Oggi: 3 Luglio 2025
1 Maggio 2025
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Incendi a Gerusalemme, Hamas: “Bruciate foreste e case per vendicare Gaza”

incendi Gerusalemme Hamas

Una nuova ondata di tensione ha colpito Israele nelle ultime ore, non solo sul fronte militare, ma anche su quello ambientale. Gli incendi a Gerusalemme e nelle zone circostanti stanno devastando le colline e le foreste, mettendo in pericolo abitazioni, infrastrutture e vite umane. Il governo israeliano ha dichiarato lo stato di “emergenza nazionale”, mentre sui social media si moltiplicano messaggi che sembrano incoraggiare atti incendiari come forma di vendetta per la situazione a Gaza.

Incendi Gerusalemme Hamas: la strategia del fuoco come vendetta

Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, Hamas, attraverso un messaggio pubblicato sul proprio canale Telegram, ha esortato i giovani palestinesi residenti in Cisgiordania, a Gerusalemme e persino all’interno di Israele a incendiare boschi, foreste e proprietà dei coloni. “Bruciate tutto ciò che potete… Gaza attende la vendetta dei liberi”, si legge nel messaggio, che richiama una narrativa di resistenza e risposta alle operazioni militari israeliane. Questo appello si inserisce nel contesto della guerra iniziata il 7 ottobre 2023 con l’attacco noto come “Diluvio di Al-Aqsa”.

Anche il canale ‘Jenin News Network’ ha diffuso appelli simili, incitando la popolazione palestinese a incendiare le aree boschive vicine agli insediamenti israeliani. Sebbene queste comunicazioni avvengano tramite canali digitali, il loro impatto sul terreno si sta facendo concreto, come dimostrano i numerosi incendi a Gerusalemme e nelle aree circostanti scoppiati nelle ultime ore.

Evacuazioni e caos: le conseguenze degli incendi a Gerusalemme

Questa mattina, vaste zone intorno alla capitale israeliana sono state colpite da fiamme che si sono propagate rapidamente. I vigili del fuoco, coadiuvati dalla protezione civile e dalle forze armate, sono impegnati su più fronti per contenere l’emergenza. Le immagini condivise sui social mostrano scene drammatiche: colonne di fumo, veicoli bloccati dal fuoco e cittadini evacuati in fretta dalle proprie case.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha chiesto ufficialmente l’intervento dell’esercito per sostenere le operazioni di spegnimento. “Siamo in una situazione di emergenza nazionale e dobbiamo mobilitare tutte le risorse disponibili per salvare vite e controllare le fiamme”, ha dichiarato. L’ampiezza dell’emergenza ha spinto le autorità a valutare anche la richiesta di aiuti internazionali.

Le località più colpite dagli incendi a Gerusalemme includono Neve Ilan, Shoresh, Nataf e Yad Hashmona. In queste comunità, gli abitanti sono stati evacuati per motivi di sicurezza. Anche la viabilità è stata fortemente compromessa: un tratto dell’autostrada principale che collega Tel Aviv a Gerusalemme è stato temporaneamente chiuso, creando disagi e ostacolando i soccorsi.

Le fiamme hanno raggiunto anche aree naturali di pregio ambientale come la riserva di HaMasrek, dove i pompieri stanno concentrando le operazioni con il supporto di mezzi aerei. Altri incendi sono stati segnalati a Latrun, Neve Shalom, nella foresta di Eshtaol, a Mevo Horon, Beit Meir, Mesilat Zion e vicino a una stazione di servizio a Sha’ar Hagai. Alcune di queste zone sono particolarmente sensibili sia dal punto di vista geografico che simbolico, essendo situate in prossimità di insediamenti israeliani.

Sui social media, il fenomeno è stato ribattezzato da alcuni utenti come le “Fiamme del Diluvio”, un chiaro riferimento all’attacco del 7 ottobre. Questo tipo di narrazione, fortemente simbolica, contribuisce ad aumentare la tensione e a legittimare atti che rischiano di compromettere gravemente la sicurezza e l’ambiente.

Secondo fonti ufficiali, al momento non si registrano vittime, ma la situazione rimane critica. I venti potrebbero alimentare nuovi focolai, rendendo ancora più difficile l’opera di contenimento. Volontari si sono uniti ai soccorsi, aiutando nell’evacuazione di residenti ed escursionisti rimasti intrappolati nelle aree coinvolte.

Il ricorso agli incendi come forma di protesta o vendetta segna una nuova fase del conflitto israelo-palestinese, dove la guerra assume anche una dimensione ecologica e psicologica. Gli incendi a Gerusalemme rappresentano un ulteriore fronte nella lotta, capace di colpire in modo indiretto ma devastante.

L’utilizzo dei social media per diffondere messaggi di incitamento alla violenza pone infine seri interrogativi sulla responsabilità delle piattaforme digitali e sulla necessità di un controllo più efficace. Le autorità israeliane stanno considerando nuove misure per contrastare questa forma di propaganda, consapevoli che la minaccia non è solo militare, ma anche comunicativa.

Israele, intanto, resta in allerta, affrontando un conflitto complesso che si combatte con armi diverse: bombe, simboli e ora anche con il fuoco.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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