Lunedì 20 luglio 2025, l’esercito israeliano ha intrapreso un attacco via terra e via aerea contro la città di Deir al Balah, situata nel cuore della Striscia di Gaza. Si tratta della prima incursione terrestre in questa località da quando è iniziato il conflitto, una zona che finora era stata colpita principalmente da bombardamenti aerei. Questo cambiamento nella strategia militare israeliana ha sollevato numerosi interrogativi, soprattutto in relazione alla presenza di ostaggi e alla natura degli obiettivi dell’offensiva. Fino a ora, le operazioni israeliane avevano principalmente bombardato la città, ma la situazione potrebbe essere cambiata a causa di nuove informazioni raccolte dai servizi di intelligence israeliani, che potrebbero aver identificato la presenza di ostaggi palestinesi nella zona.
Nelle ore precedenti l’attacco terrestre, Israele aveva diffuso un ordine di evacuazione per la popolazione civile, invitandola a spostarsi verso la parte sud-occidentale della città. Questo tipo di misure è generalmente un segnale che l’esercito israeliano sta preparando un’operazione di terra in quella zona. La città di Deir al Balah era stata parzialmente risparmiata dalle devastazioni più gravi, grazie all’assenza di attacchi terrestri diretti, ma la situazione è cambiata con l’entrata dei carri armati israeliani e l’intensificarsi dei bombardamenti aerei. Fonti locali hanno riportato che le operazioni di bombardamento sono continuate per ore, causando numerosi danni e vittime.
Le conseguenze della guerra per la popolazione di Gaza
Deir al Balah, una delle città centrali della Striscia di Gaza, ha subito un alto numero di sfollamenti durante il conflitto. La città ospita attualmente circa 100.000 persone, molte delle quali sono sfollati provenienti da altre località come Rafah e Khan Yunis. Nonostante la distruzione generalizzata causata dai bombardamenti, molti edifici sono rimasti in piedi, il che ha dato alla città un’apparente resilienza rispetto ad altre aree della Striscia. Tuttavia, con l’attacco via terra, la situazione è diventata drammatica.
Nel frattempo, Deir al Balah è diventata un importante centro per le operazioni umanitarie, con l’ONU e altre organizzazioni non governative che operano nella zona per cercare di alleviare le difficili condizioni della popolazione. Ma anche questa città non è immune alle gravi difficoltà. L’evacuazione ordinata dall’esercito israeliano ha spinto migliaia di persone a spostarsi in direzione di Al Mawasi, un’area costiera che, purtroppo, è estremamente sovraffollata e priva dei beni essenziali. Le condizioni igieniche in questa zona sono particolarmente precarie, e la scarsità di cibo, acqua potabile e assistenza medica rende la vita ancora più difficile per chi vi si rifugia.
La strategia dei corridoi e le preoccupazioni per la sicurezza degli ostaggi
Una delle ipotesi più accreditate sul motivo per cui Israele ha deciso di attaccare Deir al Balah via terra riguarda la creazione di un “corridoio” militare. Dopo aver preso il controllo di altre zone strategiche a nord e sud della Striscia, l’esercito israeliano potrebbe aver scelto questa città per creare una nuova via di comunicazione protetta tra le diverse aree militari sotto il suo controllo. Questo tipo di strategia, che prevede la separazione della Striscia in settori più facili da controllare, è stato utilizzato in passato, e potrebbe essere uno degli obiettivi principali dell’operazione.
Nel frattempo, l’associazione israeliana Bring them home, che si occupa di sostenere le famiglie degli ostaggi, ha espresso grande preoccupazione per la sicurezza delle persone ancora detenute nella Striscia di Gaza. Si stima che circa 50 ostaggi siano ancora nelle mani dei gruppi armati palestinesi, di cui 20 sarebbero ancora vivi. Le operazioni in corso, infatti, hanno esacerbato le preoccupazioni per la loro incolumità, e l’associazione ha chiesto maggiore chiarezza da parte del governo israeliano riguardo agli sviluppi delle trattative per il loro rilascio.
Nel frattempo, i bombardamenti israeliani non si sono limitati a Deir al Balah. La città di Gaza, nella parte nord della Striscia, ha subito nuovi attacchi, tra cui uno che ha colpito l’impianto di desalinizzazione dell’acqua nel quartiere di Remal. Questo attacco ha causato almeno cinque vittime tra i civili, sollevando ulteriori preoccupazioni riguardo alla sicurezza delle infrastrutture essenziali in un’area già duramente provata dalla guerra. Secondo le autorità sanitarie locali, nelle ultime 24 ore, i bombardamenti hanno causato la morte di 130 palestinesi in tutta la Striscia.
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