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ETTORE MAJORANA: il mistero della fisica italiana

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ETTORE MAJORANA: il mistero della fisica italiana 

“Egli venne all’Istituto di via Panisperna e fu accompagnato da Segrè nello studio di Fermi ove si trovava anche Rasetti. Fu in quell’occasione che io lo vidi per la prima volta. Di lontano appariva smilzo, con un’andatura timida e quasi incerta; da vicino si notavano i capelli nerissimi, la carnagione scura, gli occhi vivacissimi e scintillanti: nell’insieme l’aspetto di un saraceno.” […]

(Edoardo Amaldi, descrivendo il primo incontro con Majorana)

Del caso di Majorana, noto fisico italiano dei primi del Novecento, se ne sono riempiti i giornali per più di un secolo, ma l’interrogativo sulla scomparsa dell’allora trentaduenne professore è rimasto sempre lo stesso: che fine ha fatto Ettore Majorana?

La vita di un giovanissimo prodigio

Nato a Catania nel 1906, Ettore Majorana viene da subito inserito in un contesto familiare molto in vista nella Sicilia di inizio secolo: il nonno paterno, Salvatore Majorana, venne eletto deputato per la Sinistra dopo una brillante carriera come professore ordinario all’Ateneo di Messina e successivamente quello di Catania. 

I figli di Salvatore non furono da meno nel mantenere importante il nome della famiglia Majorana. 

Quirino, zio di Ettore e con cui scambierà una fitta corrispondenza scientifica, si laurea dapprima in Ingegneria a soli 19 anni, e successivamente in Scienze Fisiche e Matematiche a 21, diventando professore di fisica sperimentale alla cattedra dell’Università di Bologna e presidente della Società Italiana di Fisica dal 1925 al 1947. La passione politica del nonno paterno venne portata avanti dallo zio Angelo che, alla precocissima età di 16 anni, è già dottore in legge conseguendo subito la libera docenza e vincendo ben tre concorsi di cattedra a Messina, Catania e Pavia per Diritto Costituzionale. 

Il padre di Ettore, Fabio Massimo, non fu da meno nel mostrare una spiccata attitudine agli studi. Laureatosi appena diciannovenne in Ingegneria, e successivamente in Scienze Fisiche e Matematiche, come il fratello Quirino, diventa presto un esperto in telefonia, strumento considerato all’apice della scienza comunicativa d’allora. Ciò gli permetterà di lavorare come Ispettore per il Ministero delle Telecomunicazioni. 

Non è dunque un caso se Ettore Majorana fosse destinato ad un futuro di successo. Dopo gli studi classici liceali, s’iscrisse all’Università presso la facoltà di Ingegneria, forse per seguire le orme dei suoi parenti, ma il suo parere cambiò presto quando venne convinto dal collega Segré che Fisica fosse l’unica facoltà adatta a lui, sotto l’invito caloroso di Enrico Fermi, da poco professore di Fisica Teorica.

Da quel momento inizia la vera vita di Ettore Majorana. 

I ragazzi di via Panisperna 

“Un giorno, Majorana chiese a Fermi di rivedere il foglio con le sue approssimazioni sul “potenziale universale di Fermi”, basate su calcoli meccanici. Quindi, all’indomani, si presentò con un foglio suo, completo, con i medesimi valori calcolati durante la notte. Conclude che le cifre di Fermi sono corrette… e se ne va.”

(Amaldi, membro ufficiale dei ragazzi di via Panisperna)

I ragazzi di Via Panisperna

I rapporti scientifici tra Enrico Fermi e Majorana sono tra i più intensi nell’ambito della fisica italiana. L’ingresso del giovane Majorana nel gruppo di promesse della fisica a Roma (gruppo noto come Ragazzi di Via Panisperna) permise a Fermi di intuire appieno il genio di Majorana, tanto da paragonarlo a Newton o Galileo. 

Ciò che colpì quasi più delle sue abilità matematiche fu l’estrema timidezza del giovane Ettore. I rapporti con l’intero gruppo furono messi a dura prova dal carattere chiuso e considerato “giudicante” di Majorana. Questo gli valse presto il titolo di “Grande Inquisitore” all’interno del gruppo, mettendo in difficoltà tutti quanti all’interno del gruppo, persino lo stesso Fermi. 

Nonostante la sua estrema timidezza e riluttanza nella pubblicazione delle sue scoperte – ritenute da Majorana stesso “troppo poco perfette” per essere pubblicate – il giovane prodigio si laureò in fisica in poco meno di due anni, con una tesi sulla teoria quantistica dei nuclei radioattivi e avendo come relatore lo stesso Fermi. 

Nella sua breve carriera non scrisse se non una decina di articoli, ma nonostante ciò, il suo contributo risultò fondamentale agli studi del gruppo di via Panisperna grazie all’avanzamento da parte di Majorana dell’ipotesi di un nucleo formato da protoni e neutroni che interagiscono tra di loro grazie a forze di scambio (teoria a cui arrivò parallelamente il fisico tedesco Heisenberg, che fu il primo a pubblicarla). 

Questi primi successi gli permisero in poco tempo di aggiudicarsi la cattedra di fisica teorica presso l’Università di Napoli nel 1938. Ma fu proprio l’amata città di Napoli a segnarlo per sempre.

“Chi l’ha visto?”: scomparso o suicida?

