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Oggi: 10 Giugno 2025
4 Giugno 2025
5 minuti di lettura

Referendum 8 9 Giugno 2025: guida ai 5 quesiti su Lavoro e Cittadinanza

referendum 8 9 giugno

L’8 e 9 giugno 2025, gli elettori italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari che potrebbero modificare sensibilmente alcune normative fondamentali in materia di cittadinanza e lavoro. Si tratta di referendum abrogativi, strumenti di democrazia diretta che consentono ai cittadini di cancellare totalmente o in parte una legge vigente. Perché ciascun quesito abbia valore legale, è richiesto che almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto si rechi alle urne.

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I seggi saranno aperti in tutta Italia dalle 7:00 alle 23:00 di domenica 8 giugno e dalle 7:00 alle 15:00 di lunedì 9 giugno. Potranno votare anche determinate categorie di cittadini, tra cui studenti e lavoratori fuori sede che abbiano presentato richiesta entro il 5 maggio, cittadini italiani iscritti all’AIRE, ovvero l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, e persone temporaneamente all’estero per motivi di studio, lavoro o salute, a condizione che abbiano fatto richiesta entro il 7 maggio. Tutte le istruzioni specifiche sono pubblicate sul sito ufficiale del Ministero degli Esteri.

Quesito 1: ridurre a 5 anni il requisito di residenza per la cittadinanza italiana

Il primo dei cinque quesiti riguarda una questione cruciale per moltissime persone che vivono e lavorano in Italia da anni: la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana in un tempo più breve rispetto all’attuale normativa. L’obiettivo del referendum è infatti quello di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale e continuativa richiesto per poter presentare domanda di cittadinanza. Se la proposta fosse approvata, milioni di residenti stranieri regolari – si stimano oltre 2,3 milioni – potrebbero accelerare significativamente il proprio percorso verso l’integrazione e l’accesso ai pieni diritti civili e politici. La modifica in esame interviene sull’articolo 9 della legge 91 del 1992, che attualmente regola i criteri per la concessione della cittadinanza per naturalizzazione.

Va sottolineato che il quesito non tocca gli altri requisiti già in vigore, come la necessità di conoscere la lingua italiana, dimostrare un reddito adeguato e non avere condanne penali. La proposta ha origine dall’iniziativa del deputato Riccardo Magi, leader di +Europa, che ha ottenuto oltre 637.000 firme grazie a una mobilitazione rapida e incisiva, in gran parte condotta attraverso i social e piattaforme online. I promotori sottolineano anche che, a causa delle lentezze burocratiche, oggi la procedura per ottenere la cittadinanza richiede spesso ben più di dieci anni, arrivando anche a tredici. Il quesito vuole quindi rendere più giusto ed efficiente un percorso che, per molti, risulta insopportabilmente lungo.

Quesito 2: reintegro per i licenziamenti illegittimi dopo il Jobs Act

Il secondo quesito tocca un tema caldo e dibattuto: le conseguenze dei licenziamenti illegittimi per i lavoratori assunti dopo l’entrata in vigore del Jobs Act. Introdotto nel 2015 dal governo guidato da Matteo Renzi, il Jobs Act ha modificato radicalmente le regole sul lavoro, in particolare abolendo la possibilità di reintegro per i lavoratori ingiustamente licenziati nelle aziende con più di 15 dipendenti, se assunti dopo il 7 marzo 2015. La normativa attuale prevede solo un indennizzo economico compreso tra sei e trentasei mensilità, anche quando un giudice riconosce l’illegittimità del licenziamento. Con questo referendum, si propone di abrogare questa norma e ripristinare la possibilità per il lavoratore di tornare al proprio posto in caso di licenziamento ingiusto, come previsto precedentemente dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, nella versione modificata dalla cosiddetta legge Fornero del 2012. Si tratterebbe di una svolta significativa nel campo dei diritti del lavoro e restituirebbe una tutela concreta a molte persone che oggi rischiano di perdere il posto senza alcuna possibilità di rientro, anche in caso di decisioni palesemente infondate o discriminatorie. Il quesito è sostenuto dalla CGIL, dal Partito Democratico, dal Movimento 5 Stelle e da Alleanza Verdi e Sinistra, mentre è avversato dalla maggioranza di governo, da Azione e da Italia Viva, il partito fondato da Renzi.

