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5 Agosto 2025
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La Notte dei Cristalli: il battesimo di sangue del nazismo

La Notte dei Cristalli: il battesimo di sangue del nazismo

Rimane solo polvere lungo le strade dei ghetti tedeschi tra la notte del 9 e del 10 novembre 1938. Lo scenario è semplicemente macabro: sinagoghe rase al suolo, negozi dati alle fiamme, case ridotte in macerie.

Ciò che colpisce di più sono i miliardi di pezzi di vetro che ricoprono le strade, e proprio da quel brillare dei vetri insanguinati deriva il nome di una notte che segnò per sempre la storia mondiale: la Notte dei Cristalli.


La copertura di un’azione statale

Già nel tardo pomeriggio del 7 novembre, in alcune regioni della Germania, il clima violento iniziava a farsi sentire: prime rappresaglie; rivolte violente contro ebrei e attacchi a sinagoghe, abitazioni e negozi. 

Il popolo tedesco stava mostrando un odio represso nei confronti della minoranza ebraica, istigati dalla gran voce dei generali nazisti e dalla gioventù hitleriana, che non aspettavano altro che una piccola scintilla: e fu proprio nella notte tra il 9 e il 10 novembre che gli atti terroristici, dapprima limitati a livello regionale, si trasformarono in un vero e proprio incendio che si propagò rapidamente. 

Il 9 novembre 1938, come ogni anno, la leadership del partito nazista si era riunita a Monaco di Baviera per commemorare il fallito colpo di Stato del 1923 (il Putsch di Monaco, organizzato dallo stesso Adolf Hitler). Durante la riunione arrivò alla congregazione la notizia che cambiò per sempre le sorti del piano d’azione nazista: Ernst vom Rath, ambasciatore tedesco presso l’ambasciata di Parigi, era stato assassinato da un diciassettenne polacco, Herschel Grynszpan, di origine ebrea. 

I generali nazisti, riuniti per la commemorazione, decisero di usare l’attentato come pretesto per l’autorizzazione a organizzare azioni “spontanee” di “ira popolarecontro la popolazione ebraica, senza che il partito apparisse come organizzatore, con l’appoggio del ministro della propaganda Goebbels e lo stesso Hitler. 

Centinaia di telegrammi furono inviati agli uffici, alle autorità e ai gruppi locali del NSDAP in tutto il paese. 

Gli scontri non attesero nemmeno la mezzanotte per iniziare. 

Il bisogno di sangue

Una folla scomposta di membri delle SA e delle SS distrusse quasi tutte le sinagoghe e le sale di preghiera nel Reich, per lo più appiccando incendi dolosi. I vigili del fuoco e la polizia rimasero a guardare e intervennero solo quando il fuoco minacciava di propagarsi agli edifici vicini. 

Tuttavia, ciò che colpisce di più non sono di certo gli atti violenti da parte del partito nazista, ma la reazione della maggioranza non ebraica della popolazione al terrore che si consumava sotto gli occhi di tutti: la popolazione non oppose alcun tipo di resistenza a tale violenza, ma prese parte ad una messinscena che non fece altro che alimentare l’idea che si potesse trattare realmente di una reazione di indignazione popolare e non un reale piano architettato dai ranghi maggiori del partito nazista. 

Oltre ai danni materiali dei negozi e abitazioni rasi al suolo, gli ebrei furono umiliati pubblicamente, maltrattati e terrorizzati, riuscendo ad avere una pace momentanea solo all’arrivo del pomeriggio del 10 novembre, quando la violenza si placò gradualmente. 

A dispetto dell’apparente spontaneità dei “disordini” e della natura regionale del pogrom, le direttive generali impartite da Heydrich, uno dei maggiori organizzatori di questa violenza, contenevano indicazioni precise: i rivoltosi “spontanei” erano tenuti a evitare azioni che potessero arrecare danno a persone o proprietà di cittadini non ebrei. Inoltre, erano obbligati a non attaccare gli stranieri, anche nel caso di ebrei stranieri. Il loro compito includeva anche il sequestro degli archivi delle sinagoghe, prima che queste venissero distrutte insieme alle altre proprietà delle comunità ebraiche. 

Infine, erano tenuti a inviare tutto il materiale d’archivio ai Servizi di sicurezza (Sicherheitsdienst o SD). Gli ordini impartiti includevano l’arresto di ebrei, soprattutto giovani e in buona salute, al fine di garantire il riempimento dei carceri.

Così quasi due giorni di terrori si erano interrotti, le strade erano ancora piene di sangue e nessuno sembrava farci caso. 

I termini «pogrom», «notte dei cristalli» e «azione contro gli ebrei»

Questo evento devastante per la memoria collettiva ebraica ha assunto diversi nomi oltre che l’elegante appellativo di “Notte dei Cristalli.”

