Oggi: 4 Luglio 2025
2 Maggio 2025
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L’accordo tra Stati Uniti e Ucraina sulle risorse naturali: implicazioni strategiche e scenari futuri

accordo Stati Uniti Ucraina
President Donald Trump welcomes Ukraine President Volodymyr Zelenskyy at the White House in Washington, Friday, Feb. 28, 2025. (AP Photo/Ben Curtis)

Un nuovo e significativo capitolo si apre nei rapporti tra Washington e Kiev, con la firma di un accordo che segna un punto di svolta nella cooperazione economica e strategica tra i due Paesi. L’intesa riguarda lo sviluppo congiunto delle risorse naturali dell’Ucraina, incluse componenti critiche come grafite, alluminio, petrolio e gas naturale, e rappresenta una svolta tanto sul piano economico quanto su quello geopolitico.

Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato l’accordo durante un’intervista rilasciata all’emittente NewsNation, dichiarando di aver convinto personalmente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad accettare i termini dell’intesa. L’incontro decisivo tra i due leader si è svolto in Vaticano, in occasione della cerimonia funebre per Papa Francesco. In quell’occasione, secondo Trump, sarebbe stato chiaro a Zelensky che l’accordo rappresentava “una buona cosa” in un contesto in cui la Russia, per dimensioni e potere militare, rappresenta una minaccia superiore. L’ex presidente americano ha inoltre affermato che, grazie a questo accordo, gli Stati Uniti potrebbero addirittura recuperare più dei 350 miliardi di dollari spesi durante l’amministrazione Biden per il sostegno militare a Kiev.

Da parte sua, Zelensky ha commentato con toni ottimistici l’intesa, definendola “giusta e bilanciata” e sottolineando che il processo negoziale ha portato a modifiche significative rispetto alla prima bozza. Nel suo messaggio su Telegram, il presidente ucraino ha dichiarato che l’accordo permette “importanti investimenti nel Paese”, contribuisce alla modernizzazione delle infrastrutture produttive e introduce uno strumento innovativo di cooperazione economica: il Recovery Fund. Questo fondo, frutto di una gestione condivisa tra USA e Ucraina, non comporta l’assunzione di debito per Kiev e punta a investimenti diretti, anziché a finanziamenti a prestito. Secondo Zelensky, si tratta del primo risultato concreto del colloquio avvenuto in Vaticano, che apre le porte ad ulteriori sviluppi nella cooperazione bilaterale.

L’intesa è ora destinata ad approdare alla Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, per la ratifica. L’urgenza con cui il governo ucraino intende procedere conferma l’importanza strategica attribuita all’accordo, che promette di portare capitali, know-how tecnologico e supporto militare in un momento di grande instabilità.

Non sono mancate, ovviamente, le reazioni da Mosca. Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, ha criticato duramente l’accordo, definendolo una forma di pagamento “in natura” da parte di un Paese, l’Ucraina, “in via di estinzione”. Medvedev ha accusato Washington di voler monetizzare l’assistenza militare ottenendo il controllo indiretto delle ricchezze naturali ucraine. Ha inoltre collegato l’accordo alla crescente ostilità del Congresso USA verso la Russia, preannunciando nuove sanzioni economiche.

Sul fronte americano, invece, l’accordo è stato accolto come un importante passo diplomatico. Il segretario di Stato Marco Rubio lo ha definito “una pietra miliare” verso la fine del conflitto in Ucraina, mentre il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha affermato che la partnership dimostra il comune impegno verso una “pace duratura e una prosperità condivisa”.

L’accordo è stato firmato dopo settimane di negoziati e rappresenta una svolta dopo il precedente fallimento di un’intesa simile, naufragata in seguito a un incontro teso tra Trump, il vicepresidente Vance e Zelensky alla Casa Bianca. All’epoca, il presidente americano aveva accusato il suo omologo ucraino di non aver preso decisioni pragmatiche, in particolare riguardo alla Crimea. Ora, grazie al cambio di scenario e al contesto più solenne dell’incontro in Vaticano, i due leader sembrano aver trovato un terreno comune.

I contenuti dell’accordo, resi noti dalla ministra dell’Economia ucraina Yulia Svyrydenko, chiariscono che le risorse naturali del Paese rimarranno sotto sovranità nazionale: l’Ucraina continuerà a detenere la piena proprietà del proprio sottosuolo, comprese le aree marine, e manterrà il controllo sulle decisioni estrattive. Il Recovery Fund, lo strumento finanziario chiave dell’intesa, sarà gestito in parti uguali dai due Stati, con un modello decisionale condiviso che esclude diritti di veto o quote maggioritarie.

Inoltre, l’accordo garantisce che non vi saranno privatizzazioni delle imprese strategiche, come Ukrnafta o Energoatom, che resteranno in mano pubblica. Un altro elemento fondamentale riguarda l’assenza di nuovi debiti: il fondo riceverà finanziamenti esclusivamente dalle nuove licenze minerarie e nel settore energetico, mentre i progetti precedenti non saranno coinvolti.

Gli Stati Uniti si impegnano inoltre a garantire l’accesso a tecnologie avanzate e a facilitare investimenti da parte di partner occidentali. Non mancherà nemmeno il supporto militare: parte delle risorse USA sarà destinata a strumenti di difesa che contribuiranno alla sicurezza nazionale ucraina. L’obiettivo finale è quello di assicurare a Kiev una base economica solida e autonoma per ricostruire il Paese e prepararlo a un futuro più stabile, anche in ottica di integrazione euro-atlantica, che l’accordo non ostacola in alcun modo.

In conclusione, l’intesa sulle “terre rare” – o meglio sulle risorse strategiche dell’Ucraina – è il simbolo di una nuova fase nella cooperazione tra Washington e Kiev, che si fonda su principi di parità, rispetto della sovranità e vantaggi reciproci. Si tratta di un progetto ambizioso, che segna il passaggio dal semplice supporto militare a una vera e propria alleanza economica per la ricostruzione e la resilienza di un Paese al centro di uno dei conflitti più drammatici del XXI secolo.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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