Nel 1938, le pagine dei giornali si riempirono in poco tempo del nome di Ettore Majorana, ma non come sperato dal popolo italiano e l’intera comunità scientifica internazionale:

“Ettore Majorana, ordinario di fisica teorica all’Università di Napoli, è misteriosamente scomparso dagli ultimi di marzo. Di anni 31, alto metri 1,70, snello, con capelli neri, occhi scuri, una lunga cicatrice sul dorso di una mano. Chi ne sapesse qualcosa è pregato di scrivere al R. P. R. Marianecci, Viale Regina Margherita 66 – Roma.” 

(Sezione Chi l’ha visto di diverse testate italiane)

Il primo allarme venne lanciato dai familiari che, a conoscenza della volontà del giovane fisico di ritornare in Sicilia dalla famiglia per un fine settimana, ricettero una lettera che non fece altro che far presagire il peggio:

«Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all’uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi.» 

Queste sono le parole ritrovate nella lettera scritta da Ettore Majorana e indirizzate alla famiglia. Non fu l’unica lettera che Majorana inviò: l’allora direttore dell’Istituto di Fisica di Napoli, il professor Carrelli, ricevette una lettera di Ettore il 25 marzo 1938; stesso giorno in cui Majorana partì da Napoli con un piroscafo della Tirrenia alla volta di Palermo. 

«Caro Carrelli, ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto, particolarmente a Sciuti; dei quali tutti conserverò un caro ricordo almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo.»

Nonostante il tono assai allarmante di questa lettera, né segui, il giorno dopo, un telegramma per il professor Carrelli, ancora ignaro della prima lettera. Il telegramma riportava solo: “Non allarmarti. Segue lettera. Majorana”.

«Caro Carrelli, Spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all’insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli.»

Tuttavia, in quell’albergo Bologna a Napoli, Majorana non vi tornò più. Di lui si persero le tracce il 27 marzo 1938, dopo esser salito su un piroscafo dalla Sicilia fino a Napoli. Per le autorità non ci sono dubbi: Majorana è morto suicida dopo essersi gettato in mare. 

Tuttavia, vi sono ancora dense ombre sul possibile suicidio di Majorana. Dapprima, il giorno precedente alla sua partenza da Napoli, Majorana avrebbe ritirato dalla banca tutti i suoi averi, portando con sé anche il passaporto. In aggiunta a ciò, venne riferito alla polizia del suo avvistamento da parte del professor Vittorio Strazzeri dell’Università di Palermo, che lo vide a bordo del piroscafo il 27 marzo, in prossimità dell’attracco di Napoli. 

Insieme alla teoria di un possibile suicidio, prese presto piede l’idea che Majorana avesse intrapreso la vita monastica a Roma o in Calabria; idea fomentata dal libro “La Scomparsa di Majorana” di Leonardo Sciascia. Per ottenere una prova della veridicità di questa teoria, la stessa famiglia Majorana scrisse una lettera a Papa Pio XII Pacelli con lo scopo di sapere direttamente dal Vaticano se Ettore fosse ancora vivo oppure no.

Non ebbero mai risposta. 

Come non si ebbe risposta su un possibile ritorno di Majorana in Germania (già visitata grazie a una borsa di studi governativa), al servizio dei nazisti insieme ad una sua probabile fuga in Argentina alla fine del conflitto mondiale.

Ma è stato negli anni recenti che il destino del giovanissimo fisico scomparso ha preso una piega del tutto inaspettata.

Una possibile ricomparsa: il miracolo della nuova indagine

Con l’avvento del nuovo millennio, le voci su Ettore Majorana si erano affievolite, ma mai del tutto scomparse. 

A 70 anni dalla sua scomparsa, nel 2008, arriva una strana chiamata alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, condotta allora da Federica Sciarelli

Al telefono, la voce di un uomo anziano, Francesco Fasani, italiano emigrato in Venezuela a metà degli anni cinquanta. Secondo la testimonianza di Fasani, quest’ultimo avrebbe a lungo intrattenuto rapporti con Majorana, anche se questi non aveva mai dichiarato pubblicamente la sua identità, facendosi chiamare Signor Bini. A riprova delle affermazioni di Fasani venne mostrata una foto che li ritraeva insieme; foto analizzata dalla magistratura italiana e che dimostrerebbe come il Sig. Bini possa effettivamente essere stato Majorana. 

Ciononostante, le sue tracce di disperdono dopo un certo punto, lasciando ancora un alone di mistero sulla fine del giovane fisico italiano. 

Ciò che rimane di un caso di cronaca

Nonostante la miriade di ipotesi fatte sul caso di Ettore Majorana, la sua scomparsa in quella notte di marzo del 1938 rimane ancora un caso aperto e affascinante per molti. 

Come può una persona così nota semplicemente sparire? Eppure, è stato proprio così. Majorana è svanito come una nuvola dopo un temporale, lasciandoci la sua genialità sulle teorie nucleari, ma con tanti interrogativi su cosa avrebbe potuto scoprire ancora.

Su come il mondo, magari, sarebbe stato diverso se lui fosse rimasto ancora un po’ con noi. 

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Pavese, classe 2005. Ha intrapreso un percorso di studi in Psicologia, che ha abbandonato per iscriversi a Lettere Moderne presso l’Università di Torino, legandosi al mondo del giornalismo e della divulgazione.
Nel giugno 2024 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie con la casa editrice Dantebus, in seguito alla vittoria di un concorso nazionale.
Appassionata di storia, politica e cultura, coltiva un interesse costante per l’evoluzione del pensiero e il ruolo della parola nel dibattito pubblico, promuovendo il bisogno per la società della scrittura e lettura come mezzo di conoscenza più profondo.

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