Il confronto sempre più acceso tra Donald Trump ed Elon Musk non è soltanto una guerra tra ego. È un conflitto potenzialmente esplosivo che potrebbe destabilizzare interessi economici fondamentali degli Stati Uniti, influenzare il destino di aziende strategiche come Tesla e SpaceX, e perfino incidere sulla legge di bilancio in discussione al Senato.
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Giovedì 5 giugno, i due si sono attaccati pubblicamente tramite i rispettivi social network – Truth Social per Trump e X (ex Twitter) per Musk – con accuse e minacce. Tra queste, il CEO di Tesla e SpaceX ha lanciato un’insinuazione che ha infiammato ancora di più il dibattito pubblico: Trump, secondo Musk, sarebbe coinvolto nelle attività criminali di Jeffrey Epstein, e il suo nome comparirebbe nei documenti giudiziari finora non pubblicati noti come “Epstein files” (per approfondire, ne abbiamo parlato in questo articolo).
Ma ciò che sembra uno scontro personale nasconde una partita politica, economica e istituzionale di portata enorme.
Dietro le minacce: Tesla nel mirino
Nel corso del litigio, Trump ha apertamente ventilato l’ipotesi di revocare i sussidi statali per l’industria dell’auto elettrica. Una misura che colpirebbe direttamente Tesla, la punta di diamante del gruppo industriale di Musk.
Tesla beneficia ogni anno di miliardi di dollari attraverso incentivi all’acquisto di auto a basse emissioni e, soprattutto, dal sistema dei crediti di carbonio (CO₂ credits). In parole semplici, le aziende automobilistiche che non rispettano i limiti di emissioni possono acquistare crediti da quelle più virtuose. Tesla, che produce solo veicoli elettrici, è tra le principali fornitrici di questi crediti sia negli USA che in Europa. È una fetta fondamentale dei suoi profitti.
Trump ha suggerito di abolire questo sistema, sostenendo che si tratta di un vantaggio ingiustificato per aziende come Tesla. Questa proposta non è solo propaganda: è già inserita nella bozza del bilancio federale che l’amministrazione Trump ha portato al Congresso. E da qui è nato lo scontro.
Inoltre, il presidente ha la possibilità di influire anche sul fronte normativo. Tesla, ad esempio, è in attesa da mesi dell’aggiornamento delle norme sui veicoli autonomi, necessarie per il lancio commerciale di nuove tecnologie sviluppate internamente. Trump potrebbe bloccare o rallentare il processo attraverso la burocrazia federale.
Il peso strategico di SpaceX
Ancora più delicata è la posizione di SpaceX. L’azienda aerospaziale fondata da Musk ha ricevuto nel 2024 contratti governativi per circa 3 miliardi di dollari, firmati con ben 17 agenzie federali, tra cui NASA e Dipartimento della Difesa. In totale, negli ultimi dieci anni, SpaceX ha incassato 15 miliardi di fondi pubblici.
E non si tratta solo di soldi. SpaceX è diventata una componente essenziale della strategia spaziale americana. Oltre il 90% dei lanci spaziali effettuati dagli Stati Uniti nel 2023 e nel 2024 sono stati gestiti da SpaceX. Questo include satelliti militari, missioni civili e commerciali, e l’intero programma di trasporto astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale.
Durante il picco dello scontro, Musk ha minacciato di sospendere il programma Dragon, ovvero le missioni con equipaggio verso la ISS. Poco dopo ha fatto marcia indietro, ma il segnale era stato lanciato: senza SpaceX, le capacità spaziali USA sarebbero paralizzate.
Anche Starlink, la rete di satelliti per la connettività globale sviluppata da Musk, ha assunto crescente rilevanza strategica, soprattutto in ambito militare. In diverse aree di conflitto, la rete è stata utilizzata dalle forze armate occidentali. Ogni tentativo di sabotare SpaceX o i suoi contratti comporterebbe rischi operativi enormi.
Musk e la leva finanziaria sulla politica
Se Trump ha il potere esecutivo, Musk ha il portafoglio. Alle elezioni presidenziali del 2024, Elon Musk è stato il maggiore finanziatore individuale della campagna di Trump, con oltre 250 milioni di dollari in donazioni dirette e indirette. “Senza il mio aiuto, Trump avrebbe perso,” ha scritto Musk su X, definendo l’ex presidente “ingrato”.
Oggi quella potenza economica potrebbe essere usata in senso opposto. La proposta di bilancio federale è in bilico al Senato, dove la maggioranza Repubblicana è estremamente fragile. Alcuni senatori moderati sono contrari a tagli radicali ai sussidi ambientali. Musk potrebbe influenzare queste posizioni con promesse di sostegno finanziario, mettendo a rischio la tenuta del partito intorno al presidente.
Tuttavia, alcuni membri del GOP (Grand Old Party) ritengono che l’influenza politica di Trump sia ancora più decisiva del denaro di Musk. “È meglio avere Trump dalla tua parte,” ha dichiarato un senatore ad Axios.
Il fronte personale: Musk nel mirino del trumpismo radicale
Steve Bannon, ex stratega di Trump e figura di spicco della corrente più estremista del trumpismo, ha alzato ulteriormente il livello dello scontro. In una dichiarazione pubblica ha chiesto di indagare sulla posizione migratoria di Musk, sostenendo che potrebbe trovarsi negli Stati Uniti illegalmente. “Dovrebbe essere espulso immediatamente,” ha affermato, aggiungendo l’invito ad aprire un’indagine anche sul possibile consumo di droghe.
Bannon vede in Musk non solo un nemico personale di Trump, ma un potenziale rivale ideologico interno al mondo conservatore americano, in grado di sottrarre consensi e visibilità.
Una crisi dalle ricadute concrete
Al di là della spettacolarità del confronto mediatico, lo scontro tra Trump e Musk ha conseguenze reali. Tesla rischia di perdere miliardi. SpaceX potrebbe vedere revocati o bloccati contratti vitali. Il bilancio federale, già fragile, rischia di saltare per una spaccatura interna al Partito Repubblicano.
In altre parole: questa non è una semplice faida tra due miliardari. È uno scontro che può influenzare la politica industriale, spaziale e fiscale degli Stati Uniti. E se dovesse degenerare ulteriormente, potrebbe avere effetti globali.
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