Quesito 3: maggiore indennità per i licenziati nelle piccole imprese

Il terzo quesito affronta la questione della disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti di grandi aziende e quelli di imprese più piccole, in caso di licenziamento senza giusta causa. Attualmente, i dipendenti delle aziende con meno di 16 lavoratori possono ottenere, in caso di licenziamento illegittimo, un’indennità massima pari a sei mensilità. La proposta referendaria mira a eliminare questo limite, lasciando al giudice la possibilità di determinare l’indennizzo in base a diversi fattori, come l’età del lavoratore, la sua anzianità di servizio, la gravità del licenziamento, la situazione economica dell’azienda e i carichi familiari. In questo modo si intende garantire un livello di tutela più equo per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell’impresa per cui lavorano.

Il quesito riflette una crescente preoccupazione per la vulnerabilità occupazionale che caratterizza in particolare i settori meno strutturati del mercato del lavoro e intende promuovere una maggiore giustizia sociale attraverso una risposta più flessibile e umana da parte del sistema giudiziario.

Quesito 4: limitare l’uso dei contratti a termine

Il quarto quesito si propone di contrastare la crescente precarizzazione del lavoro, intervenendo sulla normativa che regola i contratti a tempo determinato. Attualmente, un datore di lavoro può assumere con un contratto a termine fino a dodici mesi senza dover specificare alcuna motivazione. Questo ha portato a un ricorso massiccio a contratti temporanei, spesso utilizzati in modo improprio per evitare l’assunzione a tempo indeterminato.

Il referendum mira a reintrodurre l’obbligo di indicare una causale – cioè una motivazione precisa – per poter utilizzare questa tipologia di contratto. In questo modo si vorrebbe limitare l’abuso di rapporti di lavoro instabili e spingere le aziende a offrire maggiori garanzie e continuità lavorativa. Secondo la CGIL, in Italia circa 2,3 milioni di persone lavorano attualmente con contratti a termine, e l’assenza di tutele adeguate contribuisce a creare un mercato del lavoro insicuro e poco sostenibile, soprattutto per i giovani e per chi ha bisogno di stabilità economica per progettare il proprio futuro.

Quesito 5: responsabilità solidale del committente per infortuni sul lavoro

L’ultimo dei cinque quesiti interviene in un’area cruciale per la sicurezza dei lavoratori: la responsabilità in caso di infortuni o malattie professionali nei contesti di appalto e subappalto. La legge attuale stabilisce che il committente è responsabile in solido con l’appaltatore e i subappaltatori solo nei casi in cui i danni ai lavoratori non siano dovuti a rischi specifici dell’attività svolta dall’appaltatore.

Questo significa che, in molte situazioni, il committente può evitare ogni responsabilità legale, anche se ha contribuito a creare condizioni di lavoro rischiose. Il referendum propone di eliminare questa clausola, estendendo la responsabilità del committente anche ai casi in cui l’infortunio sia riconducibile a rischi specifici.

La riforma renderebbe quindi il committente sempre corresponsabile dei danni subiti dai lavoratori nei cantieri e negli ambienti di lavoro, aumentando così la pressione affinché le imprese garantiscano livelli più elevati di sicurezza e controllo nei processi produttivi. È un tentativo di rafforzare le tutele per i lavoratori più esposti e precari, quelli che troppo spesso pagano con la salute – e in alcuni casi con la vita – le falle del sistema.

Riepilogo dei quesiti

Questi cinque quesiti rappresentano una possibilità concreta per intervenire su alcuni dei nodi più critici della legislazione italiana in materia di diritti civili e lavorativi. Non si tratta di temi astratti o tecnici, ma di scelte che riguardano la vita quotidiana di milioni di persone: il diritto a una cittadinanza più accessibile, la tutela contro licenziamenti arbitrari, la possibilità di ottenere giustizia anche nelle piccole imprese, la lotta alla precarietà e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Comprendere a fondo il significato e le implicazioni di ciascun quesito è fondamentale per esercitare il proprio diritto di voto in modo consapevole.

QuesitoTemaObiettivo
1CittadinanzaRidurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza per la richiesta di cittadinanza
2LicenziamentiRipristinare il diritto al reintegro per licenziamenti ingiustificati
3Piccole impreseEliminare il limite massimo all’indennità per licenziamenti ingiustificati
4Contratti a termineReintrodurre l’obbligo di causale nei contratti a tempo determinato
5Infortuni sul lavoroEstendere la responsabilità del committente in caso di infortuni

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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