Ad esempio, il termine “pogrom” fu un termine derivante dal russo (погром). Il termine nasce negli anni Ottanta del XIX secolo nell’impero zarista, e venne usato in occasione dei massacri di ebrei ed ebree durante il “periodo caldo” nella “zona di residenza” in Russia, a partire dal 1881. Se ci si sofferma sulla traduzione letterale di questo termine, si risale a definizioni come “rivolta”, “devastazione”, o “distruzione”.

Non fu dunque un caso se questa parola russa venne utilizzata con una certa diffusione anche nel discorso tedesco per indicare gli eventi del 9 e del 10 novembre 1938. Tuttavia, sicché il termine “pogrom” indica un atto di violenza perpetrato dalla popolazione, rischia di oscurare la pianificazione e la direzione statale delle azioni violente perpetrate in quelle notti. 

Il termine “Notte dei cristalli” (Kristallnacht), con cui la maggioranza non ebraica della popolazione definì gli atti terroristici, è stato a lungo evitato in Germania perché minimizza la gravità degli eventi, riferendosi solo ai danni materiali causati, ovvero le vetrate rotte e i lampadari di cristallo distrutti. Anche il termine “notte” contenuto nel nome è fuorviante, poiché gli atti di violenza continuarono in pieno giorno. 

Tuttavia, nei paesi anglofoni e a livello internazionale, “Notte dei cristalli” è un termine consolidato. Viene spesso utilizzato anche dal punto di vista ebraico e nei ricordi dei testimoni dell’epoca per descrivere gli eventi del 9 e 10 novembre 1938. Al contrario, termini propagandistici come “azione contro gli ebrei” sono chiaramente attribuibili al linguaggio dei perpetratori.

Un danno, una crisi

I danni morali e materiali che la popolazione ebraica nel Reich subì in quei giorni ebbero un effetto devastante. Oltre che subire i danni degli atti vandalici tedeschi, la popolazione ebrea si vide costretta ad esser messa sotto torchio come “responsabilestessa del pogrom, come affermato da una dichiarazione che il governo tedesco rilasciò successivamente al 10 novembre. 

Il governo nazista impose una multa alla comunità ebraica tedesca di un miliardo di Reichsmark (circa 400 milioni di dollari USA seguendo il cambio del 1938). Tutti i premi delle assicurazioni destinati agli ebrei vennero confiscate dal governo, lasciando che fossero gli stessi ebrei a pagare di tasca propria tutte le spese dovute ai danni delle rivolte. 

Una popolazione intera si vide ufficialmente schiacciata dal peso del proprio essere considerati “diversi” e “anormali”, e nemmeno la legge volle aiutarli più: dopo gli eventi del 9 e del 10 novembre 1938, le leggi razziali iniziarono ad infittirsi sempre di più, con il promulgamento di svariati decreti volti a privare gli ebrei delle loro proprietà e mezzi di sostentamento. 

Nessuno di loro era salvo. 

Nessuno di loro era umano sotto l’occhio attento dei Nazisti.  

Che cosa resta di un bagno di sangue 

La notte di sangue fu uno dei momenti più impattanti della politica antisemita dei nazionalsocialisti. Gli storici affermano che, dopo il pogrom, le SS iniziarono a occuparsi di più della politica antisemita. Inoltre, la maggior parte dei tedeschi non si oppose alle violenze, e questo fu un segnale per i nazisti che i tedeschi erano pronti a misure più dure.

Negli anni dopo, il governo nazista prese decisioni sempre più dure per cacciare gli ebrei dalla vita economica e sociale tedesca: mise in atto politiche di emigrazione forzata e alla fine, per fare una Germania “senza ebrei” (judenrein), deportò la popolazione ebraica “verso Est”.

Ciò che rimane della Notte dei Cristalli è un alone di terrore che percuote ancora una popolazione intera. Il culmine di violenze mai viste prima contro persone la cui sola colpa era quella di non esser nate secondo gli standard “perfetti dei tedeschi”.

La cui sola colpa era quella di essere loro stessi. 

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Pavese, classe 2005. Ha intrapreso un percorso di studi in Psicologia, che ha abbandonato per iscriversi a Lettere Moderne presso l’Università di Torino, legandosi al mondo del giornalismo e della divulgazione.
Nel giugno 2024 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie con la casa editrice Dantebus, in seguito alla vittoria di un concorso nazionale.
Appassionata di storia, politica e cultura, coltiva un interesse costante per l’evoluzione del pensiero e il ruolo della parola nel dibattito pubblico, promuovendo il bisogno per la società della scrittura e lettura come mezzo di conoscenza più profondo.

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