Il 18 marzo 1978, Milano fu teatro di un tragico evento che scosse l’intera nazione: l’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, due giovani attivisti legati al centro sociale Leoncavallo.
Questo duplice delitto, avvenuto in un periodo già segnato da tensioni politiche e sociali, rimane irrisolto, alimentando interrogativi e riflessioni ancora oggi.
Il contesto storico
Alla fine degli anni ’70, l’Italia viveva uno dei periodi più difficili della sua storia repubblicana, noto come gli “Anni di piombo”. Le strade delle principali città erano teatro di scontri tra estremisti di destra e sinistra, attentati, rapimenti e omicidi politici. Lo Stato stesso era sotto attacco da parte delle Brigate Rosse, che solo due giorni prima dell’omicidio avevano sequestrato Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. In questo contesto, i centri sociali come il Leoncavallo di Milano rappresentavano un punto di riferimento per i giovani antifascisti, che vedevano in essi un luogo di aggregazione e impegno sociale.
Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, entrambi diciottenni, erano due di quei giovani. Amici inseparabili, condividevano la passione per la musica, la politica e l’attivismo. I loro ideali li spingevano a documentare il traffico di droga nei quartieri milanesi, un fenomeno in crescita che colpiva duramente la loro generazione. Questo impegno, secondo alcune ipotesi, potrebbe aver avuto un ruolo nella loro tragica fine.
La sera del delitto
Il 18 marzo 1978, Fausto e Iaio trascorsero parte della giornata al Leoncavallo prima di avviarsi verso casa di Fausto per cenare insieme. Avevano programmato di assistere a un concerto jazz quella sera. Intorno alle 19:55, mentre percorrevano via Mancinelli, vennero sorpresi da tre uomini armati.
I testimoni raccontano di aver udito colpi di arma da fuoco attutiti da silenziatori. Fausto fu colpito otto volte, mentre Iaio venne raggiunto da sette proiettili. Morirono sul colpo. Gli aggressori fuggirono rapidamente, lasciando dietro di sé pochissimi indizi. Sul luogo del delitto venne ritrovato solo un cappello blu, unico elemento concreto nelle mani degli investigatori.
Le indagini e le ipotesi
Le indagini sull’omicidio furono sin dall’inizio complicate e prive di un chiaro movente. Diverse ipotesi furono avanzate nel tentativo di spiegare il brutale assassinio.
Pista neofascista
Considerata la loro appartenenza all’area della sinistra extraparlamentare, si pensò subito a un’esecuzione di matrice neofascista. Milano era stata teatro di numerosi attacchi da parte di gruppi dell’estrema destra, che negli anni avevano condotto aggressioni contro militanti di sinistra. Tuttavia, non vennero mai trovate prove sufficienti a confermare questa pista. Alcuni nomi appartenenti all’estrema destra milanese emersero nelle indagini, ma senza mai portare a sviluppi concreti. Anche la Procura ipotizzò un legame con i movimenti eversivi di destra, ma la mancanza di testimoni e l’assenza di prove tangibili impedì di formulare accuse precise.
Connessione con il caso Moro
Alcuni ipotizzarono un collegamento con il rapimento di Aldo Moro, avvenuto il 16 marzo. Si scoprì che la casa di Fausto Tinelli si trovava nei pressi di un covo delle Brigate Rosse in via Montenevoso, lo stesso in cui, mesi dopo, sarebbero stati ritrovati i documenti segreti sul caso Moro. Tuttavia, questa teoria non fu mai dimostrata. Alcuni esperti ipotizzarono che i due ragazzi avessero accidentalmente scoperto movimenti sospetti nella zona e che fossero stati eliminati per evitare che potessero rivelare informazioni compromettenti, ma anche in questo caso mancarono riscontri concreti.
Il traffico di droga
Un’altra ipotesi suggeriva che Fausto e Iaio fossero stati uccisi perché avevano iniziato a raccogliere informazioni sul traffico di eroina a Milano. Negli anni ’70, il mercato della droga era controllato da gruppi criminali legati sia alla malavita organizzata che ad apparati deviati dello Stato. Alcuni testimoni dichiararono che i due giovani stavano indagando su questo fenomeno, forse raccogliendo prove per un dossier. Se così fosse, avrebbero potuto attirare l’attenzione di qualcuno intenzionato a metterli a tacere. Alcuni documenti emersi successivamente suggerirono la possibilità di un collegamento con il SISMI, i servizi segreti italiani, che in quegli anni risultarono coinvolti in numerosi episodi oscuri della strategia della tensione. Tuttavia, anche questa pista si rivelò inconcludente.
Le indagini si scontrarono inoltre con numerosi ostacoli, tra cui presunti depistaggi. Documenti spariti, testimoni intimoriti e reticenze da parte di alcuni ambienti politici e istituzionali contribuirono a far naufragare l’inchiesta. Nel corso degli anni, vari pentiti fecero riferimento all’omicidio di Fausto e Iaio, ma nessuna dichiarazione si rivelò sufficiente per riaprire il caso con nuove prove concrete.

La notizia dell’omicidio suscitò profonda commozione e indignazione. Nei giorni successivi, migliaia di persone parteciparono a manifestazioni e veglie in memoria dei due giovani, chiedendo verità e giustizia. Il Leoncavallo divenne un simbolo della lotta contro la violenza politica e della richiesta di chiarezza su quanto accaduto.
L’eredità di Fausto e Iaio
Nonostante il caso sia stato archiviato nel 2000 senza colpevoli, la memoria di Fausto e Iaio è rimasta viva nella comunità milanese e oltre. Nel 2012, in occasione del 34º anniversario della loro morte, i giardini pubblici di piazza Durante a Milano sono stati intitolati a loro nome, come riconoscimento del loro impegno sociale e per mantenere viva la loro memoria.
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