Oggi: 8 Agosto 2025
16 Luglio 2025
3 minuti di lettura

Clothing swap: la tendenza second-hand di cui non sapevi di aver bisogno

Immagina una serata tra amiche fatta di pizza da asporto, le vostre canzoni preferite, l’imprescindibile confessionale e … uno scambio di vestiti. Questo è il cuore del clothing swap, una nuova declinazione del second hand che sta conquistando sempre più persone.

Il second hand ha cambiato volto

Negli ultimi anni, la reputazione del second hand è notevolmente migliorata, passando da una pratica negativa a un fenomeno addirittura di tendenza. Quali sono i fattori che hanno scatenato questo cambiamento?

1.La consapevolezza ambientale

La crescente attenzione verso la salute del nostro pianeta ha portato molte persone a rivalutare le proprie abitudini di acquisto. Questo atteggiamento si è diffuso parallelamente alla nascita dei colossi di e-commerce come Shein o Temu, ampiamente criticati sia per il loro impatto ambientale, sia per lo sfruttamento delle risorse umane, spingendo i consumatori a cercare alternative più sostenibili.

2.Valorizzazione dell’unicità

I vestiti di seconda mano sono spesso pezzi unici che racchiudono storie e tendenze del passato. Questo aspetto ha reso particolarmente attraente questo tipo di capi poichè contribuiscono alla valorizzazione dell’unicità di ognuno, in un momento in cui il fast fashion tende all’omologazione.

3.Crisi economica

La crisi economica ha giocato un ruolo fondamentale. In periodi di incertezza economica, dovuta alla scarsità del lavoro e agli stipendi sempre più bassi rispetto all’alto costo della vita, acquistare abiti di seconda mano si è rivelata una scelta vincente per chi desidera risparmiare senza rinunciare alla qualità.

4.Accettazione sociale

Ciò che davvero ha reso cool gli abiti usati sono state le piattaforme digitali e i loro “abitanti”. Celebrità e influencer hanno giocato un ruolo cruciale nell’elevare il second-hand, trasformandolo da una scelta accettabile a una tendenza desiderabile.

Attraverso diversi stratagemmi, come l’uso di app di rivendita popolari tra cui Vinted o Depop, e format su Instagram in cui si ricreano i look delle celebrità con pochi euro, il concetto di riutilizzo è stato completamente ridefinito. Oggi, acquistare e indossare abiti di seconda mano non è solo una scelta sostenibile, ma anche e soprattutto una scelta all’interno delle logiche della moda.

In questo scenario si inseriscono i clothing swap.

Si tratta di cene informali, spesso tra amici e parenti, con lo scopo di scambiarsi vestiti o accessori. Il concetto è semplice: ognuno porta capi che non utilizza più, ma che sono ancora in buone condizioni, e li mette a disposizione degli invitati, in modo da poter attingere reciprocamente.

Una copia di Vinted? Non proprio

Rispetto ad altri sistemi come la donazione in beneficenza oppure l’utilizzo di Vinted, il clothing swap ha una marcia in più. Non si tratta solo di un’occasione per fare spazio nel proprio armadio o arricchirlo con qualcosa di “nuovo”, ma di un modo per rafforzare i legami sociali e creare un senso di comunità.

L’ambiente informale in cui spesso questi eventi vengono organizzati, offre uno spazio per poter interagire, conoscersi meglio, o ancora fare nuove conoscenze, basate su valori comuni come la sostenibilità e il consumo responsabile. In particolare, questo tipo di eventi è spesso organizzato tra donne che trovano un ambiente sicuro in cui esprimersi, condividere esperienze personali e supportarsi reciprocamente.

Quale impatto dal punto di vista ambientale?

I clothing party rappresentano una risposta concreta all’impatto negativo del fast fashion. È tristemente noto quanto l’industria della moda sia una delle più inquinanti al mondo, responsabile di enormi quantità di rifiuti tessili e di emissioni di CO2. Partecipare a queste iniziative significa contribuire a ridurre questi effetti, poiché ogni capo riutilizzato evita la produzione di uno nuovo, risparmiando risorse come acqua ed energia. Ad esempio, si stima che per produrre una sola maglietta siano necessari circa 2.700 litri d’acqua. Inoltre, questi eventi incarnano il concetto di economia circolare, promuovendo il riutilizzo e il riciclo dei beni, e dimostrano come il second-hand possa essere una soluzione pratica per ridurre gli sprechi e vivere in modo più sostenibile.

Clothing party: tips per organizzare una serata perfetta

Per organizzare un clothing party di successo bastano poche e semplici regole:

  • Scegli un tema per indirizzare la selezione dei capi, ad esempio per comporre look estivi;
  • Invita i tuoi amici e stabilisci regole chiare per lo scambio, ad esempio un numero massimo di capi da portare o criteri di qualità per gli articoli. Per conoscere persone o aumentare la probabilità di trovare più capi, puoi chiedere loro di invitare nuovi amici;
  • Prepara lo spazio con tavoli o appendiabiti per esporre i vestiti, e crea un’atmosfera accogliente con musica, cibo e bevande;
  • Ogni abito nasconde una storia: chiedi ai partecipanti di raccontare i capi che hanno deciso di condividere.

I clothing swap sono molto più di un semplice scambio di vestiti: rappresentano un modo innovativo per vivere la moda in modo sostenibile, rafforzare i legami e contribuire a un futuro più green. Che si tratti di ridurre l’impatto ambientale del fast fashion o di creare momenti di condivisione autentica, questi eventi dimostrano che piccoli gesti possono fare una grande differenza.

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Martina Dimico (Livorno, classe 1995) è una giovane laureata in Scienze della Comunicazione. La sua personalità è dinamica e poliedrica, proprio come la materia che ha scelto di studiare.

Attualmente si occupa di CRM per una prestigiosa azienda nel settore edilizio, e collabora con piccoli privati in qualità di Social Media Manager e Designer freelance.

Per La Lettera 22, ha deciso di esplorare la sua innata passione per la scrittura e di affinare le sue capacità di raccontare storie e creare connessioni autentiche. Curiosa per natura, ama scoprire nuove prospettive e lanciarsi in nuovi progetti con entusiasmo e dedizione.

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