Una guerra che si trasforma in attrazione turistica alle porte di Gaza. Vite di uomini, donne e bambini che diventano un “divertimento” accessibile ai turisti sulle colline vicino alla Striscia di Gaza.
“Un tour unico di 1 giorno che ti permetterà di assistere in prima persona e ricordare gli eventi e gli orrori del 7 ottobre al confine di Gaza e alla busta di Gaza”, queste sono le informazioni nella panoramica dell’avviso di Tripadvisor mentre sponsorizza uno dei tour e questa scena macabra e desolante ha ancora un suo seguito nella cosiddetta “Gaza Envelope”, area a sud di Israele che si trova entro circa dieci chilometri dal confine con la Striscia di Gaza,non risparmiandosi dalle aspre critiche.
Successivamente agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, questa zona di tensioni si è trasformata in una vera e propria attrazione pubblica: visite guidate, per turisti israeliani ed internazionali, sono state organizzate da agenzie rinomate – quali Royal Villa Netivot, Bein Harim Israel Tours, Abraham Tours – per concentrare i turisti sulle conseguenze degli attacchi sulle comunità locali, ignorando le crudeltà successive a quell’attacco portate avanti dagli israeliani nei confronti dei palestinesi.
Per un costo di 150 euro a persona, si ha dunque accesso ad un tour guidato con l’obiettivo di mostrare al mondo le difficoltà attraversate dagli israeliani e valorizzando così il loro ritorno ad una vita normale nonostante le vicissitudini e i morti.
Un turismo fondato sulla sofferenza altrui, e solo ora se ne inizia a parlare.
Il tripadvisor dell’orrore
Le prime notizie riguardanti questo business dell’orrore ci arrivano dal reportage del canale spagnolo Cuatro (canale televisivo spagnolo privato generalista), e i commenti a riguardo non si sono fatti attendere. Un luogo che viene sponsorizzato come luogo di ottimismo e di riflessione per i giovani turisti, nasconde tuttavia opinioni personali che vanno in netto contrasto con quello che doveva essere il suo obiettivo.
Non un unico posto turistico
La bufala del “ponte tra comunità” che questo turismo vorrebbe portare non nasconde altro che una banalizzazione della violenza di guerra, oltre ogni morale esistente. E il fenomeno di questo turismo non si ferma solo al confine israeliano, ma è anche arrivato anche nei territori siriani occupati dagli israeliani.
A riguardo di ciò, il reportage spagnolo, mette in evidenza come le basi israeliane, in violazione del diritto internazionale, presenti sulle alture del Golan, abbiano aperto le porte ai turisti israeliani per sostenere i militari ed osservare, in prima persona, le manovre militari perpetrate contro Gaza. I doni e gli omaggi dei turisti ai militari svolgerebbero dunque il compito di promuovere e supportare le loro azioni, come un incoraggiamento della popolazione.
Le testimonianze
Dalle testimonianze degli intervistati israeliani nel Gaza Envelope, grazie al reportage della giornalista spagnola Laura Escudero, le riflessioni di pace fra i popoli si confondono facilmente con inneggi alla “disumanità” del popolo palestinese. “Non abbiamo scelta, dobbiamo combattere. Non sono esseri umani. Sono mostri. Dobbiamo distruggerli. O loro o noi”.
Queste sono le parole che risuonano apertamente al pubblico mentre, in lontananza, bombardamenti ancora colpiscono i cittadini innocenti di Gaza, in una guerra che ha devastato il 70% percento di siti culturali e che ha ridotto migliaia di case in un cumolo di macerie. In circa un anno e mezzo di conflitto, oltre 53.000 persone hanno perso la vita sotto i bombardamenti israeliani e sono oltre 120.000 i feriti.
Nessuno sembra allarmarsi abbastanza di come questo fenomeno di turismo dell’orrore rispecchi una visione completamente distorta della vita umana nel conflitto tra Israele e Palestina: una popolazione che vive in condizioni disumane, privata dei beni essenziali e dagli aiuti umanitari che da oltre 70 giorni non hanno più l’accesso alla striscia di Gaza. Questo giunge in netto contrasto con la curiosità morbosa e patriottica da parte di turisti israeliani e non che non badano ad un possibile peso morale nell’usare un genocidio come fonte di lucro e spettacolo.
Sui social media, in particolare X e Instagram, si è iniziato a parlare di vero e proprio affronto ad una popolazione, che sembra portarci sempre più lontani dall’appello di pace lanciato anche dal capo dei soccorsi delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, per prevenire il genocidio a Gaza.
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