Il Tribunale per i Minorenni di Brescia ha emesso una sentenza storica, condannando Marco Toffaloni a 30 anni di reclusione per il suo ruolo nella strage di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Toffaloni, oggi 67enne, all’epoca aveva appena 16 anni.
La corte lo ha riconosciuto come uno degli esecutori materiali dell’attentato che causò la morte di otto persone e il ferimento di altre 102 durante una manifestazione antifascista a Brescia.
La decisione rappresenta un punto di svolta nelle indagini su uno degli episodi più tragici della storia italiana, segnato da depistaggi, lunghi iter giudiziari e verità emerse solo a distanza di decenni. Tuttavia, la condanna potrebbe rimanere solo simbolica: Toffaloni, cittadino svizzero, non potrà essere estradato, e la Svizzera ha già stabilito che per il loro ordinamento il reato è prescritto.
La sentenza: un verdetto storico dopo 51 anni
La condanna di Toffaloni è arrivata dopo quasi otto ore di camera di consiglio. Il tribunale ha accolto la richiesta dell’accusa, che aveva chiesto 30 anni di reclusione, il massimo della pena possibile per un imputato minorenne al momento del reato.
L’imputato, residente in Svizzera, non ha mai partecipato alle udienze e non era presente in aula al momento della lettura della sentenza. Il procedimento nei suoi confronti è stato possibile grazie alla riapertura delle indagini negli ultimi anni, che ha portato a nuove prove e testimonianze a suo carico.
Toffaloni è stato riconosciuto come uno degli esecutori materiali della strage, compiendo così un passo avanti in un processo che per decenni ha individuato solo i mandanti ma mai gli autori diretti dell’attentato. La sentenza, tuttavia, è solo di primo grado e sarà oggetto di ulteriori verifiche nei successivi gradi di giudizio.
L’ostacolo dell’estradizione: la Svizzera non consegna Toffaloni
Nonostante la condanna, l’effettiva esecuzione della pena resta incerta. Toffaloni, che da tempo risiede in Svizzera, ha ottenuto la cittadinanza elvetica, rendendo difficile qualsiasi azione legale da parte delle autorità italiane.
Già a ottobre 2024 la Svizzera aveva respinto la richiesta di estradizione presentata dal Tribunale per i Minorenni di Brescia. Secondo le leggi elvetiche, il reato sarebbe ormai prescritto, e quindi Toffaloni non avrebbe neppure dovuto essere processato. Questo significa che, salvo colpi di scena, l’imputato non sconterà mai la pena in Italia, rendendo la condanna più un atto simbolico che una vera e propria esecuzione della giustizia.
La strage di Piazza della Loggia: il contesto storico
La strage di Piazza della Loggia rappresenta uno degli episodi più tragici degli “anni di piombo” in Italia. Il 28 maggio 1974, alle 10:12, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti esplose durante una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati e dal Comitato Antifascista locale.
L’attentato causò la morte di otto persone: Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi in Milani, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti e Vittorio Zambarda. Altre 102 persone rimasero ferite.
Altre 102 persone rimasero ferite nell’esplosione, molte delle quali riportarono danni permanenti.
L’attacco aveva un chiaro intento intimidatorio: la bomba fu piazzata in un luogo simbolico durante una manifestazione di protesta contro le violenze neofasciste. Sin da subito, le indagini si orientarono verso ambienti dell’estrema destra, sebbene per decenni si siano verificati depistaggi e rallentamenti nelle inchieste.
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Le indagini e i processi: oltre mezzo secolo di ricerche
Le prime indagini sulla strage si concentrarono su esponenti del gruppo neofascista Ordine Nuovo, attivo in quegli anni in tutta Italia. Tuttavia, i processi iniziali non portarono a condanne definitive: nel 1982, in appello, tutti gli imputati furono assolti, e nel 1985 la Corte di Cassazione confermò il verdetto.
Fu solo nei primi anni 2000 che emersero nuovi elementi grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e all’analisi di documenti desecretati. Nel 2015, la Corte d’Assise d’Appello di Milano condannò in via definitiva:
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Carlo Maria Maggi, leader di Ordine Nuovo, come mandante della strage;
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Maurizio Tramonte, ex informatore dei servizi segreti, come esecutore materiale.
Entrambi vennero riconosciuti colpevoli, ma mancavano ancora i nomi di tutti gli esecutori diretti.
Il ruolo di Marco Toffaloni: l’ultima tessera del mosaico
Le indagini su Marco Toffaloni si sono intensificate negli ultimi anni, portando alla sua incriminazione nel 2023.
Toffaloni, all’epoca dei fatti minorenne, era vicino agli ambienti di Ordine Nuovo. Una fotografia scattata poco dopo l’esplosione lo ritrae in Piazza della Loggia, suggerendo la sua presenza sul luogo dell’attentato. Testimonianze raccolte nel tempo hanno rafforzato il quadro indiziario, portando alla sua identificazione come uno degli autori diretti.
La sua posizione è stata ulteriormente aggravata da nuovi documenti acquisiti negli ultimi anni, che lo collocano tra coloro che materialmente piazzarono l’ordigno.
La condanna di Marco Toffaloni rappresenta un passo importante verso la verità storica e giudiziaria sulla strage di Piazza della Loggia. Per oltre mezzo secolo, le vittime e i loro familiari hanno atteso giustizia, e questa sentenza fornisce finalmente un nome agli esecutori materiali.
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