Il 29 marzo 1971, per l’uccisione dell’attrice Sharon Tate nell’eccidio di Cielo Drive viene chiesta la pena di morte per Charles Manson e tre sue seguaci.
Los Angeles, estate 1969. Il vento caldo che soffia tra le colline di Beverly Hills porta con sé l’eco di una generazione in fermento, una rivoluzione culturale fatta di musica, libertà e contestazione. Ma quella notte tra l’8 e il 9 agosto, l’illusione di un’epoca dorata si sgretola per sempre in una villa isolata al 10050 di Cielo Drive.
Un massacro brutale, eseguito con una ferocia primitiva, scuote la capitale del cinema, lasciando dietro di sé sangue, terrore e un nome destinato a diventare sinonimo di follia: Charles Manson.
Un indirizzo maledetto
La villa, un tempo dimora del produttore musicale Terry Melcher, era stata affittata da Roman Polanski e dalla sua giovane moglie, l’attrice Sharon Tate. Incinta di otto mesi e mezzo, Sharon rappresentava il sogno hollywoodiano: bellezza eterea, talento emergente, un futuro brillante davanti a sé. Quella sera, ospitava alcuni amici: Jay Sebring, noto parrucchiere delle star; Abigail Folger, ereditiera della dinastia del caffè; e il suo fidanzato Wojciech Frykowski. Nessuno di loro poteva immaginare che, fuori da quella casa, il male stava per abbattersi su di loro con furia inarrestabile.
Mentre la città dormiva, quattro membri della Famiglia Manson si avvicinarono alla residenza. Charles “Tex” Watson, con Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian al seguito, tagliò i fili del telefono per isolare la villa. Poi, con un coltello e una calibro .22, si intrufolarono nel giardino, pronti a eseguire gli ordini di Manson: uccidere tutti gli occupanti e lasciare un messaggio di terrore.
Il primo a cadere fu Steven Parent, un giovane di 18 anni che si era fermato alla villa per salutare il custode. Watson lo uccise senza pietà, sparandogli quattro volte. Poi, gli assassini si diressero verso la casa, sfondando una finestra per entrare.
Frykowski fu il primo a svegliarsi. “Chi siete? Cosa volete?”, riuscì a balbettare, ma non ebbe risposta. Watson lo colpì alla testa con il calcio della pistola. La violenza esplose incontrollata: Jay Sebring fu abbattuto con un colpo di pistola e pugnalato ripetutamente mentre tentava di proteggere Sharon. Abigail Folger riuscì a sfuggire nel giardino, correndo disperatamente nella notte, ma fu raggiunta da Krenwinkel e accoltellata senza pietà. Frykowski, in un ultimo sussulto di vita, tentò di opporsi, ma fu pugnalato 51 volte.
Sharon Tate rimase l’ultima in vita. Con le mani giunte, implorò per la vita del suo bambino. Prendetemi, ma lasciate stare il mio bambino, supplicò. Le sue parole caddero nel vuoto: Atkins la accoltellò 16 volte. Prima di andarsene, con il sangue della vittima, gli assassini scrissero la parola “PIG” sulla porta d’ingresso.
Il movente di un massacro senza senso
Perché? Questa fu la domanda che ossessionò il mondo intero. Per mesi, la polizia brancolò nel buio, senza collegare immediatamente gli omicidi di Cielo Drive a quelli, altrettanto efferati, della notte successiva: l’assassinio dei coniugi LaBianca. Fu solo quando Susan Atkins, arrestata per un altro crimine, si vantò degli omicidi con una compagna di cella che il puzzle iniziò a comporsi.
Charles Manson, il regista occulto della strage, non era presente sulla scena del crimine, ma fu lui a ordinarlo. Ossessionato dall’idea di un’imminente apocalisse razziale, credeva che questi omicidi avrebbero innescato il caos. Convinto che la canzone “Helter Skelter” dei Beatles fosse una profezia sulla fine del mondo, Manson voleva far ricadere la colpa sugli afroamericani, provocando così la guerra razziale che avrebbe distrutto la società per poi permettergli di emergere come nuovo leader.
Il processo contro Manson e i suoi adepti si trasformò in uno spettacolo grottesco. Manson incise una “X” sulla fronte, dichiarando di essere la vittima di un complotto. Le sue seguaci si rasarono il capo, comparendo in tribunale con sguardi allucinati e cantando inni di devozione al loro leader.
Nel gennaio 1971, Manson, Watson, Krenwinkel e Atkins furono condannati a morte. Van Houten, coinvolta nei delitti LaBianca, ricevette la stessa pena. Ma la California abolì temporaneamente la pena di morte nel 1972, convertendo le loro sentenze in ergastolo. Susan Atkins morì in carcere nel 2009, Watson e Krenwinkel continuano a scontare la loro condanna. Leslie Van Houten, dopo numerose richieste di libertà condizionale, è stata rilasciata nel 2023.
L’eco di una notte maledetta
Il massacro di Cielo Drive non fu solo un crimine, fu la fine di un’epoca. Se gli anni ’60 erano stati il decennio della speranza, dell’amore libero e del sogno hippie, quella notte segnò il risveglio in un incubo. Hollywood non fu mai più la stessa: le star blindarono le loro case, la paranoia si diffuse come un’ombra e il concetto di “sicurezza” assunse un nuovo significato.
La villa di Cielo Drive, diventata una macabra attrazione per curiosi e appassionati di cronaca nera, fu demolita nel 1994. Al suo posto sorse un’altra residenza, ma l’indirizzo fu cambiato per cancellare il ricordo di quella notte maledetta. Eppure, il mito oscuro persiste: libri, film e documentari continuano a raccontare la storia, trasformando la vicenda in una sorta di leggenda nera.
Al di là della brutalità del crimine, Sharon Tate rimane il volto più tragico di questa vicenda. Non solo una vittima, ma un simbolo della bellezza spezzata, della speranza infranta. Sua madre, Doris Tate, dedicò il resto della sua vita alla battaglia per mantenere gli assassini dietro le sbarre e per dare voce alle vittime di crimini violenti. Il suo lavoro portò alla riforma delle leggi sulla libertà condizionale, impedendo che criminali spietati potessero uscire di prigione troppo facilmente.
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