di Elena Bucci
Ci sono storie che rischiano di perdersi nel rumore del presente. Episodi della nostra storia recente che, se non raccontati con le giuste parole, svaniscono nelle pagine di libri mai aperti o in programmi scolastici che li ignorano. È con questa consapevolezza che, un anno fa, ho dato vita a Lettera22, un progetto nato sui social con un obiettivo chiaro: rendere accessibile la memoria.
L’idea iniziale era semplice, ma necessaria. Parlare di un periodo che ha segnato profondamente l’Italia, gli anni di piombo, e farlo in modo chiaro, diretto, senza il filtro dell’accademia o il distacco della cronaca. Quel decennio di piombo, sangue e ideologie è troppo spesso relegato a poche righe nei manuali scolastici, lasciando generazioni senza strumenti per comprendere il passato recente del proprio Paese. Volevo colmare questo vuoto, creare uno spazio dove la storia potesse essere raccontata senza barriere.
Quello che è successo dopo ha superato ogni aspettativa. Il progetto è esploso, ha attirato un pubblico curioso, affamato di conoscenza, pronto a riscoprire la storia senza la rigidità delle narrazioni ufficiali. Ma più Lettera22 cresceva, più diventava evidente che il bisogno di informazione andava oltre un singolo periodo storico.
Dalla memoria alla conoscenza
Lettera22 ha quindi iniziato a espandersi. Agli anni di piombo si sono aggiunti altri temi: storia, cronaca nera, sociologia, cultura. Perché la verità è che la conoscenza non si può chiudere dentro un perimetro ristretto. La società si muove, cambia, si trasforma. E per comprendere il presente, dobbiamo imparare a leggere le sue radici, anche quelle più scomode.
Il nome del progetto è un omaggio alla celebre macchina da scrivere Olivetti Lettera 22. Non solo per il suo valore iconico, ma per ciò che rappresenta: uno strumento di libertà, di comunicazione, di pensiero. In un mondo in cui l’informazione è sempre più condizionata da logiche di mercato e algoritmi, volevo riportare il focus sulle parole, sulle storie, sulla loro potenza.
La nascita di una rivista libera
A un anno dalla nascita di Lettera22, il progetto è pronto a compiere un passo ulteriore: diventare una rivista online, un luogo dove l’informazione non sarà piegata alle logiche della pubblicità, ma sostenuta esclusivamente dai suoi lettori.
Lettera22 non avrà banner, pop-up invasivi o contenuti sponsorizzati. Sarà uno spazio libero, sostenuto da chi crede nel valore dell’informazione indipendente.
Voglio che Lettera22 sia un progetto di tutti e per tutti. Per chi vuole approfondire, per chi sente il bisogno di riscoprire pezzi di storia dimenticati, per chi non si accontenta delle notizie usa e getta. La rivista non sarà solo una raccolta di articoli, ma un laboratorio di idee, un punto d’incontro per chi crede che la cultura non debba mai essere elitaria, ma accessibile, comprensibile e, soprattutto, appassionante.
Un invito alla comunità
In questo anno ho scoperto che Lettera22 non è solo un progetto personale, ma una comunità. Ogni commento, ogni discussione nata dai post, ogni messaggio ricevuto è la dimostrazione che esiste un pubblico desideroso di contenuti di qualità. Ora chiedo a voi di far parte di questa evoluzione.
La rivista vivrà grazie al supporto di chi crede nel progetto. Ogni donazione, piccola o grande, sarà un mattone per costruire un’informazione diversa, svincolata dalle logiche commerciali e attenta alla profondità dei temi trattati. Non si tratta solo di sostenere una rivista, ma di difendere un’idea di informazione libera e consapevole.
Lettera22 continuerà a raccontare storie dimenticate, a indagare il passato per comprendere il presente, a offrire un’alternativa al giornalismo superficiale e commerciale. Se siete qui, se avete letto fin qui, significa che condividete questa visione.
La conoscenza è un atto di resistenza. Ed è il momento di resistere insieme.