Oggi: 8 Agosto 2025
21 Maggio 2025
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Dracula: un classico del gotico che non morirà mai

Dracula

A inizio anno l’uscita del film Nosferatu ha riportato alla ribalta non solo il vampiro di Murnau, ma soprattutto Dracula di Bram Stoker. Se è vero che l’autore irlandese non è stato il primo a portare i vampiri nella letteratura moderna, a lui si deve la diffusione a livello mondiale di questa figura, tanto da renderla un vero e proprio simbolo culturale.

Nella sua opera del 1897, Stoker racconta in forma epistolare il viaggio dell’avvocato Jonathan Harker in Transilvania fino alla dimora del Conte Dracula, un nobile che ha acquistato un’abitazione a Londra. Fin da quando Harker mette piede nella regione, gli abitanti del posto lo scoraggiano a proseguire, avvertendolo di presagi oscuri senza mai specificare quale mistero si nasconda nella residenza del Conte. L’avvocato lo imparerà a sue spese conoscendo in prima persona l’orrore che si cela dentro la residenza del suo cliente.

All’interno c’era un vecchio, alto, sbarbato ma con lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi: neppure una nota di colore in tutta la sua persona

Raccontato in forma epistolare, il romanzo alterna le narrazioni di diversi personaggi: nella prima parte troviamo il punto di vista di Jonathan Harker, quello che introduce la figura di Dracula e anticipa il pericolo che contagerà Londra. In seguito troviamo i diari e le lettere di Mina Harker, moglie dell’avvocato, di Lucy Westenra, amica di Mina, ma anche del dottor Seward e dell’immancabile Van Helsing.

Il succedersi dei diversi punti di vista contribuisce a dare colorazioni diverse alla storia, a svelare l’evolversi degli eventi mantenendo la giusta suspense, senza il rischio che la narrazione si appiattisca.

Il viaggio di Jonathan Harker che accompagna il lettore a far la conoscenza di un male indistruttibile (o quasi) è probabilmente la parte più interessante del romanzo, in cui viene approfondita la figura di Dracula, le sue origini e la sua influenza sul popolo.

Gli eventi successivi a Londra non hanno lo stesso mordente, fatta eccezione per gli incontri di Lucy con Dracula e il suo progressivo peggioramento e per i deliri di Renfield, paziente del dottor Seward. Questa sensazione in buona parte è dovuta a discorsi un po’ ripetitivi da parte dei diversi personaggi della storia, i quali si perdono in lunghe elucubrazioni che poco aggiungono alla storia, discorsi colmi di elogi e dichiarazioni anacronistiche di affetto e rispetto che smorzano il ritmo.

Chi si aspetta inoltre un finale adrenalinico, uno scontro all’ultimo sangue, rimarrà deluso: il confronto che conclude le vicende è un po’ anticlimatico, deludendo la suspense che viene ricreata negli ultimi capitoli della storia.

L’orrore spietato del Conte

La prima parte, ovvero quella in cui il lettore viene a conoscenza di Dracula e del suo oscuro segreto, è indubbiamente la più coinvolgente, nella quale la figura del Conte si erge in tutta la sua potenza. Oltre all’autorità terrifica del vampiro, traspare dalle pagine il lavoro certosino di Stoker nell’approfondire e rimaneggiare la storia e il folclore per costruire un personaggio immortale (in tutti i sensi).

Fatte proprie queste conoscenze, Stoker le altera per dare a Dracula una nuova genealogia dove non c’è più solo Vlad Țepeș Dracul (Vlad III di Valacchia, detto “L’impalatore”), ma anche Attila, i Székely (i Secleri, dall’Ungheria) e i vichinghi. Insomma, il vampiro diventa l’incarnazione di diversi popoli, traendo da ciascuno di essi i tratti più orrorifici e sanguinari.

Non c’è alcuna umanità in Dracula, né debolezza o pietà: il vampiro vuole espandere il proprio potere mietendo nuove vittime, creare nuovi “figli” della propria mostruosità per diventare più forte. Una volontà (e necessità) di dominio che non ha nulla a che fare con quell’idea più moderna del vampiro che agisce quasi per “ossessione romantica”.

Certo, il Conte Dracula soggioga le sue vittime, ma dal capolavoro di Stoker non traspare mai quel fascino oscuro che in altre opere sfocia nel desiderio carnale o nella frenesia di sangue. Dracula è lucido nel suo operato, spietato e inarrestabile.

Dracula

Dracula: un personaggio immortale e mutevole

Dracula di Bram Stoker fa suoi alcuni dei temi più noti del romanzo gotico, come la morte, le ambientazioni tenebrose e il male, e gli ridà nuova vita in un’opera dove diventano protagonisti il soprannaturale e l’immortalità.   

L’opera dell’autore irlandese si è conquistata il posto d’onore nella storia dei vampiri anche per via dei suoi personaggi iconici, primo tra tutti Van Helsing, il quale nella storia cinematografica e televisiva in particolare ha vestito i panni di un vero e proprio cacciatore, discostandosi dalla figura del luminare che troviamo in Dracula.

L’antagonista del Conte era probabilmente anche il personaggio preferito di Stoker, visto che condivide con lui il nome (Abraham). Da professore universitario, simbolo della ragione che vince sulla follia del soprannaturale, Van Helsing si è evoluto nel tempo per adattarsi alla modernità.

Così hanno fatto Mina Harker, presente in numerose opere derivate dal capolavoro di Stoker, e Lucy Westenra, alla quale ha dato nuova vita anche il recente Lucy Undying – A caccia di Dracula di Kiersten White.  

L’influsso che ancora oggi ha sulle narrazioni più moderne rende Dracula un romanzo immortale, capostipite onorario delle storie sui vampiri e di certo l’opera che ha consacrato queste figure controverse, sfaccettate e inquietanti al grande pubblico.

Ma il vampiro di Stoker è diventato, grazie alle sue derivazioni, una figura mutevole e malleabile, adatta a qualsiasi fantasia per via della sua influenza ambigua, quasi indefinita. Se Dracula, infatti, rappresenta il terrore più intimo, la perdita della follia e della razionalità, allora il suo ruolo si può declinare in numerose varianti, in base alle necessità e ai desideri dell’autore. Questa è la grande eredità di Bram Stoker e la vera potenza della sua opera.

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Marchigiana di nascita, romagnola d’adozione. Sviluppatrice web laureata in Ingegneria e Scienze Informatiche, ma da sempre appassionata al mondo del giornalismo e della scrittura, ho iniziato a coltivare questa passione collaborando con testate di informatica, cultura, attualità e intrattenimento, riuscendo col tempo a trasformarla in un lavoro.
Avida lettrice, gestisco una pagina Instagram dove pubblico recensioni e curiosità sui romanzi che leggo.
Oltre che di contenuti divulgativi, amo anche cimentarmi nella scrittura di storie. Nel 2020 ho pubblicato in self “Il custode dei ricordi”, romanzo young adult scritto durante l’adolescenza.

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