Donald Trump non ha mai escluso esplicitamente l’ipotesi di un terzo mandato alla Casa Bianca. Nel corso di diversi comizi, l’ex presidente ha più volte alluso a questa possibilità, sebbene molti abbiano interpretato le sue parole come semplici battute. Dopo la sua rielezione nel 2024, durante un incontro con i deputati repubblicani, ha scherzato: Sospetto che non correrò di nuovo, a meno che voi diciate: ‘È così bravo che dobbiamo inventarci qualcosa’, suscitando risate tra i presenti.
Tuttavia, in una recente intervista rilasciata alla NBC News, Trump ha fatto per la prima volta dichiarazioni più concrete sulla questione, affermando che l’idea di un terzo mandato non è affatto uno scherzo. Ha aggiunto che esistono “metodi” per aggirare il limite imposto dalla Costituzione, sottolineando che molte persone gli chiedono di proseguire oltre il 2028. Ma penso che ci sia ancora molta strada da fare, quindi per ora la mia attenzione è sul presente, ha precisato.
Terzo mandato per Donald Trump?
L’ipotesi di una presidenza prolungata rappresenta un incubo per la sinistra e un obiettivo per il movimento Make America Great Again. L’ex stratega di Trump, Steve Bannon, discute da tempo di questa possibilità e, già durante l’ultima cerimonia d’insediamento, alcuni sostenitori distribuivano adesivi con il simbolo della campagna 2028. Tuttavia, il 22° emendamento della Costituzione americana stabilisce in modo chiaro che nessun presidente può essere eletto più di due volte, indipendentemente dal fatto che i mandati siano consecutivi o meno. Questo emendamento, ratificato nel 1951, fu introdotto dopo i quattro mandati consecutivi di Franklin Delano Roosevelt.
La tradizione di limitare i presidenti a due mandati, infatti, iniziò con George Washington, che scelse volontariamente di non candidarsi per un terzo mandato, stabilendo un precedente rispettato fino alla presidenza di Franklin D. Roosevelt.Roosevelt fu eletto per quattro mandati consecutivi, servendo dal 1933 fino alla sua morte nel 1945. La sua lunga permanenza in carica sollevò preoccupazioni riguardo alla concentrazione del potere esecutivo, portando alla ratifica del XXII Emendamento nel 1951.
Il XXII Emendamento stabilisce: Nessuna persona potrà essere eletta alla carica di Presidente più di due volte. Questo emendamento codificò il limite di due mandati, rendendolo un requisito costituzionale.
Secondo Ian Bassin, ex avvocato della Casa Bianca sotto l’amministrazione Obama, non è realistico pensare che Trump si lasci fermare da questo limite costituzionale. “Chiunque creda che il 22° emendamento rappresenti un deterrente per Trump vive su un altro pianeta”, ha dichiarato. “Sta già tentando di modificare lo ius soli garantito dal 14° emendamento: perché dovrebbe considerare il 22° un ostacolo insormontabile?”.
Il sito Politico ha analizzato quattro possibili strategie che Trump potrebbe adottare per aggirare il divieto. Alcune ipotesi possono sembrare improbabili, ma il solo fatto che si discuta pubblicamente dell’argomento è significativo.
Modifica della Costituzione
La prima opzione consisterebbe nell’abrogazione del 22° emendamento attraverso un processo di riforma costituzionale. Sebbene sia tecnicamente possibile, come dimostrato dall’abrogazione del 18° emendamento che proibiva la vendita di alcol, ottenere il consenso necessario sarebbe estremamente complesso in un’America così polarizzata. Per modificare la Costituzione servirebbe il sostegno di due terzi del Congresso o di due terzi degli Stati per convocare una convenzione costituzionale. Successivamente, tre quarti degli Stati dovrebbero ratificare la modifica.
Nonostante la grande popolarità di Trump tra i repubblicani, appare improbabile che riesca a ottenere una maggioranza così ampia. Tuttavia, alcuni esponenti conservatori stanno comunque tentando di aprire la discussione: il deputato del Tennessee Andy Ogles ha già proposto un emendamento che consentirebbe a Trump di candidarsi nuovamente. D’altro canto, alcuni Stati a guida democratica stanno cercando di revocare vecchie richieste di convention costituzionale per evitare che i repubblicani possano utilizzarle a loro vantaggio.
Un cavillo legale
Un’altra possibile strategia si basa su un’interpretazione ambigua del 22° emendamento, che potrebbe consentire a Trump di candidarsi come vicepresidente e poi assumere nuovamente la presidenza. Questo scenario, paragonato alla staffetta politica tra Vladimir Putin e Dmitri Medvedev in Russia, vedrebbe un alleato come JD Vance presentarsi alle elezioni del 2028 con l’esplicita promessa di cedere il posto a Trump una volta eletto.
Nell’intervista con NBC, Trump ha riconosciuto che si tratta di “un’opzione”, pur affermando che ne esistono altre che non ha voluto specificare. Tuttavia, questa strada potrebbe scontrarsi con il 12° emendamento, che vieta a chi non è eleggibile per la presidenza di essere eletto vicepresidente. Alcuni esperti, però, sostengono che il 22° emendamento impedisce solo a Trump di essere “eletto” presidente, ma non di “servire” nuovamente in tale ruolo.
Scenari più estremi
Le ultime due ipotesi sono le più radicali: Trump potrebbe candidarsi comunque per un terzo mandato e sperare che la Corte Suprema non blocchi la sua corsa, oppure potrebbe rifiutarsi di lasciare la Casa Bianca al termine del suo mandato.
Nonostante le possibili manovre per estendere la sua permanenza al potere, il principale ostacolo per Trump potrebbe essere anagrafico: nel 2028 avrà 82 anni. A quel punto, potrebbe preferire un ritiro a vita privata piuttosto che tentare un’impresa costituzionalmente e politicamente controversa.
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