Oggi: 3 Giugno 2025
29 Maggio 2025
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Tragedia dell’Heysel: il 29 maggio 1985 il calcio morì a Bruxelles

29 maggio 1985 – Tragedia dell’Heysel: quando il calcio morì a Bruxelles

Il 29 maggio 1985 è una data incisa a fuoco nella memoria collettiva del calcio europeo. Quella sera, allo stadio Heysel di Bruxelles, dove si sarebbe dovuta disputare la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, si consumò una delle più gravi tragedie nella storia dello sport: 39 persone persero la vita e oltre 600 rimasero ferite a causa di una furia incontrollata, innescata da una rivalità che superò ogni limite.

Il contesto

La finale tra Juventus e Liverpool era attesissima: da una parte, la squadra inglese già detentrice di quattro Coppe dei Campioni; dall’altra, una Juventus agguerrita e capitanata da campioni come Michel Platini, Gaetano Scirea, Paolo Rossi. Un appuntamento storico, rovinato da carenze organizzative, errori nella gestione dell’ordine pubblico e una tensione crescente tra le tifoserie.

Lo stadio Heysel era fatiscente, con settori privi di divisori adeguati e controlli insufficienti. In particolare, la Curva Z, riservata teoricamente ai tifosi neutrali, si riempì invece di supporter bianconeri, a pochi metri dai tifosi del Liverpool.

L’assalto e il crollo

Poco prima dell’inizio del match, un gruppo di tifosi del Liverpool sfondò le recinzioni e si lanciò all’assalto della Curva Z. La massa dei tifosi juventini, in preda al panico, si riversò verso un muro per fuggire, ma la pressione fu tale che il muro crollò, schiacciando decine di persone. Morirono 39 tifosi, per lo più italiani, e si contarono centinaia di feriti. Alcune delle vittime morirono soffocate, altre per le lesioni causate dalla calca.

Le responsabilità

Le responsabilità furono molteplici. La UEFA fu duramente criticata per aver scelto uno stadio non idoneo a ospitare un evento di tale portata. Le forze dell’ordine belghe si dimostrarono impreparate e incapaci di controllare la situazione. Ma le colpe più gravi ricaddero sui tifosi violenti del Liverpool, 14 dei quali furono successivamente condannati per omicidio colposo.

Come risposta immediata, l’UEFA decise di escludere tutte le squadre inglesi dalle competizioni europee per cinque anni, mentre il Liverpool venne bandito per sei.

La partita giocata (e vinta)

Nonostante la tragedia, la partita si giocò. Una decisione controversa, presa nel tentativo di evitare ulteriori disordini. La Juventus vinse 1-0 con un gol di Platini su rigore, ma quella vittoria, il primo trionfo europeo della squadra torinese, è da sempre macchiata da un dolore insopportabile.

I giocatori bianconeri sollevarono la coppa tra le lacrime, in uno stadio trasformato in cimitero.

La memoria

La Tragedia dell’Heysel ha segnato un punto di non ritorno. È diventata un simbolo dell’abisso che può raggiungere la violenza nel calcio, un monito indelebile sulla necessità di garantire sicurezza, rispetto e responsabilità. Ogni anno, il 29 maggio, il ricordo delle 39 vittime rivive tra i tifosi juventini e tra chi ama davvero il calcio.

Nel 2005, in occasione del ventennale, le squadre di Juventus e Liverpool si incontrarono nuovamente ad Anfield per rendere omaggio alle vittime. Un gesto di riconciliazione e memoria, che ha contribuito a costruire un ponte sopra le macerie di quella tragica notte.

Marco Natali è un informatico e sviluppatore web con una forte specializzazione in PHP. Fondatore di GESICOM, una web agency che offre servizi completi nel campo della comunicazione digitale, Marco si occupa da anni di progettazione e sviluppo di siti web, soluzioni su misura e consulenze IT per aziende e professionisti.

Accanto alla sua carriera nel mondo tech, coltiva da sempre una profonda passione per la cronaca nera, un interesse che lo ha spinto ad avvicinarsi al giornalismo investigativo. Da qui nasce la sua collaborazione con lalettera22.it, sito di cui oggi cura la gestione tecnica, ma sul quale ha anche iniziato a firmare i suoi primi articoli di approfondimento dedicati a casi di cronaca, storie irrisolte e fenomeni sociali.

Tra codice e penna, Marco unisce rigore analitico e curiosità umana, portando avanti progetti che intrecciano tecnologia, comunicazione e racconto della realtà.

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