Oggi: 16 Maggio 2025
11 Aprile 2025
3 minuti di lettura

Joshua Norton, l’imperatore che regnò senza corona: la storia vera del sovrano più amato di San Francisco

Joshua Norton

SAN FRANCISCO – Immaginate di camminare per Market Street in una giornata qualunque del 1860. All’improvviso, tra la folla e il rumore dei tram, vedete avanzare un uomo dall’aspetto distinto: uniforme blu impeccabile, stivali lucidi, cappello ornato di piume, sguardo fiero e passo sicuro. Si ferma davanti a una panetteria, osserva il cielo come se stesse leggendo un decreto celeste, poi entra e ordina il suo pasto del giorno. Nessuno ride, nessuno lo guarda con pietà. Anzi, lo salutano con deferenza. Quell’uomo è Joshua Abraham Norton, Imperatore degli Stati Uniti e Protettore del Messico. Un sovrano senza regno, eppure incredibilmente reale per la città che decise, collettivamente, di credergli.

Dalla bancarotta all’incoronazione

Nato a Londra nel 1818, Joshua Norton emigrò con la famiglia in Sudafrica, dove trascorse l’infanzia. In seguito si trasferì negli Stati Uniti, stabilendosi a San Francisco intorno al 1849, nel pieno della febbre dell’oro. In pochi anni riuscì a costruirsi una discreta fortuna grazie al commercio, al punto da essere considerato un uomo d’affari rispettato.

Tutto cambiò nel 1853, quando decise di investire un’ingente somma nell’importazione di riso peruviano, scommettendo su una futura scarsità del prodotto. Purtroppo per lui, il mercato si saturò e i prezzi crollarono. Norton perse tutto. La sua bancarotta fu rovinosa, pubblica, umiliante. Scomparve per un po’ dalle cronache cittadine, come accade a molti dopo un fallimento. Ma quello che accadde al suo ritorno fu qualcosa di unico nella storia americana.

L’atto imperiale

Il 17 settembre 1859, Norton ricomparve. Con tono solenne, inviò una lettera alle redazioni dei principali giornali della città. Nella missiva, annunciava la sua ascesa al trono come Imperatore degli Stati Uniti, e proclamava:

“Su richiesta di una grande maggioranza dei cittadini degli Stati Uniti, io, Joshua Norton, dichiaro me stesso Imperatore di questi Stati Uniti […]”.

I redattori, divertiti, pubblicarono la dichiarazione. Ma quello che sarebbe potuto finire come una bizzarria dimenticata, si trasformò nel primo atto di un regno straordinario. San Francisco non lo respinse. Anzi, iniziò a trattarlo come se fosse davvero l’Imperatore.

Joshua Norton

I decreti, il carisma e il sogno di un ponte

Con la stessa serietà con cui un sovrano firmerebbe leggi e trattati, Norton cominciò a emettere proclami. Ordinò la dissoluzione del Congresso – “per corruzione cronica e incapacità di governare” – e propose la creazione di una nuova Costituzione. Nessuna istituzione americana lo prese in considerazione, naturalmente. Ma i suoi decreti venivano pubblicati regolarmente dalla stampa cittadina, e letti con curiosità e affetto dalla popolazione.

Uno dei suoi editti più visionari fu del 1872: ordinava la costruzione di un ponte che collegasse San Francisco alla baia, un’idea considerata allora assurda. Ma che oggi si è materializzata nel Golden Gate Bridge, uno dei simboli più riconoscibili degli Stati Uniti.

Un regno fatto di caffè, teatri e benedizioni

Norton non aveva una reggia, ma occupava con dignità ogni angolo della città: dormiva in pensioni modeste, pranzava nei ristoranti che spesso non gli facevano pagare nulla, accettando in cambio “banconote imperiali” firmate da lui, oggi ricercatissimi cimeli storici.

Passeggiava ogni giorno per le strade, si fermava nei mercati, dava consigli ai cittadini, parlava con i bambini. Era spesso accompagnato dai suoi due cani, Bummer e Lazarus, che come lui erano diventati leggenda vivente. In città si diceva che portassero fortuna, e i giornali pubblicavano vignette che li ritraevano insieme, quasi fossero una corte imperiale.

L’arresto e la rivolta popolare

Nel 1867, Norton fu brevemente arrestato per vagabondaggio. Ma le autorità sottovalutarono l’attaccamento della città al suo imperatore. La notizia scatenò una protesta pubblica senza precedenti. I cittadini e la stampa insorsero, costringendo il capo della polizia a rilasciare Norton e scusarsi ufficialmente. Da quel giorno, fu deciso che gli agenti avrebbero dovuto inchinarsi al suo passaggio. Nessuno osò più toccarlo.

La morte dell’Imperatore e la nascita della leggenda

L’8 gennaio 1880, Norton si accasciò improvvisamente sul marciapiede, mentre si dirigeva verso una conferenza. Morì poco dopo. Addosso aveva pochi spiccioli, ma la sua ricchezza era tutta nei cuori dei cittadini. Il giorno del funerale, oltre 10.000 persone seguirono il corteo funebre, lungo quasi tre chilometri. Le bandiere furono abbassate a mezz’asta. Il “San Francisco Chronicle” lo definì:

“Una delle personalità più singolari e amate che la nostra città abbia mai conosciuto”.

Oggi, la figura di Joshua Norton è ancora celebrata. La sua tomba al Woodlawn Cemetery è meta di visite e omaggi. È comparso in romanzi, opere teatrali, fumetti e addirittura in serie televisive. Il suo nome è inciso nella memoria collettiva della città che decise, un giorno, che la follia poteva anche essere una forma di verità.

Un imperatore senza regno, ma con un popolo fedele

La storia dell’Imperatore Norton ci ricorda che il potere non risiede solo nelle istituzioni, ma anche nell’immaginazione. In un tempo dominato dal denaro e dalla razionalità, un uomo senza nulla seppe conquistare il rispetto, l’affetto e l’ammirazione di una metropoli. Senza eserciti, senza potere politico, solo con il carisma, la dignità e il coraggio di credere nel proprio sogno.

Conoscete altri imperatori come Joshua Norton? Forse no. Ma di sicuro, non ne dimenticherete mai uno così.

Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

soldati cinesi in ucraina
Previous Story

Soldati cinesi in Ucraina? L’intelligence di Kiev accusa: “Almeno 155 combattenti arruolati da Mosca”

esperimento rosenhan
Next Story

Esperimento di Rosenhan: il confine invisibile tra sanità mentale e follia

Latest from Blog

diplomazia internazionale

La crisi della diplomazia internazionale

“La diplomazia presuppone la capacità di lamentarsi mentre si calpesta il piede altrui”, diceva Henri Tisot, brillante attore e saggista finora non abbastanza celebrato. Una considerazione, la sua, che calza a pennello
Torna inalto