Oggi: 11 Giugno 2025
21 Maggio 2025
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Trump forse pronto a lasciare i negoziati sull’Ucraina: “Senza progressi, mi tiro indietro”

trump negoziati ucraina

Durante una telefonata durata oltre due ore con Vladimir Putin, Donald Trump ha lanciato un messaggio chiaro: se i negoziati tra Stati Uniti, Russia e Ucraina non faranno progressi significativi entro 30 giorni, si farà da parte. «Mi tirerò indietro», ha detto, rompendo con la sua narrativa pre-elettorale in cui assicurava una risoluzione rapida del conflitto. La dichiarazione, netta e senza margini di ambiguità, segna un netto cambio di passo rispetto alle sue posizioni precedenti.

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Una svolta rispetto alla campagna elettorale

Nel 2024, durante ogni comizio o apparizione pubblica, Trump ha ribadito che avrebbe messo fine alla guerra tra Russia e Ucraina in meno di 24 ore. Ora, invece, ammette la possibilità di abbandonare il tavolo delle trattative. Questo dietrofront può essere letto come una perdita di fiducia nella possibilità di imporsi come mediatore decisivo. È anche un segnale ai suoi elettori: l’ex presidente potrebbe voler evitare di associare la sua immagine a un processo diplomatico in stallo.

Ipotesi Vaticano e tentativi simbolici

Trump ha suggerito che un luogo neutrale per rilanciare i colloqui potrebbe essere il Vaticano. Una mossa forse più simbolica che concreta, che sottolinea però la volontà di spostare il terreno del dialogo su un piano più spirituale e meno politico. Ma, realisticamente, l’idea ha poche probabilità di concretizzarsi in un contesto così carico di tensione geopolitica.

L’abbandono del piano per una tregua di 30 giorni

Uno degli elementi più significativi dell’attuale fase è il completo accantonamento della proposta di cessate il fuoco di 30 giorni, nata nei colloqui a Gedda in primavera. Il piano, sostenuto da diversi Paesi europei tra cui Francia, Regno Unito, Germania e Polonia, prevedeva una pausa nei combattimenti come gesto di apertura. La Russia, però, ha risposto imponendo un’inversione delle priorità: prima i negoziati diretti con l’Ucraina, poi eventualmente la tregua.

Mosca ha respinto l’idea sostenendo che una pausa ora servirebbe solo a Kiev per riorganizzarsi e ricevere nuove forniture militari. Questo diniego ha frustrato anche gli alleati europei di Washington, alcuni dei quali avevano minacciato ulteriori sanzioni in caso di rifiuto russo.

Trump contro le sanzioni: “Peggiorerebbero la situazione”

In conferenza stampa, Trump ha dichiarato di non voler colpire la Russia con nuove sanzioni economiche. Ha motivato la scelta dicendo che ulteriori pressioni peggiorerebbero le possibilità di dialogo. Una linea decisamente morbida, che ha sollevato dubbi sull’effettiva volontà di esercitare un’influenza sul Cremlino.

Non solo: l’ex presidente ha anche parlato positivamente di potenziali accordi economici futuri con Mosca, nel caso in cui il conflitto terminasse. Una posizione controversa, che pare più improntata al pragmatismo economico che alla diplomazia coercitiva.

Trump negoziati Ucraina: diplomazia in crisi

I colloqui diretti tra russi e ucraini, come quello di Istanbul, vanno avanti. Ma secondo molti analisti si stanno trasformando in teatrini politici più che in trattative sostanziali. Testimoni presenti agli incontri hanno riferito di un tono aggressivo e intimidatorio da parte dei negoziatori russi.

Vladimir Medinskij, capo della delegazione russa, ha usato toni minacciosi e storicamente evocativi: «Possiamo combattere per un anno, due, tre. Abbiamo combattuto per ventuno anni in Svezia». Un riferimento alla Grande Guerra del Nord, lanciato per mettere pressione psicologica sugli avversari. In particolare, ha colpito Serhiy Kyslytsya, il cui nipote è morto in battaglia nel 2022.

Mosca pretende territori: quattro regioni, forse sei

Uno degli elementi più critici è l’esplicita richiesta della Russia: la cessione di quattro regioni – Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. Anche se i russi non controllano completamente tutte queste aree, vogliono che l’Ucraina le riconosca come perse.

A peggiorare il clima, i russi hanno avvertito che se Kiev non accetterà l’accordo, la prossima proposta riguarderà sei regioni, includendo anche Kharkiv e Sumy. Un’escalation diplomatica che fa presagire ulteriori difficoltà.

Un piccolo passo: lo scambio di prigionieri

Unico vero risultato concreto finora è stato l’accordo su uno scambio di mille prigionieri per parte. Un gesto umanitario che, sebbene importante, rappresenta il minimo sindacale in un contesto di negoziati così complessi. Gli incontri continueranno, ma senza un cambio di passo difficilmente produrranno un’intesa politica solida.

Il Donbas resta l’obiettivo minimo della Russia

Sul campo, le forze russe sembrano puntare ancora con decisione al Donbas. Dopo aver incontrato forte resistenza a Pokrovsk, avrebbero effettuato un’avanzata di circa dieci chilometri verso nord. L’obiettivo potrebbe essere Kramatorsk, considerata la “capitale” dell’Ucraina orientale non occupata.

Con l’arrivo della stagione estiva e condizioni meteorologiche favorevoli, c’è il rischio concreto che Mosca stia preparando una nuova offensiva. L’occupazione completa del Donbas è da sempre il minimo obiettivo strategico della Russia. Raggiungerlo significherebbe poter negoziare da una posizione di forza.

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Riminese, classe 1997. Direttrice editoriale di LaLettera22, un portale di informazione nato con l’obiettivo di raccontare la complessità del mondo attraverso l’approfondimento e la divulgazione di varie tematiche culturali.

Dopo la laurea in Lettere e culture letterarie europee presso l’Università di Bologna, ha proseguito il suo percorso accademico specializzandosi in Giornalismo e cultura editoriale all’Università di Parma. Da sempre appassionata di storia, geopolitica e comunicazione, ha trasformato il suo interesse in una missione divulgativa, lanciando il progetto Lettera22 sui social per rendere la cultura più accessibile e stimolare il dibattito su temi di attualità.

Oltre a dirigere il portale, lavora come articolista e social media manager, curando strategie editoriali e contenuti per il web. Il suo lavoro unisce analisi critica, narrazione e innovazione digitale, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico a temi spesso percepiti come distanti, rendendoli fruibili e coinvolgenti.

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