Oggi: 3 Luglio 2025
22 Marzo 2025
2 minuti di lettura

Il Massacro di Jamestown

Il Massacro di Jamestown

Oggi, 403 anni fa, il 22 marzo 1622, la giovane colonia inglese di Jamestown, in Virginia, venne travolta da un’ondata di violenza che ne avrebbe segnato il destino. Fu un massacro brutale, un attacco devastante da parte della Confederazione Powhatan che lasciò centinaia di coloni morti e scosse per sempre i rapporti tra nativi e europei nel Nord America.

Ma come si arrivò a questo punto? E quali furono le conseguenze di quella giornata sanguinosa?

Il sogno inglese in America

Nel 1607, quando i primi coloni inglesi sbarcarono sulle rive del fiume James, non immaginavano certo il bagno di sangue che li avrebbe attesi pochi anni dopo. Jamestown, fondata dalla Virginia Company con la speranza di trovare oro e nuove opportunità economiche, era la prima colonia inglese permanente nelle Americhe. Ma fin dall’inizio, la sopravvivenza fu una lotta contro la fame, le malattie e la difficile convivenza con i nativi Powhatan, una potente confederazione di tribù indigene guidata dal capo Wahunsenacawh, noto agli inglesi come Chief Powhatan.

I rapporti tra i coloni e i nativi furono inizialmente ambigui: periodi di tregua si alternavano a scontri violenti. Il matrimonio tra Pocahontas, figlia di Powhatan, e l’inglese John Rolfe nel 1614 aveva portato una fragile pace, ma con la morte di Powhatan nel 1618, il suo successore Opechancanough nutriva un profondo risentimento verso gli invasori europei. Per lui, gli inglesi non erano ospiti, ma invasori che rubavano le terre e alteravano gli equilibri delle tribù indigene.

L’attacco del 22 marzo 1622

All’alba di quel 22 marzo, i Powhatan scatenarono un attacco coordinato su Jamestown e sugli insediamenti vicini. Armati di archi, frecce, asce di pietra e coltelli, assalirono le fattorie e gli avamposti inglesi con una ferocia implacabile. Case date alle fiamme, uomini uccisi a colpi di tomahawk, donne e bambini massacrati senza pietà: in poche ore, oltre 347 coloni (circa un quarto della popolazione inglese della Virginia) persero la vita.

Eppure, Jamestown stessa fu risparmiata grazie a un tradimento. Un nativo convertito al cristianesimo, Chanco, avvertì il colono Richard Pace del piano imminente, permettendogli di dare l’allarme. Questo salvò il centro della colonia, che poté organizzare una difesa e resistere all’attacco. Senza quel gesto, Jamestown avrebbe potuto essere cancellata dalla mappa della storia.

massacro Jamestown

Vendetta e guerre senza fine

Se l’attacco dei Powhatan voleva essere un avvertimento per scoraggiare l’espansione inglese, ebbe l’effetto opposto. La reazione dei coloni fu spietata. La Virginia Company autorizzò rappresaglie brutali: villaggi indigeni furono bruciati, raccolti distrutti e centinaia di nativi massacrati.

La guerra tra inglesi e Powhatan continuò per anni, trasformando il fragile equilibrio tra coloni e nativi in un conflitto permanente. Opechancanough organizzò un altro grande attacco nel 1644, uccidendo altri 500 coloni, ma fu catturato e giustiziato due anni dopo. Da quel momento, la resistenza indigena nella regione si affievolì e la supremazia inglese divenne incontrastata.

Un massacro che cambiò la storia

Il Massacro di Jamestown segnò un punto di svolta nella storia del Nord America. Se prima esisteva la possibilità di una convivenza pacifica tra coloni e nativi, dopo il 1622 le relazioni divennero sempre più violente e improntate alla conquista. Gli inglesi, convinti di dover sterminare o sottomettere le popolazioni indigene per sopravvivere, adottarono strategie sempre più aggressive, gettando le basi per secoli di conflitti e ingiustizie contro i nativi americani.

Ripercorrere eventi come il Massacro di Jamestown non è solo un esercizio storico, ma un modo per comprendere le dinamiche del colonialismo e le loro conseguenze a lungo termine. L’incontro tra civiltà diverse può generare progresso, ma quando viene imposto con la forza, lascia dietro di sé cicatrici profonde.

Aiutaci a far nascere il Progetto Editoriale LaLettera22, contribuisci alla raccolta fondi

Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

effetto lucifero esperimento di Stanford
Previous Story

L’Effetto Lucifero: cattivi si nasce o si diventa?

attacco gas sarin metro tokyo
Next Story

L’attacco col sarin nella metro di Tokyo: 30 anni dopo

Ultimi articoli dal Blog

Torna inalto