Gaza

Eyal Zamir
Israel's incoming military chief of staff, Lt. Gen. Eyal Zamir places notes in the Western Wall, the holiest site where Jews can pray, in Jerusalem's Old City on Wednesday, March 5, 2025. (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Eyal Zamir è il nuovo volto alla guida delle forze armate israeliane, e il suo arrivo segna un cambio netto nella strategia militare del Paese. Nominato a febbraio e operativo da marzo dopo le dimissioni del predecessore, Zamir ha già lasciato il segno: è lui l’architetto del piano che ha riacceso l’offensiva nella Striscia di Gaza. Considerato molto vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu, con cui condivide la convinzione che Hamas debba essere annientata militarmente, Zamir punta a una guerra lunga, con una presenza estesa e continua dell’esercito israeliano sul territorio.

Nel suo primo discorso ufficiale, Zamir ha chiarito l’intenzione di proseguire le operazioni nel 2025, definendo l’anno “ancora di combattimento”. A metà marzo, sotto la sua direzione, l’esercito ha rotto il cessate il fuoco con Hamas, rilanciando le incursioni su larga scala e mobilitando migliaia di soldati all’interno della Striscia

Un approccio militare diverso dai predecessori

Zamir, 59 anni, ha trascorso gran parte della sua vita nell’esercito israeliano. Vi è entrato a 14 anni e ha servito in vari scenari, tra cui la guerra in Libano del 1982, operazioni in Cisgiordania e Gaza. Nel 2018, da comandante del fronte sud, gestì la repressione della “Grande marcia del ritorno“, una serie di proteste al confine con Israele in cui furono uccisi 195 palestinesi e feriti oltre 29mila.

Dal 2012 al 2015, fu consigliere per la sicurezza di Netanyahu, un periodo che rafforzò il loro legame politico e personale. Nonostante la sua vicinanza al premier, anche media israeliani solitamente critici hanno riconosciuto la sua preparazione militare.

Ciò che lo rende un’eccezione tra i vertici militari israeliani è la sua provenienza: Zamir non arriva dalle forze speciali, ma dall’unità corazzata. Negli ultimi cinquant’anni, la maggior parte dei capi di stato maggiore israeliani – così come parte della leadership politica, incluso Netanyahu – proveniva dalle forze speciali, con un’impostazione basata su incursioni rapide e mirate, supportate da tecnologie avanzate. Zamir, invece, crede nel ritorno a un impiego più tradizionale dell’esercito, fondato su grandi manovre terrestri e controllo fisico del territorio.

Un piano per l’occupazione della Striscia e il controllo degli aiuti

Zamir intende rivoluzionare la condotta militare di Israele a Gaza. Il suo piano, già in atto, prevede l’invio massiccio di truppe nella Striscia, non per operazioni mirate e temporanee, ma per una presenza permanente. L’obiettivo è l’occupazione militare del territorio, con Israele che gestirebbe direttamente la distribuzione degli aiuti umanitari, oggi in gran parte affidata a ONG e agenzie internazionali.

Secondo Zamir, solo una presenza militare prolungata e totale potrà garantire la sconfitta definitiva di Hamas, un traguardo che, dopo un anno e mezzo di guerra, non è ancora stato raggiunto. Una visione che si discosta nettamente da quella dei precedenti vertici militari israeliani, più inclini a considerare la distruzione completa di Hamas come un obiettivo irrealistico.

Durante il conflitto iniziato a ottobre 2023, molti generali avevano spinto per un compromesso diplomatico. Zamir, al contrario, sostiene che con l’approccio giusto – occupazione del territorio e rottura del modello “incursione e ritiro” – la promessa di Netanyahu di una “vittoria totale” sia concretamente raggiungibile.

Dubbi e critiche sulla strategia a lungo termine

Nonostante il sostegno del governo, molti esperti militari restano scettici sul piano di Zamir. Una presenza continuativa nella Striscia, avvertono, aumenterebbe significativamente i rischi per i soldati israeliani e le vittime civili palestinesi. Haaretz, uno dei principali quotidiani israeliani, ha riportato che Zamir ha promesso ai ministri la “distruzione completa” delle capacità militari e del controllo di Hamas su Gaza. Ma la stessa testata, come altri osservatori internazionali, dubita della fattibilità di questo scenario.

Con Zamir al comando, Israele sembra dunque orientato verso una fase di conflitto ancora più prolungata e brutale, che rischia di ridefinire in modo permanente la relazione tra Gaza e lo Stato israeliano. Una scelta che, nei prossimi mesi, potrebbe avere conseguenze pesanti sia sul campo di battaglia che sul piano diplomatico.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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