Sabato sera, con un intervento televisivo inusuale e dai toni insolitamente concilianti, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato di voler avviare negoziati diretti con l’Ucraina, proponendo come sede Istanbul e come data il prossimo 15 maggio. La mossa arriva a sorpresa, in un momento in cui crescono le pressioni internazionali sulla Russia, dopo settimane di scontri e un nuovo appello europeo a favore di un cessate il fuoco.
L’apertura di Putin e il riferimento al 2022
Nel suo discorso, Putin ha parlato di «una pace duratura» e ha sottolineato che i negoziati non dovrebbero iniziare da condizioni predefinite. La scelta di Istanbul non è casuale: richiama i colloqui avviati nel marzo 2022, nelle prime settimane dell’invasione russa dell’Ucraina. Quei negoziati, sostenuti anche da mediazione turca, si erano arenati su questioni cruciali come la neutralità militare dell’Ucraina e il futuro dei territori occupati, senza mai affrontare apertamente la questione del ritiro russo.
La risposta di Zelensky e il nodo del cessate il fuoco
La reazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivata nella mattinata di domenica, con un post sui social. Zelensky ha definito quella di Putin una proposta da considerare positivamente, ma ha ribadito che l’Ucraina è disposta a sedersi al tavolo solo dopo l’avvio di un cessate il fuoco. È una posizione coerente con quanto affermato nei mesi scorsi e ripresa anche da diversi capi di governo europei in visita a Kiev o collegati in videoconferenza nelle ultime ore.
La richiesta ucraina di fermare le ostilità per almeno trenta giorni è stata appoggiata da Francia, Germania, Regno Unito e Polonia, e sostenuta anche dagli Stati Uniti, in particolare dal presidente Donald Trump, che ha rilanciato l’urgenza di una “pausa umanitaria” nei combattimenti.
L’Europa spinge per la tregua, Mosca prende tempo
La proposta russa arriva poche ore dopo l’annuncio del piano europeo per un cessate il fuoco temporaneo. Secondo fonti diplomatiche, i leader dell’Unione avevano collegato esplicitamente l’attuazione del cessate il fuoco alla possibilità di evitare un inasprimento delle sanzioni contro Mosca. Putin non ha accettato formalmente la tregua, ma ha lasciato aperto uno spiraglio, dichiarando che la Russia potrebbe valutare la sospensione dei combattimenti solo dopo l’inizio effettivo dei negoziati tra Russia e Ucraina.
In sostanza, il Cremlino sembra voler invertire l’ordine delle condizioni poste da Kiev e dall’Europa, chiedendo prima i colloqui e poi la possibile tregua.
La reazione internazionale: cautela e interesse
Le reazioni internazionali sono state prudenti ma interessate. Trump, sul suo social Truth, ha commentato l’annuncio parlando di «un giorno potenzialmente storico per la Russia e per l’Ucraina». Emmanuel Macron ha espresso moderato ottimismo, mentre il primo ministro britannico ha dichiarato che ogni segnale di disponibilità «va verificato con attenzione, ma non ignorato».
Al momento non è chiaro se l’invito russo a Istanbul rappresenti un vero cambio di rotta o un tentativo di guadagnare tempo, evitando nuove misure punitive da parte dell’Occidente e cercando di presentarsi come parte proattiva nel percorso diplomatico.
Istanbul come simbolo e strategia
L’idea di tornare a Istanbul per rilanciare i negoziati tra Russia e Ucraina ha un forte valore simbolico: nel 2022, la capitale turca aveva ospitato una delle poche fasi di dialogo reale tra le parti. Anche se quei colloqui si interruppero bruscamente, Ankara continua a essere vista da Mosca come un interlocutore affidabile e non apertamente schierato con Kiev.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che nei giorni scorsi aveva rilanciato il proprio ruolo di mediatore, potrebbe ottenere un ritorno diplomatico importante se riuscisse a portare le parti a dialogare davvero.
Un’occasione fragile, ma rilevante
La situazione resta estremamente fluida. L’annuncio russo non prevede impegni concreti né dettagli su eventuali punti in discussione. Zelensky, dal canto suo, continua a chiedere garanzie preliminari, prima fra tutte la sospensione degli attacchi contro le città ucraine. La distanza tra le posizioni è ancora significativa, ma il solo fatto che si torni a parlare di negoziati tra Russia e Ucraina, con un luogo e una data precisa, rappresenta un’evoluzione nel quadro diplomatico degli ultimi mesi.
La sfida, ora, sarà capire se dietro la proposta russa c’è un reale interesse a trattare o semplicemente una manovra per disinnescare la pressione esterna e prendere tempo sul campo di battaglia.
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