Nel pieno del violento scontro mediatico tra Elon Musk e Donald Trump, il CEO di Tesla e SpaceX ha lanciato un’accusa che ha infiammato ancora di più il dibattito pubblico: Trump, secondo Musk, sarebbe coinvolto nelle attività criminali di Jeffrey Epstein, e il suo nome comparirebbe nei documenti giudiziari finora non pubblicati noti come “Epstein files”.
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L’insinuazione è arrivata giovedì scorso durante una serie di messaggi infuocati tra i due. Musk ha sostenuto che esisterebbero documenti riservati contenenti il nome del presidente, e che il motivo per cui tali atti non sono ancora stati diffusi è proprio la volontà di nascondere implicazioni imbarazzanti per Trump.
Un’accusa senza prove, ma pesante, che rievoca uno dei casi più controversi e misteriosi della recente storia giudiziaria americana.
Chi era Jeffrey Epstein
Jeffrey Epstein era un finanziere americano accusato di aver creato e gestito per decenni un vasto sistema di traffico e abuso sessuale di ragazze minorenni, spesso coinvolgendo personaggi famosi, politici, aristocratici e uomini d’affari. Arrestato nel luglio del 2019, morì poche settimane dopo in una cella del carcere federale di Manhattan, ufficialmente per suicidio.
La sua morte, avvenuta in circostanze mai del tutto chiarite, ha alimentato un’ondata di teorie del complotto, in particolare nell’area dell’estrema destra americana. Secondo queste narrazioni, Epstein non si sarebbe tolto la vita, ma sarebbe stato ucciso per evitare che rivelasse i nomi di altri personaggi coinvolti nella sua rete criminale.
Gli “Epstein files”: cosa sono davvero
Quando Musk ha parlato di “Epstein files”, si è riferito a una vasta mole di documentazione prodotta durante le indagini e i processi collegati a Epstein e alla sua collaboratrice più stretta, Ghislaine Maxwell. Quest’ultima è stata condannata a 20 anni di carcere per aver reclutato e aiutato Epstein ad abusare sessualmente di decine di giovani, molte delle quali minorenni.
I documenti comprendono testimonianze, elenchi di contatti, registrazioni di viaggi, email, dichiarazioni delle vittime e altri materiali processuali. Alcuni di questi file sono stati desecretati nel tempo, ma una parte significativa resta ancora coperta dal segreto istruttorio o soggetta a censure, in nome della privacy delle vittime e della tutela di indagini in corso.
Secondo Musk, la mancata pubblicazione totale sarebbe dovuta alla presenza del nome di Trump tra quelli menzionati. In un post definito “una bomba”, ha lasciato intendere che il presidente starebbe nascondendo informazioni per proteggere se stesso.
Tuttavia, Musk non ha fornito alcuna prova a sostegno di questa tesi.
La verità sul legame tra Trump ed Epstein
Non è un mistero che Trump ed Epstein si conoscessero. I due hanno frequentato gli stessi ambienti a Palm Beach, in Florida, negli anni ’90 e 2000. In un’intervista del 2002, Trump aveva parlato di Epstein come di “un tipo eccezionale”, aggiungendo: “gli piacciono le belle donne quanto a me, e molte sono più giovani di lui”.
Con il passare degli anni, però, i rapporti si sono raffreddati. Quando Epstein fu nuovamente arrestato nel 2019, Trump dichiarò di non avere più contatti con lui da tempo, sostenendo che “tutti lo conoscevano a Palm Beach, ma io non ero un suo fan”.
Finora non esistono prove che colleghino direttamente Trump alle attività criminali di Epstein, e la sua eventuale comparsa nei documenti potrebbe essere del tutto incidentale. I file giudiziari spesso includono nomi di testimoni, conoscenti o persone che hanno incrociato anche solo marginalmente le vicende processuali. Comparire nei documenti, quindi, non implica automaticamente una responsabilità penale.
Documenti desecretati: cosa è già stato rivelato
Lo scorso febbraio, su indicazione della procuratrice generale Pam Bondi, l’amministrazione Trump ha diffuso una prima tranche di circa 100 pagine di documenti, definendola “fase uno” del processo di pubblicazione. Tuttavia, gran parte del materiale era già noto e i documenti risultavano pesantemente censurati, con molti nomi oscurati.
Il Partito Democratico ha chiesto formalmente spiegazioni all’amministrazione, domandando se vi siano ostacoli specifici alla completa desecretazione e se le affermazioni di Musk abbiano un fondamento.
Pam Bondi e il direttore dell’FBI Kash Patel hanno dichiarato che sono stati assegnati decine di agenti al lavoro di revisione e pubblicazione dei documenti. Secondo loro, la cautela è necessaria per non compromettere le indagini ancora aperte e per proteggere le vittime.
A gennaio 2024, un tribunale federale ha ordinato la pubblicazione di un’altra sezione di file. Anche in quel caso, però, non sono emersi nomi nuovi di rilievo, se non quelli già noti: tra cui il principe Andrea del Regno Unito, citato in diverse testimonianze.
Un’accusa politica o un’arma di distrazione?
L’uscita di Musk è stata letta da molti osservatori come una risposta politica alle minacce di Trump verso Tesla e SpaceX. Dopo che il presidente ha parlato di ritiro dei sussidi alle auto elettriche e revisione dei contratti pubblici con SpaceX, Musk ha contrattaccato puntando su uno dei nervi più scoperti della reputazione di Trump.
Ma si tratta anche di un terreno scivoloso per lo stesso Musk, sempre più vicino a settori dell’estrema destra americana che hanno cavalcato proprio queste teorie per screditare figure politiche o difendere complottismi senza basi.
In questo scenario, le “rivelazioni” diventano spesso più strumenti di propaganda che atti di trasparenza.
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