Oggi: 18 Agosto 2025
9 Giugno 2025
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Intercettata in mare la Madleen, la nave di attivisti in rotta verso Gaza

attivisti gaza

Nelle ultime ore, le forze navali israeliane hanno intercettato e bloccato una piccola imbarcazione diretta verso la Striscia di Gaza. Si tratta della Madleen, una barca gestita dalla Freedom Flotilla Coalition, organizzazione internazionale che da anni cerca di rompere simbolicamente il blocco imposto da Israele sul territorio palestinese. A bordo c’erano dodici attivisti, tra cui la nota attivista ambientale Greta Thunberg e l’europarlamentare francese Rima Hassan.

La nave era salpata dal porto di Catania il 1° giugno con l’intenzione di portare beni di prima necessità — cibo, medicinali e materiali sanitari — alla popolazione gazawi, provata da mesi di guerra, blocchi e crisi umanitaria. Secondo quanto riferito dagli organizzatori, la Madleen è stata abbordata in acque internazionali, a nord della costa egiziana.

Abbordaggio e sequestro: cosa è successo

Le autorità israeliane hanno preso il controllo dell’imbarcazione senza scontri fisici, secondo quanto riportato dalla stessa Freedom Flotilla. La Madleen è stata successivamente rimorchiata fino al porto di Ashdod, in territorio israeliano, dove attualmente si trova sotto sequestro. I passeggeri sono stati fermati e sottoposti a controlli; si prevede che verranno presto espulsi e rimpatriati nei rispettivi Paesi.

Israele ha pubblicato un video che mostra alcuni membri dell’equipaggio ricevere generi alimentari a bordo di una motovedetta militare, nel tentativo di presentare l’intervento come non violento. Tuttavia, per la Freedom Flotilla, si è trattato di una violazione del diritto internazionale, poiché l’abbordaggio sarebbe avvenuto fuori dalle acque territoriali israeliane, e in assenza di reali minacce alla sicurezza.

Chi c’era a bordo

Oltre a Greta Thunberg, figura centrale del movimento globale contro il cambiamento climatico, sulla Madleen era presente anche Rima Hassan, europarlamentare francese di origine palestinese eletta nel 2024. Gli altri attivisti provenivano da diversi Paesi, tutti impegnati in cause umanitarie o nella difesa dei diritti umani. Il loro intento dichiarato era quello di attirare l’attenzione internazionale sulla situazione umanitaria di Gaza e denunciare l’uso politico del blocco da parte di Israele.

La crisi umanitaria nella Striscia

Tra marzo e maggio 2025, Israele ha completamente interrotto l’ingresso di cibo, carburante e medicinali nella Striscia di Gaza, aggravando una crisi già profonda. Sebbene negli ultimi giorni alcuni rifornimenti siano ripresi, le quantità restano estremamente limitate e insufficienti per una popolazione allo stremo.

I convogli di aiuti oggi passano attraverso la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un organismo istituito da Israele per gestire la distribuzione di beni essenziali. Ma la fondazione è accusata da diverse organizzazioni internazionali di essere un mezzo di controllo politico ed economico sulla popolazione palestinese. Intorno ai suoi centri di distribuzione, inoltre, si registrano regolarmente episodi di violenza: secondo varie fonti, le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco più volte per disperdere folle affamate.

Precedenti e tensioni

Non è la prima volta che la Freedom Flotilla Coalition tenta di portare aiuti via mare a Gaza. A maggio, un’altra imbarcazione collegata alla rete era stata danneggiata da un attacco al largo di Malta, probabilmente da un drone. Nessuna responsabilità è stata rivendicata ufficialmente, ma l’organizzazione ha puntato il dito contro Israele.

Il caso più noto risale però al 2010, quando una flottiglia di sei navi, tra cui la Mavi Marmara, fu assalita in acque internazionali da commando israeliani. A bordo c’erano circa 600 attivisti. L’operazione si concluse tragicamente con la morte di 10 persone e decine di feriti. Anche in quell’occasione, la missione aveva scopi umanitari, ma si scontrò con la politica di chiusura e controllo delle frontiere marittime attuata da Israele.

Un blocco sempre più contestato

Il blocco di Gaza, imposto da Israele nel 2007 dopo la presa del potere da parte di Hamas, è oggetto di pesanti critiche da parte della comunità internazionale. Organizzazioni come ONU, Amnesty International e la Croce Rossa lo definiscono una forma di punizione collettiva in violazione del diritto umanitario internazionale.

Negli ultimi mesi, la pressione globale è aumentata anche a causa delle conseguenze della guerra in corso e del collasso delle infrastrutture civili nella Striscia. Ospedali, scuole, sistemi idrici ed energetici sono allo stremo. In questo contesto, le iniziative come quella della Madleen assumono un forte valore simbolico e politico.

E adesso?

Le autorità israeliane non hanno ancora fornito una data precisa per il rimpatrio degli attivisti, ma secondo fonti diplomatiche le operazioni dovrebbero concludersi nel giro di pochi giorni. Intanto, la Madleen resta sequestrata ad Ashdod, e non è chiaro se verrà restituita all’organizzazione.

Nel frattempo, la Freedom Flotilla Coalition ha annunciato nuove missioni per l’estate, dichiarando che “non saranno fermati né dal mare né dalle minacce”. La vicenda Madleen è solo l’ultimo capitolo di un lungo braccio di ferro tra società civile internazionale e governo israeliano, che continua a utilizzare il controllo marittimo come strumento strategico nella gestione del conflitto.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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