Oggi: 3 Luglio 2025
21 Marzo 2025
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Il massacro di Sharpeville

massacro di sharpeville

Oggi, 65 anni fa, il 21 marzo 1960, nel sobborgo di Sharpeville, Sudafrica, si consumava una delle tragedie più emblematiche dell’era dell’apartheid: il Massacro di Sharpeville. Questo evento segnò una svolta nella lotta contro la segregazione razziale, scuotendo le coscienze a livello internazionale e accelerando il cammino verso la fine di un regime oppressivo.

L’apartheid e le leggi sui lasciapassare

Negli anni ’50 e ’60, il Sudafrica era governato dal regime dell’apartheid, un sistema istituzionalizzato di segregazione razziale che privilegiava la minoranza bianca a discapito della maggioranza nera. Tra le leggi più oppressive vi erano le “pass laws” o leggi sui lasciapassare, che obbligavano i cittadini neri a portare sempre con sé un documento speciale per poter circolare nelle aree riservate ai bianchi.

La violazione di queste leggi comportava arresti e detenzioni arbitrarie, limitando drasticamente la libertà di movimento della popolazione nera.

La protesta del 21 marzo 1960

Il 21 marzo 1960, il Pan Africanist Congress (PAC), un’organizzazione politica anti-apartheid, organizzò una manifestazione pacifica a Sharpeville per protestare contro le leggi sui lasciapassare. L’obiettivo era semplice ma potente: radunarsi senza i documenti richiesti e offrirsi all’arresto, sovraccaricando così il sistema carcerario e attirando l’attenzione sulla natura ingiusta di tali leggi. Tra le 5.000 e le 7.000 persone si riunirono davanti alla stazione di polizia locale, cantando slogan e mostrando cartelli che chiedevano la fine dell’apartheid.

Nonostante la natura pacifica della protesta, la polizia sudafricana reagì con estrema violenza. Verso mezzogiorno, le forze dell’ordine, equipaggiate con armi da fuoco, si schierarono di fronte ai manifestanti. Secondo le testimonianze, senza preavviso, la polizia aprì il fuoco sulla folla, sparando per circa due minuti. Il bilancio fu devastante: 69 morti, tra cui 8 donne e 10 bambini, e 180 feriti. Molte delle vittime furono colpite alla schiena mentre tentavano di fuggire, evidenziando la brutalità dell’intervento.

massacro di sharpeville

Le conseguenze immediate

Il massacro di Sharpeville scatenò una serie di reazioni sia a livello nazionale che internazionale. In Sudafrica, le tensioni aumentarono esponenzialmente: scioperi, proteste e disordini si diffusero in tutto il paese. Il governo rispose dichiarando lo stato di emergenza il 30 marzo 1960, arrestando oltre 18.000 persone, tra cui leader prominenti del movimento anti-apartheid come Nelson Mandela. Organizzazioni come l’African National Congress (ANC) e il PAC furono messe al bando, costringendo molti attivisti alla clandestinità o all’esilio.

La comunità internazionale reagì con indignazione al massacro. Il 1º aprile 1960, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò la Risoluzione 134, condannando l’uso della violenza da parte del governo sudafricano e chiedendo la fine dell’apartheid. Manifestazioni di solidarietà si tennero in tutto il mondo, aumentando la pressione sul regime sudafricano e isolandolo ulteriormente sulla scena globale.

L’eredità del massacro di Sharpeville

Il massacro di Sharpeville rappresentò un punto di svolta nella storia sudafricana. La brutalità dell’evento evidenziò l’iniquità del sistema dell’apartheid, galvanizzando la resistenza interna e aumentando la consapevolezza internazionale sulla necessità di porre fine a tale regime. In risposta alla crescente repressione, l’ANC e altre organizzazioni abbandonarono la resistenza non violenta, adottando strategie di lotta armata per contrastare il governo.

In riconoscimento dell’importanza storica del massacro di Sharpeville, il 21 marzo è stato designato come Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale dalle Nazioni Unite. In Sudafrica, questa data è celebrata come Giornata dei Diritti Umani, un momento per riflettere sulle lotte passate e sui progressi compiuti nella costruzione di una società più equa e giusta.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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